Lettere

Il governo Monti e la fiducia dei mercati

da Benito Fiori

Mercoledì 28 dicembre, buone notizie dai mercati finanziari: l’asta di 9 miliardi di BOT a 6 mesi ha visto il crollo dei rendimenti, dal 6,5% di fine novembre al 3,25% e i 2,5 miliardi di CTZ scadenza 30/9/2013 dal 7,8% di fine novembre è sceso al 4,85%. La fiducia dei mercati finanziari sul futuro dell’Italia, invece, resta sostanzialmente negativa: lo spread da 508 del giorno prima a 482 punti, ovvero l’interesse ha perso solo 26 centesimi di punto, dal 6,97% al 6,71%. Martedì 10 gennaio sapremo quanto ci verranno a costare gli interessi per l’emissione dei Bot decennali previsti per il 2012. Nel 2010 il totale degli interessi era ammontato a 70,1 miliardi di euro: il 4,5% del PIL (pari alla spesa per la Scuola!).
Un atto di verità a questo punto è dovuto: hanno ragione i vari stoici vassalli del “tycoon” decaduto: gli interessi da pagare per i nostri Bot non erano influenzati dalla presenza al governo di Berlusconi, ma dalla fiducia che il sistema paese sa ispirare in chi gli presta i soldi.
Ed ecco la prova. In novembre, alla notizia delle probabili dimissioni di Silvio Berlusconi, lo spread era saltato dai 575 ai 470 punti, e questo qualcosa avrà voluto pur dire, ma dopo qualche giorno con Monti già a Palazzo Chigi era ritornato sopra i 500 per ridiscendere a 380 punti (!) quando fu presentata la manovra e infine risalire successivamente intorno ai 500.
La positiva sorpresa dei favorevolissimi tassi di interesse spuntati nei giorni scorsi dai nostri Bot a sei mesi autorizza però una considerazione: un calo di 3 punti sull’interesse rispetto all’emissione di novembre sotto il governo Berlusconi fa ritenere un apprezzamento dei mercati per Mario Monti e il suo governo.
Ad influire potrebbe essere stato il segnale di grande serietà, consapevolezza e determinazione dimostrate dalla convocazione del giorno dopo S. Stefano del Consiglio dei Ministri per il varo della “fase due” della manovra.  Un ritmo di lavoro che non sarebbe stato giustificato invece da Silvio Berlusconi che soltanto 20 giorni fa incoscientemente riteneva che: «Non ho mai avuto dubbi. Noi siamo, sommando il debito pubblico alla finanza privata, il secondo Paese più solido d’Europa dopo la Germania e prima di Svezia, Francia e Gran Bretagna».

Per il Gruppo di riflessione politica “il frantoio”
Benito Fiori

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