Politica

Direzione provinciale dell'Udc sull'acqua «A noi va bene il modello in house con i soli comuni della provincia»

La questione servizio idrico continua a scaldare l’agenda politica cremonese. Proprio l’acqua, infatti, sarà oggetto di discussione della direzione provinciale dell’Udc venerdì 13 dicembre. «Come è noto – spiega Giuseppe Trespidi, segretario provinciale – l’UDC nazionale si dichiarò contraria da subito al quesito referendario sull’acqua perché lo riteneva sbagliato. Però all’indomani del referendum Casini disse: «Rispettiamo la volontà degli elettori». Pur non essendo contraria ad una società mista con capitale a maggioranza pubblica, l’UDC cremonese da tempo sostiene che il referendum ha fatto chiarezza sulle modalità di affidamento del servizio idrico. All’UDC va bene in particolar modo il modello in house con una società formata dai soli Comuni della Provincia di Cremona. Ed è questo il modello che riteniamo dovrebbe essere meglio esplorato come soluzione unitaria per il territorio valutando come coinvolgere anche le nostre società pubbliche che operano nel settore dell’acqua. La società mista, sempre composta dai 115 Comuni più da un socio privato scelto con gara pubblica, – continua Trespidi – dovrebbe diventare la soluzione di ripiego e non la prima come sostenuto dal PdL e dall’Ufficio d’ambito. A questo punto la Politica non può ignorare i deliberati della Conferenza dei Comuni e del Consiglio provinciale perciò è necessario esplorare entrambe le soluzioni con il mondo finanziario e bancario per valutare quali potrebbero essere le difficoltà di finanziamento tra i due  modelli e poi scegliamo unitariamente quella che si ritiene più adeguata a fornire un servizio pubblico che dia garanzie di efficienza e di minor costo per i Cittadini. È in questo modo – prosegue Trespidi – che possiamo aiutare i Sindaci a scegliere un modello che dia risultati postivi per i Cittadini. Riguardo alle liberalizzazioni che sono oggetto di esame da parte del Governo – conclude Trespidi – credo che l’esito del referendum anche in questo caso sia fin troppo chiaro: si può proporre qualsiasi tipo di liberalizzazione e di gestione ma non per l’acqua. Il referendum rende impossibile sia la sua privatizzazione sia la sua liberalizzazione. La politica cremonese è chiamata a dare un messaggio positivo ai cittadini del territorio dimostrando che sa affrontare con determinazione le situazioni di difficoltà salvaguardando la parte più debole della società. Naturalmente con i fatti e non con gli annunci».

 

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