Cronaca

Ma a Siviglia tra ‘700 e ‘800 si giocava a golf? L’idea geniale per un Barbiere svecchiato e godibile

Alla fine del primo atto ci si domanda: ma a Siviglia tra Sette e Ottocento si giocava a golf? Il pubblico, distratto dalla briosa giocosità dell’inarrestabile locomotiva rossiniana, non bada che scene e costumi fanno diventare il capolavoro buffo del pesarese “Il barbiere di… Columbus”. L’idea geniale è venuta al regista Federico Grazzini con la collaborazione della costumista Valeria Bettella: rappresentare la scena nello stato dell’Ohio in America più o meno nel decennio dopo la fine della seconda guerra mondiale. Motivo? Non si sa. E infatti qui la bocca dei melomani si storce non poco, perché il melomane va a teatro per vedere stereotipi rassicuranti, non per cercare novità e svecchiamenti. Sarà un po’ una mania quella dei moderni registi d’opera, però è l’unico modo per dare una connotazione contemporanea ad uno spettacolo d’altri tempi. L’importante è cercare almeno di evitare discrepanze tra libretto e scena (la graziosa casetta era senza balcone!). Se poi si aggiunge la connaturata comicità che la musica di Rossini rappresenta ancora oggi nell’immaginario musicale collettivo, ecco che è confezionata una splendida serata come quella che abbiamo trascorso al teatro Ponchielli di Cremona l’8 dicembre a chiusura della Stagione Lirica 2011. Anche il cast vocale era più che azzeccato. Già la rinnovata presenza di Omar Montanari come Bartolo (giusto l’anno scorso era Don Magnifico nella rossiniana Cenerentola), con la sua perfetta dizione e spiccata presenza scenico-vocale, era garanzia di spigliatissima conduzione. E pure Edgardo Rocha, che nella scorsa stagione sempre in Cenerentola era Alidoro, è tornato a far apprezzare la sua voce di tenore aggraziata ed elegante, con belle agilità sempre chiare. Rosina aveva la gradevole voce del contralto foggiano Concetta D’Alessandro. E promette bene il giovane basso Roberto Lorenzi, vincitore del ruolo di Don Basilio nell’ultimo concorso Aslico. Pure ben sciolte le doti attoriali degli interpreti, sopra tutte quella naturalissima e spigliata di uno splendido «Factotum della città», il baritono Marcello Rosiello, egli pure di ottima dizione (quanto s’apprezza non dover leggere i sopratitoli quando un cantante apre bocca!) e di voce che, bucando il proscenio, spostava le tende del palco reale! Chi ricorda, infine, Loredana Arcuri nella sua splendida Liù in Turandot nel 2008, non avrà che apprezzato l’aria di Berta interpretata con bellissima e netta vocalità. Le scene di Andrea Belli simpaticamente vanno e vengono scorrendo lateralmente lungo binari, a volte dietro vigilanza di Figaro che con cenni sembra in concreto realizzare veramente ciò che Sterbini gli fa dichiarare nella famosa cavatina, ovvero che tutto sia al suo comando! Sempre ottimi gli uomini di Antonio Greco e il tutto veramente di una godibilità estrema (con buona pace dei melomani tradizionalisti!), grazie anche alla direzione di Matteo Beltrami che favoriva una giocosità non sguaiata ma elegantemente suggerita. Il pubblico, che durante questa stagione lirica lascia ben poche poltrone vuote, ha gradito alquanto offrendo calorosi applausi e tanti «braviiii».

 

Paolo Bottini

 

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...