Guai Rai. Ma paga sempre Pantalone
Tira aria di blitz: tutti vogliono mettere le mani sulla Rai. A maggio ci saranno le amministrative, il momento è difficile, l’anti-politica è alle stelle, meglio allora fare presto, mettere il cappello sulla Rai anche se indebitata fin qua – chissenefrega, tanto paga Pantalone – nominare sveltamente i direttori che interessano (Tg1 e TgR) ed aspettare, sereni e fiduciosi, che la”nuttata” passi.
I soliti rumors che arrivano dai Palazzi del Potere dicono che Fini e Casini – leader terzopolisti – siano in testa agli incursori. Fini vuole ritrovare la visibilità smarrita, arginare le cattive voci che corrono sul disperso patrimonio di An (dopo lo scioglimento del partito), evitare la resurrezione della rogna Montecarlo o dei vecchi vizietti da sub (immersioni a caccia delle proibite stelle marine nelle acque di Giannutri), frenare la parabola in caduta libera sua e dei suoi pasdaran – da Fli a flop –; evitare che qualche voce gli dia in tv del “kamikaze che ha sbagliato i conti, il suo nuovo partito serve solo a Casini”. A due anni di distanza dal celebre (si fa per dire) “che fai, mi cacci?” Gianfranco ha bisogno di spottoni. Tanti e gratis.
Pierfurby Casini – in Politica dal 1980,consigliere comunale a Bologna – ha bisogno anche lui di una sponda televisiva, i giornali del suocero non bastano. L’ex pupillo di Bisaglia e, poi, di quel grande saponificatore che fu Arnaldo Forlani (“un uomo vuoto come un appartamento sfitto”, così lo bollava Fortebraccio; Montanelli invece lo chiamava “l’uomo della Previdenza”) Casini – dicevamo – ha il terrore di una campagna mediatica che riporti a galla lo scandalo Enav-Finmeccanica – roba di quattro mesi fa – oggi sepolto da notizie più importanti, come il ritrovamento della giacca di capitan Schettino; uno scandalo innescato da un imprenditore (Di Lernia) che ha accusato il leader Udc ed il segretario Cesa di aver intascato mazzette; un malloppo in verità smentito dal tesoriere dell’Udc (Giuseppe Naro). Però la Finanza sull’appalto all’aeroporto di Palermo ha registrato che i lavori sono lievitati da 40 a 91 milioni. Siccome Pierfurby ha imparato molte cose da Arnaldo “L’ammorbidente” (copyright Claudio Martelli) è bene cautelarsi. Ma non è facile. La Rai è un osso duro. Specie in tempi di Rigor Montis.
Diceva Enzo Biagi:”La Rai è lo specchio del Paese deformato dalla tv”. Ma anche:”Alla Rai hanno assunto 7 giornalisti: tre democristiani, due socialisti, un comunista ed uno bravo”.
Oggi la Rai è un carrozzone con 13mila dipendenti e 1.700 sono giornalisti. L’esercito è rinforzato da 40mila collaboratori e da 21 sedi regionali. La lottizzazione tocca il suo acme nei tiggì. Un dipendente medio costa 89mila euro, a Sky 53mila. I cachet sono d’oro Bruno Vespa, pensionato, porta a casa un milione e rotti; Fabio Fazio ben duemilioni all’anno. La Sipra (concessionaria per la pubblicità, 7 sedi) ha fatto flop persino con Fiorello che è costato 12 milioni (incassati poco più di 8). Il canone sale di anno in anno, anzi vola. Nel 1996 pagavamo 83,38 euro, oggi sono 112, l’anno scorso 110,50. Nel 2016 scade la concessione di servizio pubblico.Si può aprire ad altre emittenti , secondo un principio caro a Monti (più mercato e più concorrenza). E’ una occasione da non perdere Ma a lorsignori interessa solo nominare i direttori (di fiducia). Tutto il resto,come direbbe la sciura Veronica, è ciarpame.
Enrico Pirondini
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