Cronaca

Lotta al sommerso, cremonesi tra i più fedeli al Fisco Solo 1 su 7 non è congruo

Lotta al sommerso. Professionisti, commercianti, imprese manifatturiere e di servizi cremonesi dichiarano un “fatturato” in linea con le aspettative dell’amministrazione finanziaria. In concreto, i cremonesi fanno meno fatica di altri ad allinearsi ai risultati del software del Fisco, rischiando in misura minore di finire nella rete dei controlli. La ricerca è pubblicata sul Sole24Ore. Per quanto riguarda le persone fisiche, Cremona è al 95esimo posto su 110 province. I contribuenti sono 11.879 con un reddito medio dichiarato di 30.900 euro e una percentuale di non congrui agli studi di settore pari al 14,1%, più della metà della prima delle lista Olgiastra che ha il 34,2% di persone fisiche non congrue alle aspettative. Le società di persone nel cremonese sono all’83esima piazza. I contribuenti sono 4.464 con un reddito medio di 40.100. La loro percentuale di non congrui è del 16,5%. Più lontane dai valori “giusti”, le società dei capitali. Su 2.728 Srl e Spa, con un reddito di 28.800 euro, il 26,7% non è in linea con obblighi e adempimenti tributari attesi. Infine, il dato sul totale dei contribuenti. Nel cremonese sono 19.071 e hanno un reddito medio di 32.800 euro. Il 16,5% di loro non è congruo agli studi di settore, solo uno su sette. Con questi numeri Cremona è al 95esimo posto in graduatoria, a soli 15 posti dalla più fedele al Fisco (Asti con solo il 12,3% di non congrui).

IN ITALIA
In generale, i professionisti sono i più vicini al “minimo” richiesto. Il reddito medio dichiarato è di 48.900 euro e i non congrui agli studi di settore sono il 7,5%. Più indietro le imprese manifatturiere che dichiarano 22.000 euro in media e hanno un percentuale di non congrui pari al 20,1, le imprese di servizi (i non congrui sono il 22%) e il commercio (i non congrui sono il 24%). Tra le categorie, si allineano meno agli studi di settore negozi di abbigliamento e calzature (31% di non congrui), servizi di informatica (30,4%) e manifatture riguardanti confezioni e abbigliamento (30,4%). Come speigato dal Sole24Ore, tuttavia, il fatto che una categoria si allinei meno di un’altra non significa necessariamente “evasione”. Gli incassi ridotti e dunque dichiarati potrebbero essere conseguenza della crisi o della minore o maggiore possibilità per alcune professioni di nascondere i ricavi.

 

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