Discarica di amianto, quella tangente sotto la torre Velasca Ecco perché l’inchiesta va a Milano
– Nella foto, l’ex cava di Cappella Cantone e l’imprenditore Locatelli
Ci si avvia verso il passaggio alla Procura di Milano dell’inchiesta bresciana “Fiori d’acciaio”, o meglio del ‘filone’ tangenti, che riguarda l’ex cava di Retorto (Cappella Cantone). Il reato di corruzione, secondo gli investigatori legato all’ottenimento dell’autorizzazione per la discarica di amianto nella nostra provincia, si è consumato nel capoluogo meneghino. Stanno per concludersi gli interrogatori di garanzia, per gli arrestati accusati di corruzione aggravata, nella città della Leonessa. Il vicepresidente del consiglio regionale lombardo Franco Nicoli Cristiani non ha risposto alle domande (leggi l’articolo). Il funzionario Arpa Giuseppe Rotondaro ha invece giustificato i 10mila euro ricevuti parlando del pagamento di una consulenza (e ha detto di non essere stato consapevole della presenza dei 100mila euro nel pacco ricevuto e destinato, in ultima battuta, a Nicoli Cristiani). Oggi davanti al giudice per le indagini preliminari di Brescia (che ha dichiarato l’incompetenza territoriale) è previsto l’interrogatorio dei presunti corruttori: l’imprenditore Pierluca Locatelli e la moglie. La donna è ai domiciliari, gli altri tre sono in carcere. Per il politico regionale del Pdl gli avvocati hanno già chiesto gli arresti domiciliari (in caso di dimissioni, e Nicoli Cristiani è disponibile a fare un passo indietro il prima possibile, non ci sarebbe più il pericolo di reiterazione del reato). Dopo le decisioni del gip, toccherà alla Procura milanese occuparsi della vicenda. Atti al procuratore aggiunto Alfredo Robledo, il quale guida il pool che si occupa di reati contro la pubblica amministrazione.
Secondo l’indagine il primo passaggio di denaro risale al 26 settembre di quest’anno (lo stesso giorno in cui è arrivato l’annuncio della concessione dell’Autorizzazione integrata ambientale per la discarica di amianto a Cappella Cantone). Un pacco, che secondo il quadro accusatorio contiene la mazzetta da 100mila euro in banconote da 500 per l’esponente del Pdl, viene consegnato dai Locatelli a Rotondaro a Capriate San Gervasio (Bergamo), poco oltre il casello dell’autostrada. Il funzionario Arpa fa da tramite e fa pervenire poi il pacco a Nicoli Cristiani, a Milano, poche ore dopo, nel ristorante Berti di via Algarotti (e 100mila euro sono stati ritrovati dai carabinieri, in banconote da 500, nello studio della casa di Nicoli Cristiani nel corso degli arresti e delle perquisizioni di mercoledì). Il 30 settembre, invece, 10mila euro vengono dati a Rotondaro da Pierluca Locatelli. L’incontro avviene nei pressi della torre Velasca, a Milano. Anche questa volta, come il 26 settembre, i carabinieri tengono monitorati gli avvenimenti. I due si vedono in un bar di piazza Velasca, quando sono da pochi minuti passate le nove e mezza di mattina. Successivamente si avviano verso l’Audi di Rotondaro e ci entrano dentro. L’imprenditore, a questo punto, mette la presunta bustarella da 10mila euro nel bracciolo portaoggetti del posto di chi guida, prima di uscire e allontanarsi.
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