Sciopero dei sindacati Ai giardini dalle 15 alle 18 In campo anche la Fiom
Sindacati uniti anche a Cremona per protestare contro la manovra del governo Monti. Appuntamento lunedì 12, dalle 15 alle 18, ai giardini di piazza Roma. In campo anche la Fiom. I metalmeccanici cremonesi sciopereranno 8 ore per contrastare i provvedimenti del “Salva Italia”, ma anche per denunciare e contrastare la scelta della Fiat di estendere il modello Pomigliano in tutti gli stabilimenti del Gruppo.
«Il giudizio sulla manovra – spiega Massimiliano Bosio, Segr. Gen. Fiom-Cgil Cremona – è molto negativo perché essa presenta tagli pesantissimi che colpiscono ancora una volta i lavoratori dipendenti, i pensionati, i precari, i giovani e non affronta il vero problema: l’ingiustizia sociale e la redistribuzione della ricchezza. L’intervento sulle pensioni, cancellando praticamente le pensioni di anzianità, innalzando di secco l’età pensionabile (che grida vendetta nei confronti dell’occupazione giovanile) e la mancata rivalutazione, è particolarmente grave nei confronti delle donne e di chi ha iniziato precocemente a lavorare. Contestualmente, attraverso gli interventi sull’aumento dell’Iva e della benzina, si vuole continuare a far pagare una sola parte di questo Paese. Non si può parlare di equità affermando che tutti devono pagare qualcosa, senza però rendersi conto che c’è chi ha già pagato troppo e chi non ha pagato nulla. Questo non è equo e non è giusto».
«Si devono tassare le transazioni finanziare – continua Bosio -, avere la possibilità di emettere Eurobond, affrontare il problema del debito in modo complessivo e non lasciare soli i singoli Stati, darsi una nuova politica di sviluppo sostenibile. Questo nella manovra non c’è, con lo sciopero generale si chiedono profondi cambiamenti a questa manovra e si chiede che quando si affronterà il tema del mercato del lavoro la marcia e la direzione siano altre. Per noi metalmeccanici lo sciopero del 12 dicembre è anche contro le scelte che la Fiat sta facendo e per difendere il Contratto Nazionale. Cancellare il contratto nazionale vuol dire andare su una strada aziendalistica e corporativa che non porta alcun vantaggio per i lavoratori».