Lettere

La gravità della crisi e le possibilità degli italiani

da Benito Fiori

Dei talk show televisivi non se ne può più. Alla TV si chiacchiera del nulla quando il tema del dibattito è quello della crisi che stiamo soffrendo: gli scontri sono solo sul colore del salvagente mentre si sta affogando. Una crisi che il governatore della BCE, l’italiano Mario Draghi, ha così definito: “Ci troviamo in una situazione molto grave e non dobbiamo nasconderlo”. Una crisi dovuta al debito della zona euro a cui la Banca mondiale addebita il freno della crescita globale colpendo così anche quella dei paesi in via di sviluppo. Un debito che vede l’Italia quarta nel mondo e che costituisce il 25% di quello dell’Eurozona. Ma gli scenari sono più foschi. La globalizzazione dei mercati rende ormai “globali” anche le crisi economiche e le strategie per uscirne. Solo che non vale tanto la vittoria “globale”, ma, tra mille ipocrisie degli Stati, la cinica legge del “si salvi chi può”. Per il dollaro, ad esempio, è quella di mettere sotto attacco un annaspante euro e la stessa sopravvivenza dell’Unione europea . Qualcuno ha definito questa crisi addirittura “la terza guerra mondiale”. D’altronde, non c’è il rombo dei cannoni, ma le prime vittime della povertà e della miseria già si contano numerose. Per uscire da questa pericolosissima situazione, le risposte non possono essere, ma solo come prima cosa, che straordinariamente “ferme e dolorose”.

Oggi l’Italia, per la miopia politica del suo passato anche recente (solo dal 2008 al 2011 il debito è passato dal 105 al 120% del Pil), deve sottoporsi ad una terapia d’urto che non è solo l’amara medicina di una “cura dimagrante”, ma, essendo ritenuta la neoplasia dell’Europa, una robusta chemioterapia.

Se quel 10% di italiani che detengono il 50% della ricchezza del paese, ovvero 6 mila miliardi di € pari a 4 volte il PIL, facessero il generoso sforzo di farsi tassare  con una “patrimoniale” (uno 0,5% sarebbero già 30 miliardi) e non attivasse lobbie per opporsi ad una indispensabile lotta all’evasione fiscale, il futuro del paese e quindi dell’Europa sarebbe meno buio. Forse sembrerà strano, ma quel restante 90% non può sopportare “da solo” lo sforzo richiesto a tutta l’Italia: ha “già dato” e non può dare di più.

Mettendola in metafora, smettiamola di essere comandanti Schettino, diventiamo tutti come Gregorio De Falco, il capo della Capitaneria di porto di Livorno: non eroi, facciamo soltanto con coraggio il nostro dovere.

Benito Fiori
Per il Gruppo di riflessione politica “il frantoio”

 

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