Cronaca

Quel "Turco in Italia" del 1997 diretto da Chailly al Ponchielli ritrasmesso su Rai5

Rassegna di opere rossiniane su Rai 5. Domenica mattina trasmesso Il Turco in Italia di Rossini in una edizione scaligera del marzo 1997, rappresentata al Ponchielli di Cremona. Lo spettacolo porta la firma di Giancarlo Cobelli per la regia e di Riccardo Chailly per la direzione d’orchestra. Cast vocale eccellente con Mariella Devia nella parte di Fiorilla, Michele Pertusi in quella di Selim, Alfonso Antoniozzi nella parte di Geronio, Roberto de Candia in quella diProsdocimo. Lo spettacolo fu accolto con notevoli consensi.

Ecco la recensione di Giuseppina Manin sul Corriere della Sera dell’11 marzo 1997.

Oggi a Cremona e dal 20 a Milano l’opera di Rossini “Turco” alla Scala, sfida vocale Chailly svela un’aria dimenticata Turco in vista. Dopo quasi quarant’anni d’assenza a Milano (l’ultima volta fu nel ’58 alla Piccola Scala con Fiorenza Cossotto) torna alla ribalta “Il turco in Italia” di Rossini, opera divertente, raffinata, innovativa e sfortunata. Accolto freddamente alla “prima” milanese, nel 1814, bollato dalla platea come fratello minore dell'”Italiana in Algeri”, dimenticato per circa 150 anni fino a quando, nel 1955, lo ripresero Callas – Gavazzeni, il povero Turco si piglia ora finalmente la sua rivincita con un nuovo allestimento che promette di riportarlo ai suoi originari, grandi, fulgori. Complici un direttore che lo stima come Riccardo Chailly (al suo quarto “Turco”), un regista sensibile come Giancarlo Cobelli e un cast di prim’ordine, che alterna Mariella Devia e Antonia Brown (Fiorilla), Paul Austin Kelly e Bruce Fowler (Narciso), Michele Pertusi e Lorenzo Regazzo (Selim), Alfonso Antoniozzi e Donato Di Stefano (Don Geronio), Roberto De Candia e Jose’ Fardilha (Prosdocimo), Gloria Banditelli e Laura Polverelli (Zaida), Francesco Piccoli e Bruce Fowler (Albazar). Tutti insieme sul palcoscenico del “Ponchielli” di Cremona, dove lo spettacolo debutta stasera (con repliche il 13 e il 14 marzo) per poi trasferirsi alla Scala (che lo produce assieme al San Carlo di Napoli) dal 20 marzo per altre sette repliche. Intanto fervono le prove. E si resta a bocca aperta davanti i suntuosi costumi multicolori e d’oro ideati da Paolo Tommasi. Il “Turco” e’ una favola, o meglio il “dramma buffo” di Selim, esotico sultano libertino pronto a farsi travolgere da cocenti passioni nell’azzurro golfo di Napoli. Prima tra tutte, per l’inquieta Fiorilla, troppo giovane, vispa per starsene quieta accanto a un marito vecchio. Ma lei, a sua volta, deve fare i conti con Zaida, zingara fuggita dall’harem del sultano, decisa a riconquistarlo. Tanto che, alla fine del 1o atto, le due s’accapigliano. Nel divertimento ci si mette anche la musica. “Quando il povero Geronio, dubbioso dell’irrequieta consorte, va a farsi fare l’oroscopo la zingara gli tocca il capo e dice: “qua la fronte: maritato”. E in quella dall’orchestra si leva il suono di due corni”, ridacchia Chailly. “In realta’ – racconta Cobelli – Fiorilla per Rossini e’ come Madame Bovary per Flaubert: la sua parte vitale, sensuale, ribelle. Il Rossini piu’ spinto lo troviamo qui, complice di una femminilita’ caleidoscopica e imprendibile, di una donna che grida la sua liberta’ di prendersi tutti gli amanti che vuole”. Ma “Il Turco in Italia” e’ anche altro. “Qui si trovano pagine del Rossini piu’ maturo – spiega Chailly -, intrise talora di clima mozartiano”. E quando Fiorilla canta Squallida veste bruna fa risuonare echi cosmici, da musica che guarda i pianeti”. Affiancato nella “lettura” dell’opera dal musicologo Philip Gossett, Chailly riportera’ in vita anche l’Aria di Geronio “mai eseguita in questo secolo per la difficolta’ mostruosa che richiede al cantante costretto a sillabare a folle velocita’ una quantita’ spropositata di parole. Un’intuizione ritmica modernissima, da Novecento, scritta quasi cent’anni prima”. Un’altra sorpresa viene dal poeta Prosdocimo: “Grande anticipazione del capocomico “Sei personaggi” – osserva Cobelli -. Un vero deus ex machina che sarebbe piaciuto a Pirandello”.

 

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