Cronaca

Ascom: «Le imprese cremonesi sono in asfissia creditizia Attese anche di 60 giorni per pratiche già licenziate dal Cda»

Per evitare l’“asfissia creditizia” che sta soffocando le piccole e medie imprese, Confcommercio lancia un appello e chiede che il governo “smuova le banche” affinché si adottino tutte le misure per opporsi alla recessione che avanza. Il presidente Sangalli, rivolgendosi al presidente di BankItalia, ha auspicato che si torni a finanziare “famiglie e imprese e a fornire risorse all’economia”. «Le nostre imprese già oggi sono in difficoltà – commenta il presidente di Confcommercio Cremona Claudio Pugnoli -. I dati della Camera di Commercio con un saldo negativo delle aziende lo confermano. E nel 2012 non possiamo aspettarci una ripresa. Al contrario caleranno i consumi e anche i prestiti alle imprese sono destinati a ridursi ulteriormente, anche come conseguenza di un irrigidimento nelle condizioni di offerta». Occorre allora, come sostiene Sangalli, “guardare avanti, operare per allentare la stretta sul credito». Nel solo mese di dicembre, spiega la Confcommercio, sono stati erogati, in Italia, minori prestiti per venti miliardi di euro. Ragioni che spingono la confederazione del Commercio a chiedere che venga riversata nell’economia reale la provvista di liquidità che il sistema bancario ha ottenuto dalla Banca Centrale Europea.
Della drammaticità della situazione e dell’urgenza di adottare misure efficaci si ha conferma anche analizzando i dati dell’Osservatorio sul Credito. Emerge che, guardando all’ultimo trimestre del 2011,  “quasi un terzo delle imprese, il doppio rispetto a anni fa, ottiene meno credito di quanto richiesto o non lo ottiene affatto e si riduce dal 49,8% al 35,8% la quota di imprese che ottengono finanziamenti uguali rispetto alla richiesta”. La ricerca evidenzia come, nel quarto trimestre del 2011, sia diminuita la percentuale delle imprese del terziario che si sono rivelate in grado, senza alcuna difficoltà, di fare fronte al proprio fabbisogno finanziario. Più nel dettaglio il 41,8% delle imprese del commercio, del turismo e dei servizi ha affermato di essere stata in grado di fare fronte al fabbisogno finanziario senza alcun problema, erano il 49,2% nel trimestre precedente.  Il 47,0% delle imprese ha affermato di essere stata in grado di fare fronte ai propri impegni nel trimestre, ma con qualche difficoltà, a rispondere allo stesso modo erano soltanto il 35,7% delle imprese nel corso del trimestre precedente. L’11,2% delle imprese ha affermato di non essere riuscita a fare fronte al proprio fabbisogno finanziario nel trimestre.
Anche a Cremona la situazione non è certo migliore. «Si sono allungati i tempi di delibera delle banche, anche su pratiche già approvate dal nostro AscomFidi, così come per l’analisi e il rilascio di un primo parere ufficioso – afferma Claudio PugnoliGià dal mese di settembre per alcune erogazioni si sono dovuti attendere altri sessanta giorni dopo il parere favorevole del nostro CdA, adesso temiamo possa diventare quasi la regola. Inoltre si stanno appesantendo le garanzie richieste alle ditte e alle stesse cooperative fidi». I dati negativi sulle previsioni del Pil e sull’andamento dell’economia italiana non sembrano, per i prossimi mesi, preannunciare un allentamento dei cordoni della borsa.
Di quanto sia più difficile per le imprese ottenere credito basta osservare l’andamento delle pratiche licenziate da Ascom Fidi. Tutte le pratiche deliberate nei mesi di gennaio 2010 e 2011 sono state sostanzialmente erogate entro il successivo mese di febbraio. Da gennaio ad oggi, solo il 15% delle pratiche presentate nel primo CdA del 2012 ha avuto accesso finora all’erogazione. Una misura chiara delle difficoltà delle imprese, delle banche e del complessivo irrigidimento del credito.
Allo stesso modo Confcommercio chiede misure concrete per la crescita. «Pensiamo ad un pronunciamento chiaro sul blocco dell’aumento dell’Iva il prossimo ottobre, – conclude il presidente Pugnoli – dando seguito a quanto è stato fino ad oggi solo accennato. Inoltre occorre ridurre la pressione delle aliquote Irpef, partendo dai redditi più bassi e facendola scendere dal 23 al 20%».

 

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