Cronaca

7mila metri quadrati di canneto bruciano a Le Bine di Calvatone Certa la matrice dolosa

– Nella foto, l’area colpita

AGGIORNAMENTO – Di nuovo un canneto in fiamme. L’incendio è divampato nel pomeriggio di giovedì in un’area all’interno della riserva naturale Le Bine di Calvatone del Wwf, dentro il Parco dell’Oglio Sud. La superficie andata a fuoco, precedentemente coperta da canne di palude e carici, è vasta (circa 7.000 metri quadrati). I vigili del fuoco, intervenuti intorno alle 17, hanno trovato più punti di accensione. Un’azione dolosa. La siccità ha contribuito al propagarsi del fuoco. L’allarme è stato lanciato da un passante, che ha visto una lingua di fumo. Il tempestivo intervento dei pompieri ha evitato conseguenze peggiori. Sul posto anche i carabinieri. Solo qualche giorno fa un incendio aveva divorato, di notte, un quarto del canneto della riserva di Gabbioneta (fiamme di matrice dolosa anche in questo caso secondo le verifiche, su un’area di 15mila metri quadrati). E questo mese è stato caratterizzato pure da numerosi fuochi nel Parco del Mincio, in territorio mantovano, dove è caccia ai piromani, o al piromane: di origine dolosa fiamme appiccate ai canneti a Vallazza, Soave e Rivalta.

«L’INCENDIO IN UN QUADRO PESANTISSIMO PER LA RISERVA»
«L’incendio (sviluppatosi in un’area privata all’interno della riserva, ndr) avrebbe potuto comportare danni molto gravi – è il commento a caldo di Francesco Cecere, gestore e educatore dell’Oasi Le Bine -. Non ci sono molti canneti a Calvatone e quindi dispiace che i pochi che resistano vadano in fumo così. Impiegheranno due mesi per ricrescere e gli uccelli che nidificano nel canneto a partire dalla seconda metà di aprile probabilmente incontreranno qualche problema. Per fortuna le fiamme, però, non hanno raggiunto gli alberi che, a differenza dei canneti, impiegano molto più tempo per ricrescere. E questo anche grazie all’intervento tempestivo dei Vigili del Fuoco».
«Questo episodio – continua Cecere – si inserisce in un quadro ambientale ed economico critico per la riserva. 20/30 anni fa c’erano sette ettari di canneto, oggi meno di uno, a testimonianza di un impoverimento della biodiversità pesantissimo. I motivi? Le ipotesi che noi abbiamo fatto sono di un aumento degli stati di alluvione e siccità, di un approfondimento del letto del fiume, di una quantità di inquinanti nelle acque e, infine, del fenomeno delle specie esotiche. Con queste premesse, pesano i tagli ai finanziamenti riservati alle risorse ambientali».

Michele Ferro

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