Cronaca

Il Vescovo con l'Arcivescovo ortodosso di Nicosia Concluso il pellegrinaggio a Cipro

– nella foto il Vescovo con Chrisostomos II

È rientrato in Italia nel primo pomeriggio di oggi (venerdì 16 marzo) il gruppo di cremonesi che nei giorni scorsi, insieme al vescovo di Cremona, mons. Dante Lafranconi, ha visitato Cipro sulle orme dell’apostolo Paolo che, nel suo primo viaggio missionario (45 d.C.), sbarcò nella terza isola del Mediterraneo insieme a Barnaba. Il viaggio, coordinato dal responsabile del Segretariato diocesano pellegrinaggi, don Roberto Rota, con il supporto tecnico dell’agenzia ProfiloTours, è stato anche occasione per una riflessione sull’attuale situazione politica e religiosa dell’isola, divisa tra greco-ciprioti a sud e turco-ciprioti a nord. Particolarmente suggestivo l’incontro con il patriarca,  l’arcivescovo ortodosso Chrisostomos II.

Il gruppo era decollato dall’Italia la mattina di domenica 11 marzo alla volta dell’aeroporto internazionale di Larnaca, popolosa città sulla costa sud-orientale dell’isola, punto di partenza per ogni giornata di escursione.

La giornata di lunedì 12 marzo è stata interamente dedicata alla visita di Pafo, sulla costa occidentale, dove l’Apostolo delle genti affrontò il mago Elimas e convertì il governatore romano Sergio Paolo. Secondo una tradizione, non supportata dagli Atti degli Apostoli, san Paolo fu anche flagellato a una colonna, i cui resti si trovano di fronte alla chiesa cattolica di S. Ciriaco, dove mons. Lafranconi ha presieduto la Messa invitando a un maggior impegno nella nuova evangelizzazione, senza aver paura delle contrarietà e delle opposizioni, proprio sull’esempio di Paolo. La giornata è stata anche occasione per conoscere l’antica storia dell’isola con i mosaici delle ville romane (II-V secolo d.C.), il mito della dea Afrodite (particolarmente venerata prima dell’arrivo del Cristianesimo) e la figura di san Neofito, un eremita e scrittore fondatore del monastero, oggi a lui intitolato, caratterizzato da pitture murali bizantine del XII e XV secolo.

Martedì 13 marzo il gruppo ha fatto tappa sui monti Troodos, dove sono conservate le più belle chiese bizantine dell’isola, considerate dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Non è mancata neppure una visita a Kakopetria, piccolo paese a 660 metri sul livello del mare: un luogo di villeggiatura per gli abitanti di Nicosia, in passato famoso per la produzione del vino rosso e della seta. In una di queste cappelle il presule ha celebrato l’Eucaristia.

La giornata del 14 marzo si è aperta con la visita, a Larnaca, alla splendida chiesa di S. Lazzaro, edificata nel IX secolo sul luogo dove furono fortunosamente scoperte le sue spoglie. I pellegrini hanno potuto accedere alla catacomba dove è conservato il sarcofago del santo: secondo un’antica tradizione il fratello di Marta e Maria, una volta risuscitato da Gesù a Betania, fu messo dai farisei su una barca e lasciato andare alla deriva. Raggiunta miracolosamente Larnaca, Barnaba lo scelse come vescovo della comunità cristiana. Il resto della mattinata è stata vissuta nella capitale Nicosia con la visita alla Cattedrale ortodossa di San Giovanni e al museo delle icone, voluto dall’arcivescovo Makarios, figura storica dell’isola nonché presidente della Repubblica dal 1960 al 1977.

Ma a caratterizzare la giornata è stato in particolare l’incontro con l’arcivescovo ortodosso di Nicosia, Sua Beatitudine Chrisostomos II. Il patriarca di Cipro ha descritto il dolore della sua Chiesa per la divisione della nazione tra greco-ciprioti e turco-ciprioti. In modo particolare ha spiegato la situazione di abbandono di molti edifici sacri cristiani nella parte controllata dai musulmani: «È dall’anno dell’occupazione (1974) – ha spiegato Chrisostromos II – che non possiamo occuparci delle nostre chiese, che stanno letteralmente cadendo a pezzi». Il presule ha poi spiegato come la sua Chiesa sia tra le più antiche di fondazione, vera e propria porta di accesso del Cristianesimo in Europa. A ciascun pellegrino il patriarca ha offerto un volume sui monumenti cristiani del nord del paese.

Nella Messa presieduta nella chiesa cattolica della Santa Croce i pellegrini hanno fatto memoria dei martiri uccisi per la loro adesione a Cristo. «Occorre franchezza e chiarezza nella testimonianza della fede – ha affermato mons. Lafranconi – ma anche una grande forza che può venire solo dall’Eucaristia». Il pomeriggio è stato dedicato alla parte della Capitale occupata dai turchi con tappe nel pittoresco caravanserraglio del XIV secolo e nella Cattedrale di Santa Sofia, trasformata in moschea.

L’ultimo giorno di presenza sull’isola di Cipro (giovedì 15 marzo) ha portato il gruppo cremonese nella parte settentrionale del Paese, quella occupata dal 1974 dai turchi. Emozionanti le visite alla tomba di san Barnaba, nel monastero a lui dedicato, ai resti dell’antica città di Salamina e alla città di Famagosta, con il castello di Otello e la gotica cattedrale trasformata anch’essa in moschea. A Famagosta ha destato parecchia commozione la vista del quartiere cristiano disabitato per volere dei turchi: i palazzi scheletrici e le vie deserte sono il monumento più esplicativo della insensatezza umana. La mattinata, aperta con la Messa a Larnaca, è stata occasione per pregare per l’unità dei cristiani.

 

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