Cronaca

Il maestro Mario Lodi compie novant' anni Gli auguri da tutta Italia al grande pedagogista cremonese

Oggi compie novant’anni il maestro Mario Lodi, un grande cremonese. E’ il maestro che tutti vorremmo aver avuto. Quello che ti fa aprire gli occhi al mondo e che poi non te li fa chiudere mai su quello che ti succede intorno. L’insegnante che ti capisce ma vuole anche farti capire. Il maestro che educa ma anche quello che con te si arricchisce. Il maestro delle scoperte, della semplicità, dell’osservazione e del ragionamento. Il maestro della scuola che non finisce mai, che dura tutta la vita. Mario Lodi nasce a Piadena il 17 febbraio 1922.  Nel 1948 è maestro di ruolo a San Giovanni in Croce. Nel 1956 si trasferisce al Vho di Piadena dove insegnerà fino al 1978. Nel 1989 riceva la laurea honoris causa in Pedagogia dall’Università di Bologna. Ha scritto decine di libri.  Festeggerà i novant’anni nella cascina di Drizzona, dove con i proventi del premio internazionale Lego (ricevuto nel 1989), ha fondato la “Casa delle Arti e del Gioco”, un posto magico dove si sperimentano tutti i linguaggi dell’uomo. Accanto a lui la famiglia, gli insegnanti e probabilmente diversi bambini che con gli auguri hanno anche risposto alla sua domanda “Com’è la scuola che vorrei…”. Disegni, lettere, e-mail, poesie, scritti. In questi giorni a Drizzona ne sono arrivate da tutte le parti d’Italia, diverse anche dall’estero dove i libri di Mario Lodi vengono tradotti e studiati, come si conviene ad un grande pedagogista che ha fatto la storia della scuola italiana.

Alcuni amici hanno ricordato le tappe della sua vita facendo un collage di suoi scritti sul periodico “La Cascina”.

Mario Lodi nasce a Piadena (CR) il 17 febbraio 1922.

“Le Cave, d’inverno, erano il più bel posto per i nostri giochi sul ghiaccio. Erano buche scavate per portare la terra ad alzare gli argini del fiume e salvare così i paesi e le cascine dalle piene. Una, la più grande, era vicina al paese, tra l’argine e il fiume: lunga almeno cento metri e larga dieci, era un piccolo lago sulle rive del quale erano nati e cresciuti i salici. Altre, meno grandi ma non meno belle, nascoste tra le piante, erano lungo la strada che i bambini percorrevano quando andavano a scuola.
La più vicina alla nostra cascina era a trecento metri: d’inverno era il nostro palazzo del ghiaccio.”

(I bambini della cascina. Crescere tra le due guerre, Ed.Marsilio)

Da studente si ribella alle manifestazioni per la guerra organizzate dai fascisti. Durante la guerra viene incarcerato per motivi politici.

“Segno sull’intonaco i giorni che passano. Giorni rubati alla vita. Nessun interrogatorio, ranci quasi regolari, nessuna notizia che filtra.
Il 26 aprile mi pare di sentire colpi lontani di fucile e quasi subito dei passi affrettati fuori della stanza. La chiave è infilata nella toppa e la porta si apre: un uomo di mezza età, in abiti civili, mi dice in fretta: – Vai, sei libero. La guerra è finita. – Ha in mano un mazzo di chiavi e ripete: – Vattene a casa, qui non c’è più nessuno. Tutti scappati. E’ finita la guerra!
Resto un attimo sorpreso, mi pare di averlo visto ancora. Lui capisce e mi dice: – Qui dentro ero il barbiere, ma ora non ho tempo di farti la barba. Va’ e sta’ attento che sparano.
Infilo il portone. La caserma è deserta. Niente sentinelle. Anche in strada non c’è nessuno. C’è uno strano silenzio. Le botteghe chiuse.”

(La busta rossa, Ed. Giunti)

Nel 1994 con la campagna “Una firma per cambiare la Tv” affronta il problema dell’influenza negativa della televisione nell’educazione. Qualche anno dopo nel suo libro “A Tv spenta” scrive:

“Abbattere la dittatura della produttività, senza scorciatoie da ricchi: ecco un progetto ecologico per il mondo. Ma serve l’educazione e la disciplina di chi sa misurare senza monete il valore del tempo occupato in cose piccole. Alcune di queste cose, oltretutto, sono cariche di influenze per il futuro. Anche i credenti talvolta smaniano per ridurre lo spazio delle attività lente, come istruire i bambini o parlare con i vecchi. Liberare, ogni tanto, la gramigna sarebbe un buon antidoto. Al secondo posto: camminare due miglia con gli attaccabottone. Infine: per quanto tempo tenti di sciogliere il nodo, prima di ricorrere alla forbice?
(…) Bella è la varietà. Le differenze sono una ricchezza. Ma la sfasatura dei tempi è nemica di ogni organizzazione. Così ciascuno desidera, per il risultato che deve raggiungere, il minor numero possibile di differenze da gestire. La soluzione è trovare l’armonia in una sintesi più ampia. Ma una sintesi non è così comoda e facile come molti fantasiosi profeti sembrano credere.”

(A Tv spenta, Ed Einaudi)


Scrive moltissimi libri con e per i bambini nei quali racconta la scuola democratica fondata sulla Costituzione.

“C’era una volta (si fa per dire) un gruppo di bambini e bambine che erano venuti al mondo nello stesso paese, chi un po’ prima chi un po’ dopo, mentre la Terra stava compiendo lo stesso giro intorno al Sole.
Per questo motivo li misero insieme nella stessa classe e li affidarono a un maestro che proprio quell’anno, lasciati i suoi alunni di quinta, ricominciava da capo in prima classe il suo lavoro che consiste nell’insegnare a leggere, scrivere, calcolare, ragionare, inventare, capire il mondo e diventare amici.”

(La mongolfiera Ed La Meridiana)

 

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