Società unica per la gestione del servizio idrico, ecco il testo dell'accordo tra le "sette sorelle"
Un “unico soggetto giuridico di diritto privato nella forma di Società di Capitali che si proponga nel ruolo di soggetto attuatore del Piano d’Ambito”. Una società unica, in altre parole, che dia attuazione a quello che è il piano degli investimenti dell’Ato relativamente al servizio idrico nel cremonese. Ecco il testo del documento inviato dalle “sette sorelle” al presidente della Provincia, al presidente dell’Atto e al presidente della conferenza dei Comuni.
E’ il documento concordato dai presidenti delle società che gestiscono l’idrico nel cremonese – Padania Acque, Aem, Scrp, Scs, Aspm, Asm e Apes -, attraverso il quale si gettano le basi per la costituzione della società unica provinciale per la gestione dell’acqua. Nei fatti, la società unica raggrupperà tutti i rami d’azienda gestionali delle società pubbliche operanti sul territorio cremonese, con le finalità, si legge nel documento di ottimizzare “i tempi di realizzazione” e “minimizzando i costi per evitare la perdita di denaro pubblico”.
L’accordo prevede quindi di “realizzare l’integrazione dei rami gestionali delle aziende pubbliche, utilizzando, quale contenitore, Padania Acque Gestione Spa”. A questa, le “sette sorelle” conferiranno i rispettivi rami gestionali relativi all’idrico.
In base all’accordo, si dà “mandato ad un unico professionista e/o soggetto affinché studi la fattibilità tecnica, progetti e realizzi l’operazione/i societaria/e per raggiungere l’obiettivo di integrare tutti i rami gestionali delle aziende pubbliche operanti nel servizio idrico integrato del territorio della Provincia di Cremona”.
Questi i principi ai quali si uniformerà il mandato: “valorizzazione dei rami gestionali nel rispetto degli aspetti economico-patrimoniali e degli indicatori industriali in relazione alla territorialità”, “contenimento dei costi”, “celerità nei tempi di esecuzione”.
Nel documento è elencata una serie di impegni che le società si assumono in vista del conferimento. Tra questi, l’impegno a “chiedere ufficiale mandato agli organi competenti (Provincia di Cremona e Ufficio d’Ambito della Provincia di Cremona) a proseguire nel progetto” per la costituzione della società unica.
Affidato ad una lettera il primo commento del Comitato Acqua Pubblica al documento delle “sette sorelle” per la costituzione della società unica per l’acqua.
Eccolo, finalmente, nero su bianco, il progetto di fusione delle aziende idriche. Uno lo legge… lo rilegge… ohibò… e il progetto dov’è? Tutto quello che c’è è un un impegno formale da parte di tutte le aziende ad affidare a un soggetto terzo (privato, guarda caso) il compito di scrivere il progetto.
Imponendogli però una serie di paletti messi apposta per indirizzare il percorso inevitabilmente verso la privatizzazione del servizio idrico tanto voluta dal nostro amatissimo presidente Salini. Ci scusino i presidenti delle aziende (pubbliche, ricordiamo) se, attanagliati da un profondo sentimento di disgusto e di vergogna, non applaudiamo. Non basta dunque dare manforte al presidente Salini aggiungendo la propria spinta verso la privatizzazione del servizio, ma addirittura si propone di privatizzare il percorso stesso di creazione dell’azienda unica provinciale. La privatizzazione della privatizzazione. Praticamente un capolavoro. Questo non è un documento tecnico, è profondamente e gravemente politico.
Se si decide di sottrarre questo compito al soggetto pubblico nato e creato a tal fine, cioè l’azienda speciale Ufficio d’Ambito, significa che c’è un sempre maggiore bisogno di sottrarre il percorso ad ogni sia pur minimo controllo pubblico. Non solo i cittadini ma gli stessi sindaci, responsabili delle reti, sono privi di qualunque tipo di ruolo in questo non-progetto.
Questo è il brillante esito del “maggiore coinvolgimento” promesso dal presidente Salini a inizio 2012, dopo le varie batoste subite a fine 2011.
Servono altre prove di come una azienda di diritto privato sia intrinsecamente inadatta a gestire un bene comune, per di più così rilevante socialmente? Altre prove di quanto ormai insopportabilmente le aziende dettino l’agenda politica agli eletti? Come non essere profondamente indignati e sempre più preoccupati di come si fa politica in questo territorio?
Speriamo che i sindaci che lunedì pomeriggio saranno chiamati ad approvare questo ignobile ennesimo tentativo di esproprio dei loro diritti e della democrazia stessa lo respingano con forza. E il giorno seguente, per favore, inizino a porre sul tavolo con decisione un chiarimento su tutta questa partita.
Non ce ne vogliano le pantegane. Esigenze di metafora.
per il Comitato Acqua Pubblica del territorio cremonese Giampiero Carotti