Cronaca

Ostello 'L'Archetto' di via Brescia, tra turisti dall'estero, lavoratori e famiglie «Dobbiamo formare la gente a condividere»

Partito sei mesi fa, il 22 settembre, l’Ostello della Gioventù di Cremona, l’Archetto di via Brescia, si prepara al turismo di primavera. E’ l’unica offerta di questo genere esistente in città. Otto camere (1 singola, 4 doppie, 1 tripla, 1 quadrupla, 1 family) a prezzi che vanno dai 18 ai 25 euro a notte per posto letto. E’ gestito dalla Cooperativa Iride di Cremona che da più di venti anni opera sul territorio cremonese con servizi rivolti all’infanzia, alle famiglie e ai giovani.
A periodi altalenanti come quantità di posti letto occupati, ha ospitato da settembre ad oggi diverse tipologie di fruitori. «Per i numeri è ancora presto – ci dice Camilla Franzini, referente dell’Ostello – Posso dire che nel periodo delle Fiere, nei weekend ‘caldi’, c’è più presenza. Intorno a dicembre abbiamo ospitato soprattutto lavoratori o persone che, nel momento del cambio di abitazione, cercavano un alloggio temporaneo a basso prezzo. Ora, con la ripresa della bella stagione, sta ricominciando l’afflusso di turisti soprattutto stranieri, provenienti dai paesi europei, dal Sudamerica e dalla Cina».
L’Ostello si inserisce nell’ambito di un programma complessivo che Regione Lombardia tramite l’Assessorato alle Politiche Giovanili, Sport e Turismo ha promosso a partire dal 2009 con l’intento di potenziare e qualificare l’offerta ricettiva del territorio regionale attraverso l’implementazione dell’offerta di ostelli. L’idea dell’Iride è che, oltre ai giovani – storicamente fruitori privilegiati di questo tipo di alloggi – anche famiglie, gruppi di amici, scolaresche, lavoratori e qualunque viaggiatore, di qualsiasi età e provenienza, possa trovare nell’Archetto un’alternativa di qualità a costi contenuti. «Il nostro ostello – conclude la Franzini – è l’unico esistente in città. La difficoltà più grande è sicuramente legata al fatto che la gente non è ancora abituata all’Ostello. In un certo senso, dobbiamo cercare di formare le persone alla condivisione degli spazi e dei servizi».

 

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