Cronaca

Una grande manifestazione per l’acqua pubblica accompagnerà l’assemblea dei sindaci Domani (venerdì) alle 17,30 da porta Venezia alla Fiera

– un momento della manifestazione alla Fiera di Cremona

 

Il colpo di mano del Cda d’Ambito sulla gestione pubblica dell’acqua che di fatto non ha riconosciuto la volontà di 102 sindaci su 103 presenti, sta suscitando grandi proteste sia nei partiti che nei movimenti.  Venerdì sera i sindaci saranno ancora chiamati ad esprimersi su una proposta di società mista che hanno già bocciato, partiti e movimenti stanno organizzando una manifestazione che, in occasione della riunione dell’assemblea dei sindaci prevista alle 18,30 alla Fiera, faccia sentire la propria voce e indignazione. Un corteo per l’acqua pubblica e per la difesa del risultato referendario partirà da porta Venezia e si recherà alla Fiera.

Durissimi sul “golpe” del Cda dell’Ato i sindacati confederali: “CGIL CISL UIL PROVINCIALI congiuntamente alle categorie FILCTEM e FP CGIL/ FEMCA e FPS CISL/ UILCEM e FPL UIL  esprimono incredulità rispetto alla decisione assunta ieri sera dal Consiglio di Amministrazione dell’ATO. Nei fatti il Consiglio ha ritenuto  di eludere la democratica scelta dei sindaci ritenendo di poter non tener conto della volontà degli Amministratori del Territorio. Hanno ritenuto cioè che valgono maggiormente le logiche interne rispetto alle volontà di chi deve rispondere ai cittadini: ai Sindaci appunto. Già in precedenza, CGIL CISL UIL hanno chiesto alla Provincia  di soprassedere alla volontà di decidere entro il 31 dicembre 2011 sul modello societario da assumere per la gestione del rete del ciclo idrico del territorio. Il perseverare dell’Amministrazione Provinciale  porta CGIL CISL E UIL  e le rispettive categorie a dissentire con convinzione dal percorso che sta realizzando. Ribadiamo con fermezza che nel giugno scorso l’esito schiacciante del referendum per la difesa dell’acqua pubblica deve vincolare ulteriori interventi che abbiano come tema quello del ciclo idrico. CGIL CISL UIL chiedono agli organismi preposti di rispettare ed accettare le volontà espresse dai cittadini con l’esito referendario.


Parla di sgomento il Comitato acqua pubblica del Territorio cremonese (con i referenti provinciali Francesca Berardi, Giampiero Carotti e Diego Antonioli) dopo il voto del Cda dell’Ato.  “Siamo sgomenti di fronte all’esito incredibile della votazione di ieri sera, in totale dispregio della dignità dei Comuni del territorio; lo sgomento aumenta leggendo l’interrogazione presentata ieri dall’on. Torchio, che suggerisce, a chiunque sappia fare due più due, il fondato sospetto che la gestione dell’acqua di Cremona e provincia sia già stata ufficiosamente assegnata e non certo alle aziende del nostro territorio. Ormai non si tratta più di una battaglia tra chi vuole privatizzare e chi vuole pubblicizzare. Né si tratta di una lotta tra chi vuole difendere l’esito democratico di un referendum e chi lo vuole negare, poiché la decisione unanime dei sindaci di tre giorni fa aveva reso giustizia anche a questo aspetto. – prosegue il Comitato – Né si tratta di discutere un progetto per migliorarlo, poiché è evidente che chi vuole privatizzare è sordo ad ogni richiesta di modifica. Con il voto di ieri sera siamo approdati direttamente sul campo delle regole fondamentali della politica e del vero significato della rappresentanza. Tutto questo percorso è stato segnato da forzature inaccettabili, spesso ai danni dei cittadini, ora sempre più anche ai danni dei loro legittimi rappresentanti, di qualunque orientamento politico essi siano. Nasca una sana e ferma ribellione dai nostri sindaci. Il presidente Salini, vero responsabile di questa macchinazione, ha gettato nel cestino ogni paziente e sensata offerta di compromesso giuntagli dai sindaci, noncurante di esporre l’intera provincia a una vergogna di portata nazionale, come dimostra l’indignazione altissima del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua. Di fronte a questi atti il voto di venerdì può solo essere contrario al piano d’ambito: ogni altra posizione sarebbe incomprensibile e scaverebbe un solco incolmabile tra i cittadini e i loro rappresentanti”.


Il segretario provinciale del Pd, Titta Magnoli, ha convocato per questa sera alle 18,30 tutti gli organismi del partito: segreteria provinciale, segreteria cittadina, i portavoce dei circoli e gli eletti in Comune e Provincia per discutere della vicenda e delle conseguenze politiche che  scaturiranno  dalla frattura  tra sindaci e presidente della Provincia. Durissime le dichiarazioni dell’ex presidente Giuseppe Torchio: “Mi associo alla indignata protesta per i fatti avvenuti ieri, quando è stata ignorata la volontà popolare rappresentata dai Sindaci, decidendo di procedere sulla strada della società mista e dell’ingresso dei privati nella gestione del servizio idrico. Per continuare la battaglia in favore dell’acqua pubblica e del rispetto della volontà popolare, tuttavia, la protesta non basta. Occorre chiedersi, piuttosto, a chi giova questo progetto. – continua Torchio –  Si pensi alle già denunciate interferenze di Gaz de France-Suez e al conflitto di interessi del team legale dell’Ato (Sciumé), e verrà forte il sospetto che si privatizzi non in nome della liberalizzazione, ma in nome di un nuovo monopolio privato, a scapito dei cittadini che col loro portafogli dovranno remunerare il capitale investito, nonostante questo sia stato escluso dal referendum di giugno.  Altro sarebbe se anche la quota privata venisse acquisita dalle aziende pubbliche del territorio, le nostre “sette sorelle”. Potrebbe essere una soluzione di compromesso, dove a una formale privatizzazione corrisponderebbe tuttavia un immutato controllo pubblico”.

“Anche qua tuttavia c’è un rischio. Salini ha deciso di mettere sul mercato (vedasi il “piano delle alienazioni” collegato al bilancio 2012 che sarà discusso e approvato il 21 dicembre) tutte le partecipazioni societarie della Provincia, comprese quelle che potrebbero ancora servirci – come Autocisa o Brebemi, almeno fino alla loro realizzazione – e con la sola eccezione di Autostrade Centropadane. – continua Torchio –  Tra queste, sono in vendita anche le quote di Padania Acque (di cui la Provincia è azionista di riferimento con circa il 12%) e di Scrp (4%), società interamente pubbliche che agiscono nel campo del servizio idrico. Non vorremmo che questo fosse il “piano B” di Salini: far rientrare dalla finestra, con la cessione delle quote delle aziende, quelle multinazionali che fossero eventualmente escluse dalle decisioni dei Sindaci e del Consiglio Provinciale. O che, ancor peggio, ci fosse un “piano C”: aggiungere queste ulteriori quote di privatizzazione al 40% che si andasse a decidere nell’assemblea di domani. La nostra vigilanza deve rimanere altissima: la sensazione è che, sulle nostre teste, si stia giocando una partita economica di grande rilievo. Per questo parteciperò, e invito tutti a partecipare, alla manifestazione prevista per domani alle 17,30 da Porta Venezia per la Fiera”.


Il Coordinatore provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà, Gabriele Piazzoni, invita i sindaci alla difesa del loro ruolo e della volontà dei cittadini. “La decisione presa dal Consiglio di Amministrazione dell’ATO di ignorare la richiesta di ritirare il piano che prevede la privatizzazione della gestione del servizio idrico giunta dalla quasi totalità dei Sindaci della Provincia di Cremona è uno schiaffo ai cittadini, ai Sindaci e alla democrazia.  – dice Piazzoni – Non permetteremo che un manipolo di affaristi capitanati dal presidente della Provincia Massimiliano Salini ignorino la volontà popolare e le corrette procedure democratiche che sono alla base della nostra Nazione, come sancito dalla Costituzione. Parteciperemo alla manifestazione di protesta indetta contro questo spregevole tentativo di abuso da parte del CDA dell’ATO e per aiutare la Conferenza dei Sindaci a dire che l’acqua in provincia di Cremona deve restare a gestione e proprietà pubblica. Siamo certi che questa battaglia abbia un valore universale e trasversale alle forze politiche e che i Sindaci, che tutti i giorni si adoperano per la buona amministrazione dei propri Comuni in accordo con i propri concittadini, sapranno ergersi a difesa della volontà di questi ultimi, non tenendo in alcun conto le pressioni di coloro che cercano di bipassare le istituzioni democratiche e la volontà popolare e che prima o poi saranno fermati o dagli elettori o dalla magistratura o dalla storia”.

 

Duro anche il commento di Giuseppe Trespidi (Udc). “Venerdì sera ai Sindaci sarà reiterata la proposta di gestire il Servizio Idrico Integrato con una società mista pubblico-privato nonostante la richiesta della stragrande maggioranza dei Comuni di rinviare la scelta. Richiesta di rinvio che si è sostanziata con l’astensione del comune di  Cremona con il proprio assessore Francesco Bordi nella riunione del CdA di mercoledì. A questo punto – dichiara il Segretario provinciale dell’UDC Giuseppe Trespidi – se non si vuole sancire una rottura a livello territoriale occorre che Cremona e Crema modifichino la loro posizione di astensione in voto contrario. In tal modo la proposta di società mista non raccoglie i 181.000 voti richiesti ma li raggiungera’ il no. La gestione del Servizio Idrico Integrato ha bisogno di una soluzione adeguata, condivisa e sostenuta dalla stragrande maggioranza dei Sindaci del territorio. Va evitato nel modo più assoluto di definire la scelta del modello di gestione in modo ideologico o in semplice contrapposizione a chi in questa fase sta amministrando la Provincia. La politica del nostro territorio – continua Trespidi – necessita di un cambio di passo, di una modalità diversa di approccio ai problemi soprattutto quando riguardano l’universalità dei cittadini del territorio. Occorre uscire dalle logiche di destra, sinistra, centro, maggioranza e opposizione. Non possiamo rischiare di far diventare la scelta del modello di gestione del l’ennesimo tormentone. I cittadini non solo non condividerebbero ma li allontaneremmo ulteriormente dalla politica. Occorre superare gli slogan e i pregiudizi definendo una scelta di gestione del Servizio Idrico Integrato che unisca i Cittadini e il territorio. Una scelta che si ritiene la più adeguata a fornire un servizio pubblico che dia garanzie di efficienza e di minor costo per i Cittadini. La politica e i Sindaci – conclude Trespidi – devono dare un messaggio positivo ai cittadini cremonesi e del territorio dimostrando che sanno affrontare con determinazione le situazioni di difficoltà salvaguardando civilmente e solidaristicamente la parte più debole della società. Naturalmente con i fatti e non con gli annunci”.


Il portavoce della Federazione della Sinistra, Piergiorgio Bergonzi, ha inviato una lettera al presidente della Provincia, Massimiliano Salini con la quale gli chiede di far luce su inquietanti interrogativi che stanno sorgendo nell’opinione pubblica.

“Signor Presidente, non era mai accaduto dopo i Podestà. Che un organismo amministrativo (cda dell’Ufficio d’ambito), emanazione della Provincia, respingesse la richiesta di 102 sindaci su 103 di ritirare il Piano d’ambito dell’Ato che prevede la privatizzazione dell’acqua a Cremona. Lei, signor Presidente, non ha speso una parola per dissociarsi da un simile inaccettabile comportamento, ci auguriamo che non abbia contribuito a determinarlo. Oggi i Sindaci dovranno così esprimersi nel merito del Piano di privatizzazione del servizio idrico cremonese. Lo faranno con l’alto senso di responsabilità che ha fino ad oggi caratterizzato le loro prese di posizione e che si è scontrato con comportamenti di segno completamente opposto. A me sembra che, dopo quanto accaduto, ci siano molte ragioni in più per bocciare il Piano d’ambito, per arrivare, poi, alla elaborazione di un nuovo progetto che salvaguardi il carattere pubblico del servizio idrico, faccia proprio il risultato referendario nel rispetto del voto e nell’interesse dei cittadini cremonesi. Infine l’Assemblea dei sindaci di domani si svolgerà in assenza di risposte ad interrogativi inquietanti in parte già pubblici. E’ vero che la società Suez (già socia del servizio idrico di Arezzo e in Acea) sarebbe interessata ad entrare nella società mista pubblico privato come prevista dal Piano d’ambito? E’ vero che lo studio legale Sciumè-Zaccheo e associati ha rappresentato in più occasioni (Arezzo in primis) gli interessi di tale società Suez? E’ vero che l’avvocato Guffanti, cui dalla Provincia e dall’Autorità d’ambito è stato affidato incarico professionale per il piano che prevede la privatizzazione del servizio idrico, è Associato dello studio Sciumè-Zaccheo? E vero che allo stesso avvocato Guffanti sono stati assegnati dalla Provincia incarichi di consulenza diversi per importi di centinaia di migliaia di euro, fra cui quello di consulenza giuridico legale nella procedura di affidamento del servizio di distribuzione del gas naturale in provincia di Cremona (essendo Suez il terzo operatore di gas naturale in Italia!)? E’ vero che nella provincia di Cremona Suez opera con agenti commerciali per pubblicizzare la propria fornitura di gas ed energia elettrica e per assicurare che sarà presente anche nel servizio idrico quando sarà privatizzato. Se tutto o solo una parte di tutto ciò fosse vero ci troveremmo di fronte a pratiche di un conflitto di interessi gravissimo e senza precedenti nel nostro territorio. Signor Presidente, la grande maggioranza dei cittadini cremonesi che vogliono l’acqua pubblica e si oppongono con la massima determinazione al Piano d’ambito che ne prevede la privatizzazione, a maggior ragione esigono da Lei risposte a questi interrogativi. Nella consapevolezza che se anche il primo bene comune, quale è l’acqua, divenisse fonte di profitto, merce di scambio e oggetto di conflitto di interessi saremmo di fronte a forme di imbarbarimento mai esistite e che mai dovranno esistere nel nostro territorio. Per tutto questo saremo in tanti a manifestare per impedire la privatizzazione dell’acqua a Cremona“.

 

Anche Maurizio Mele, presidente del Comitato Arci di Cremona, chiama alla mobilitazione. “Apprendiamo con preoccupazione la decisione del CdA dell’AATO che ieri sera ha respinto la richiesta di revoca del Piano d’Ambito democraticamente votata da 102 Sindaci della provincia di Cremona: una decisione inaccettabile ed incomprensibile, irrispettosa della volontà popolare e della dignità dei Sindaci. Non recepire la richiesta dei Sindaci, il non voler comprendere o mal interpretare la loro volontà, con tatticismi e tecnicismi dell’ultima ora,  significa ignorare la volontà di un intero territorio provinciale, realmente rappresentato dai Sindaci poiché vicini alle loro comunità,  ma soprattutto di un intero Paese, che civilmente e nel rispetto delle regole democratiche, ha chiaramente espresso la sua contrarietà alla privatizzazione dell’acqua. L’ARCI insieme ai Comitati Acqua Pubblica di Cremona e provincia sarà a fianco dei Sindaci di fronte a questa decisione e chiederà ancora una volta a tutti loro di rispettare la volontà popolare democraticamente espressa con il referendum e di bocciare il Piano d’Ambito. Chiediamo ai Sindaci di unire il loro voto a quello di 27 milioni di italiani e di 134.957 cremonesi, perchè l’acqua è un diritto umano, perchè l’acqua è un bene comune di tutti i cittadini che i Sindaci rappresentano, cittadini che a maggioranza e democraticamente hanno scelto l’acqua pubblica, l’acqua del Sindaco”.


Infine Clarita Milesi dell’Italia dei Valori ha presentato un ordine dei giorno urgente in Consiglio Provinciale con la quale chiede un impegno del Consiglio al rispetto della gestione pubblica dell’acqua nel rispetto dell’esito referendario.


© RIPRODUZIONE RISERVATA


© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...