Nel quartiere S. Ambrogio nascono gli orti dei cinesi Tra gli ortaggi, una discarica di plastica e lamiere
Chi percorre distrattamente via S. Ambrogio forse non ci bada. Già, perché bisogna fermarsi e guardare oltre i cassonetti della spazzatura di fronte a via dei Nasturzi o superare le auto parcheggiate una di fianco all’altra per accorgersi di quello che potrebbe sembrare una discarica di plastica e lamiere oppure una piccola ‘baraccopoli’ di periferia. Nel campo incolto e abbandonato vicino all’ex fabbrica chimica Simel (ora Croda), sorgono orti recintati da pannelli di plastica verde, da reti in metallo, da teli arancioni che si usano per delimitare i cantieri, dai sacchi neri per la spazzatura. I confini sono segnati da bastoni di legno o da reti del letto messi in orizzontale o da finestre dismesse. Sul terreno, tra file di ortaggi coperti da cellofan, c’è di tutto: taniche, secchi di pittura, sdraio, gambali, cassette di plastica. Sul lato pezzi di armadi accatastati formano un piccolo rifugio coperto. Così, nel disordine e nel degrado, dal lato della strada fino in fondo al campo dove sorge la ditta Feraboli.
Gli orti di via S. Ambrogio non sono certo nati ieri, ma neanche sono lì da secoli. I residenti della zona sostengono di aver visto spuntare le prime coltivazioni circa un anno fa. Poi, col tempo, l’area occupata si è allargata. Con l’espansione, anche la divisione in piccoli lotti (sono decine) e il crescente accumulo di materiale di scarto. I coltivatori? Chi bazzica nel quartiere e si reca sulla strada per gettare l’immondizia, sostiene di aver visto un via vai di persone di nazionalità cinese. Donne e uomini che entrano nel campo da via Sant’Ambrogio, percorrendo un piccolo sentiero che parte proprio dietro i bidoni della spazzatura.
Abusivi o no, questi orti ‘raffazzonati’ non fanno certo un bel vedere. Un esempio piuttosto lampante di mancanza di decoro che certo non influisce positivamente sull’immagine di un quartiere, seppur periferico, e su quella della città.
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