Cronaca

Al cinema Chaplin "E ora dove andiamo?" Grazie alle donne, islamici e cristiani possono convivere

E’ imperdibile il nuovo lavoro di Nadine Labaki, che ritorna con “E ora dove andiamo?” al cinema Chaplin di via Antiche Fornaci. Film che ha avuto una meritatissima menzione speciale da parte della giuria alla 64° edizione del festival di Cannes.

Il film si apre con una suggestiva danza fatta dalle donne  del villaggio vestite a lutto, che subito ci fa intuire quali sono le protagoniste e la loro incredibile forza. La regista, nonché interprete del personaggio di Amale (barista cattolica innamorata di un musulmano), racconta la storia di una comunità in un paesino del Libano, in cui cristiani e cattolici convivono pacificamente da anni. La pace purtroppo non sembra destinata a durare a lungo, infatti la notizia di gravi tensioni tra le due parti religiose nel resto del paese influenza e porta scompiglio tra gli uomini del villaggio, subito pronti a far ricorso alla violenza e a cedere ai pregiudizi; ma saranno le donne stanche di piangere lutti, stanche della guerra a rimanere unite, determinate a fare qualunque cosa per evitare lo scontro. Autoironiche e scaltre, le donne del paese metteranno in atto divertenti astuzie come chiamare ballerine dell’est Europa o fare lacrimare di sangue la madonna o ancora fingere conversazioni mistiche tra la moglie del sindaco Ivonne e la Vergine pur di distrarre i loro figli e mariti, e distoglierli da qualsiasi intento bellicoso. La forza di questo film, in cui la regista inserisce anche note di musical, è la leggerezza e la freschezza con cui viene trattato un tema così difficile e scomodo come l’integrazione. Scene di una comicità esilarante  si alternano a passaggi drammatici e toccanti. Assolutamente infondate sembrano, a mio avviso, le accuse mosse  alla Labik di  aver giocato su facili stereotipi, banalizzando così il suo lavoro. Emblematica, per capire la vera essenza del film, è la dedica finale: alle nostre madri. La regista  vuole chiaramente elogiare la grande saggezza e pazienza delle donne, non  in quanto esseri superiori agli uomini, ma come madri, figlie  e mogli che hanno fin troppo a lungo sopportato lutti e morti senza alcun senso e ora non intendono più farlo, costi quel che costi.

Sofia Chiodelli


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