La casa diventa bancomat per le amministrazioni Altre tasse sui cremonesi proprietari d'immobili (oltre il 75%)
Per quel 70% di cremonesi che possiede una casa arriva un salasso dietro l’altro. La casa è il bene più tassato, un bancomat per amministrazioni locali e centrali. Anche il governo Monti si tuffa nella prima fonte di ricchezza degli italiani raccogliendo a piene mani: ha ripristinato l’Ici (ora Imu anche sulla prima casa), ha rivalutato del 60% le rendite catastali e, da ultimo, con la riforma del mercato del lavoro, aumenta le tasse ai proprietari che affittano le seconde case denunciandole regolarmente. La Cgil e il Sunia, il sindacato degli inquilini, analizzano gli effetti delle misure di tassazione sulla casa e lanciano l’allarme: è in arrivo “una doppia stangata indirizzata verso la rendita che rischia di riversarsi sugli inquilini in affitto con una stima degli aumenti dei canoni intorno al 20%”. Secondo il sindacato “l’Imu per le seconde case, in assenza di una differenziazione per quelle date in affitto, vede aumenti che superano il 100% rispetto alla vecchia Ici, con il rischio serio che questi si riflettano sugli inquilini”. Dunque il rischio è il ritorno all’affitto in nero o il rialzo dei canoni di locazione di appartamenti (in una situazione già difficile per le famiglie) e di negozi. In più occasione ci siamo occupati dei canoni esagerati dei negozi a Cremona con le punte di 9-12mila euro al mese di alcuni locali in corso Campi ma con altri affitti da 4-5mila euro che hanno già messo in ginocchio il commercio cittadino.
Ma in questo modo quando ripartirà il settore edilizio a Cremona? In città ci sono milleottocento appartamenti vuoti. Buona parte sul mercato per la vendita, diversi per l’affitto e circa trecento “non in buono stato” quindi per il momento non abitabili. Nei prossimi due anni arriveranno sul mercato altre mille-millecinquecento abitazioni: lottizzazione Incrociatello, ex Piacenza Rimorchi, ex Snum di via Cadore, ex Consorzio Agrario, ex casette di via Mosa, via Trebbia-parco del Morbasco, via San Rocco ecc. Le difficoltà del settore edile sono evidenti. In due anni, nella nostra provincia, 113 imprese edili con dipendenti hanno cessato la loro attività. Sempre in due anni, 503 operai iscritti hanno terminato il loro rapporto di lavoro e non hanno più una posizione. Nel settore le ore di cassa integrazione (sempre riferito a due soli anni di crisi) hanno avuto un aumento del 213% e le ore lavorate degli operai (esclusi impiegati e lavoratori autonomi) si sono ridotte del 22%.
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