Cronaca

Avvelenamento della falda, per cinque dirigenti Tamoil chiesto rinvio a giudizio

L’inchiesta ‘madre’ sull’inquinamento ambientale della falda acquifera da parte della raffineria Tamoil arriva alla richiesta di rinvio a giudizio, ad opera del pm Fabio Saponara, per i cinque indagati. Gli imputati sono Mohamed Saleh Abulaiha, 61 anni, libico, direttore generale della Tamoil Raffinazione dal 2007, Ness Yammine, 47 anni, libanese, amministratore delegato dal 2006 della Tamoil Raffinazione e amministratore delegato e direttore generale della Tamoil Italia, Giuliano Guerrino Billi, 64 anni, di Cremona, amministratore delegato della Tamoil Raffinazione dal 1999 al 2001 e della Tamoil Italia dal 1999 al 2004, Enrico Gilberti, 63 anni, di Robecco d’Oglio, amministratore delegato dal 2001 al 2004 della Tamoil Raffinazione e di preposto dal 1999 al 2006 e dal 2007 in poi, e Pierluigi Colombo, 52 anni, di Abbiategrasso, direttore generale della Tamoil Raffinazione nel periodo 2006/2007. Per loro l’accusa, nell’ipotesi di “dolo eventuale come accettazione del rischio dell’evento” è di avvelenamento delle acque destinate ad uso umano. L’udienza davanti al gup Guido Salvini è stata fissata il prossimo 29 marzo.

I fatti contestati vanno dal 2001 al 2007. Secondo la procura, “in concorso tra loro, con reiterate condotte di sversamento al suolo di sostanze inquinanti che penetravano nel terreno e nella falda acquifera dovute a forme abituali di gestione illecita di rifiuti, ad incidenti, a perdite dai serbatoi, a fronte delle quali non adottavano idonei interventi di messa in sicurezza di emergenza, non procedevano ad effettuare tempestive analisi geologiche”.

I cinque sono accusati di non essersi attivati al fine di “accertare l’effettiva esistenza del cosiddetto taglione lungo l’argine maestro del fiume Po che avrebbe dovuto impedire la migrazione delle sostanze inquinanti, attraverso la falda, oltre i confini della raffineria”, accettando in questo modo “il rischio di avvelenare le acque della falda superficiale, intermedia e profonda, aumentandone il grado di contaminazione da idrocarburi e metalli pesanti anche nelle aree circostanti al di fuori del perimetro della raffineria. In particolare, nelle comunicazioni inoltrate alla Regione Lombardia, alla Provincia e al Comune di Cremona nel marzo del 2001 per la Tamoil Petroli e per la Tamoil Raffinazione, rispettivamente Gilberti e Billi dichiaravano che non sussistevano i presupposti per interventi di messa in sicurezza di emergenza, quando invece il sito della raffineria si presentava già pesantemente inquinato quanto alle acque di falda e al suolo”. Solo agli inizi di luglio del 2007 veniva messa in funzione la prima pompa stimme della barriera idraulica.

Tre imputati, Gilberti, Yammine e Abulaiha, devono inoltre rispondere di delitto colposo e disastro doloso per fatti avvenuti tra maggio e giugno del 2008. Non prevedendo “per imprudenza ed imperizia, la dispersione nell’ambiente di vapori esplosivi, non adottavano tempestivamente misure di sicurezza idonee ad aspirare i gas infiammabili sprigionatisi dal sottosuolo, gravemente contaminato per la presenza, nel suolo e nella falda superficiale, di idrocarburi, con conseguente grave e concreto pericolo di esplosioni che avrebbero messo a repentaglio la pubblica incolumità”. “In particolare, i rilievi effettuati dai vigili del fuoco registravano alla Bissolati la presenza di miscela infiammabile con elevate concentrazioni sia nei pozzetti dei sottoservizi, sia negli edifici adibiti a preparazione e consumazione pasti; alla canottieri Flora la presenza di miscela infiammabile con elevate concentrazioni all’interno dei pozzetti dell’impianto elettrico di terra nel parcheggio interno; nello spazio libero adiacente il Circolo Cral Tamoil e l’abitazione di Mario Manzia la presenza di miscela infiammabile con elevate concentrazioni in corrispondenza di un pozzetto dei sottoservizi elettrici, mentre al Circolo Cral Tamoil la presenza di vapori esplosivi in condotti di servizio e pozzetti d’ispezione; situazioni che imponevano all’autorità comunale l’adozione di ordinanze di divieto di accesso ai circoli ricreativi e il distacco cautelativo dell’energia elettrica per evitare che scintille elettriche potessero provocare esplosioni”.

 

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