L'allarme dell'Aler: con l'IMU è a rischio il sistema regionale di edilizia residenziale pubblica Pesante la batosta su Cremona
– Sopra, a sinistra Mino Jotta, presidente ALER Cremona
La batosta sarà pesante. Al punto da mettere seriamente in discussione il sistema regionale di edilizia residenziale pubblica. Arriva con l’IMU (Imposta Municipale Unica) il duro colpo paventato dalle ALER lombarde. E per rendersene conto, basta pensare all’impatto dell’IMU su|l’ALER della Provincia di Cremona: a fronte di circa 6.500.000 € di entrate annue totali, la sola IMU comporterà un esborso di 1.500.000 €, senza dimenticare che l’Azienda versa già 700.000 € a titolo di IRES/IRAP e 500.000 € di l/A.
A lanciare l’allarme, con una conferenza stampa presso la sede di via Manini, è il presidente dell’Azienda, Mino Jotta. Il canone sociale dell’ALER, ha spiegato Jotta, “è stabilito per legge, pertanto il flusso di entrate dell’ente non è soggetto ad alcuna discrezionalità. E’ di tutta evidenza l’assurdità di dover applicare una tassa sul capitale e non sul reddito per quelle aziende come ALER che del proprio capitale fanno un servizio per la collettività e non certo una fonte di ricchezza”. “L’ALER – ha ricordato il presidente – costituisce un vettore attraverso il quale la Regione si prefigge di raggiungere il soddisfacimento di parte della politica sociale, quella abitativa, che per sua natura non può scontrarsi con una fiscalità ordinaria”.
L’impatto sull’ALER di Cremona, come si è visto sopra, sarà notevole. “Un carico fiscale di questo tipo – commenta Jotta – rende illusoria qualsiasi pianificazione del mantenimento degli standard abitativi a favore degli utenti, con conseguente contrazione dei servizi erogati”. Inquietante la prospettiva che si apre su questi presupposti: “dover progressivamente ridurre gli alloggi disponibili per impossibilità di risorse da destinare al riattamento, ottimizzando il budget disponibile per la sola manutenzione ordinaria”. “Ne consegue – ha rilevato Jotta – un aumento inevitabile degli alloggi sfitti, per i quali i’Azienda sarà costretta a pagare un’aliquota ancora maggiore”. Non solo: il ridimensionamento delle risorse comporterà necessariamente una riduzione degli interventi nelI’interesse degli inquilini, come ad esempio Ia manutenzione degli alloggi, degli spazi comuni e dei balconi. “Un taglio così drastico – ha tirato le somme il presidente dell’ALER – porta ad avere quartieri più degradati e ad immobili dall’alto consumo energetico in quanto non sarà certo possibile procedere come previsto alla riqualificazione edilizia ed energetica”.
“Si sta venendo a creare una situazione che preoccupa chi quotidianamente è impegnato in prima linea – ha aggiunto Jotta -, ma costretto ad operare con sempre maggiori difficoltà. La congiuntura economica negativa colpisce, infatti, in modo particolare proprio quella fascia di popolazione corrispondente alla tipologia di utenza dell’Azienda. Infatti, nonostante i canoni agevolati arrivino ad essere di soli 20 € al mese, appare del tutto improbabile poter ribaltare sugli inquilini parte dei costi dell’IMU dovuta dall’Azienda, andando ad aumentare i canoni”.
“Proprio sui canoni sociali degli inquilini meno abbienti – ha concluso – si consuma uno dei paradossi più evidenti di questa tassa, in quanto l’IMU dovuta ammonta mediamente a circa 360€/appartamento, in riferimento ad immobili per i quali l’Azienda arriva a percepire solo 240 € annui, quindi ben di più rispetto al canone annuale incassato”.
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