Cronaca

L’ex cava tra amianto e mazzette «Presto nuovi indagati, siamo all’inizio»

– Sopra, la conferenza stampa: da sinistra il capitano Pietro d’Imperio, comandante del nucleo investigativo del reparto operativo; il maggiore Dionisio De Masi, comandante del reparto operativo; il procuratore aggiunto Fabio Salamone; il procuratore antimafia Pierluigi Dell’Osso; il colonnello Marco Turchi, comandante provinciale dei carabinieri di Brescia. Nel riquadro, l’imprenditore arrestato Pierluca Locatelli


DALL’INVIATO – Traffico di rifiuti, corruzione. Mazzette a nomi eccellenti. Dalle prime ore di mercoledì mattina decine e decine di uomini dell’Arma bresciana sono entrati in azione dopo indagini iniziate circa otto mesi fa con i magistrati Silvia Bonardi e Carla Canaia. Dieci arresti dopo l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Brescia Cesare Bonamartini. L’attività, nelle mani di procura e Dda, è partita dal traffico illecito di rifiuti (irregolarità di competenza della Dda). Un’attività complessa, che dallo smaltimento di materiali non trattati nel sottofondo stradale di alcuni cantieri della Brebemi (l’autostrada Brescia-Bergamo-Milano), si è spostata, anche grazie a numerose intercettazioni, telefoniche e ambientali, sulla corruzione. Corruzione che sarebbe servita per riuscire a ottenere, e il prima possibile, l’autorizzazione per la discarica di amianto a Cappella Cantone, in provincia di Cremona.

GLI ARRESTI

Coinvolti nomi di peso. Come il vicepresidente del consiglio regionale lombardo, Franco Nicoli Cristiani (Pdl) e il coordinatore delle funzioni di staff della direzione generale di Arpa Lombardia, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, Giuseppe Rotondaro (particolarmente legato a Nicoli Cristiani, dopo una nomina nel 2001).

Sono diversi i reati contestati a vario titolo ai dieci arrestati. Come detto vanno dal traffico illecito di rifiuti alla corruzione aggravata. Di entrambi deve rispondere Pierluca Locatelli, a capo del Gruppo Locatelli e della società satellite Cavenord, realtà impegnate nel progetto per la discarica di amianto a Cappella Cantone. Già in passato il suo gruppo era finito nel mirino delle forze dell’ordine per via della realizzazione della tangenziale di Orzivecchi e di scorie nel sottofondo stradale. L’imprenditore 53enne, di Trescore Balneario (Bergamo), è finito in carcere. Dietro le sbarre per corruzione aggravata pure Nicoli Cristiani e Rotondaro. Ai domiciliari la moglie di Locatelli, Orietta Pace Rocca, con ruoli in società del gruppo. Per il solo traffico illecito di rifiuti altre cinque persone sono finite invece ai domiciliari. Si tratta di Giovanni Battista Pagani di Pontoglio (Brescia), factotum di Pierluca Locatelli, Bartolomeo Gregori, 42enne di Telgate (Bergamo) responsabile della gestione autisti e trasporti del Gruppo Locatelli, Walter Rocca, 43enne di Bolgare (Bergamo) responsabile di un impianto di trattamento rifiuti (della Locatelli), Egidio Grechi, 52enne di Romano di Lombardia (Bergamo) consulente ambientale di Locatelli, e del consulente Giorgio Oprandi, 31enne di Vertova (Bergamo). Andrea David Oldrati, nato a Uzwill (Svizzera) nel 1967 e responsabile della Terraverde di Gorlago (Bergamo), società di consulenza ambientale, è, con la stessa accusa, in carcere.

LE TANGENTI: 100MILA EURO AL VICEPRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE

Questa mattina in una conferenza stampa organizzata in procura a Brescia sono stati delineati i risultati dell’indagine: da Locatelli mazzette a Nicoli Cristiani e a Rotondaro; soldi pure ad agricoltori dell’area attorno all’ex cava di Cappella Cantone, destinata a diventare una discarica di amianto, al fine di non far irrigare i campi a ridosso dei controlli sul margine con la falda (per non rischiare un innalzamento e per riuscire a procedere con l’iter di realizzazione). Gli investigatori hanno inoltre parlato di controlli ammorbiditi e dati piezometrici occultati.

Locatelli avrebbe fatto pervenire 100mila euro a Nicoli Cristiani il 26 settembre (nel giorno in cui è stata annunciata la concessione dell’Autorizzazione integrata ambientale per la discarica di Cappella Cantone). Soldi arrivati al vicepresidente della Regione tramite Rotondaro dell’Arpa (la consegna sarebbe avvenuta nel ristorante Berti di Milano). Pochi giorni dopo, il 30 settembre, denaro anche per lo stesso Rotondaro: 10mila euro. In una delle intercettazioni si sente la moglie di Locatelli preoccupata per i rischi legati alla mazzetta e il conteggio delle banconote.

UNA DISCARICA VITALE PER IL GRUPPO LOCATELLI

La discarica è stata definita di vitale importanza per il Gruppo Locatelli nel corso della conferenza stampa. Grazie all’autorizzazione Locatelli avrebbe potuto ottenere un finanziamento bancario da 15 milioni di euro. Questa mattina, nel corso delle perquisizioni, in due buste nello studio in casa di Nicoli Cristiani, a Mompiano (Brescia), sono stati trovati proprio 100mila euro, in banconote da 500 (perquisiti anche gli uffici in Regione). Sequestrata in via preventiva l’ex cava di Cappella Cantone. Così come un impianto di trattamento rifiuti in provincia di Bergamo, dove i camion sarebbero più volte arrivati con materiale da trattare, uscendone però dopo aver cambiato solo la bolla di accompagnamento (cantieri sono stati sequestrati in provincia di Milano e Bergamo). La Brebemi si dichiara “parte lesa” e intende costituirsi parte civile.

LE VERIFICHE NON SONO FINITE

Così alcuni investigatori: “Un’indagine complessa. Nuovi indagati potrebbero esserci a breve”. Di certo le verifiche non sono finite, come ha detto in conferenza stampa il procuratore di Brescia Fabio Salomone. Ulteriori accertamenti saranno attuati per valutare l’impatto dei rifiuti non trattati finiti nei cantieri. E c’è da attendere se novità emergeranno nella parte di indagine legata alla discarica di amianto. Documentazione è stata sequestrata anche all’Arpa di Cremona. Presente nell’incontro con i giornalisti pure Pierluigi Dell’Osso, procuratore nazionale antimafia vicario, che oltre ad aver portato il saluto del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso – il quale ha seguito la vicenda – ha inoltre parlato di organizzazione criminale.

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Ecco il video realizzato dall’Arma dei carabinieri per monitorare il sito di trattamento rifiuti per i sottofondi della Brebemi, l’intervento e la messa sotto sequestro degli impianti

FORMIGONI: PROCEDURE TRASPARENTI

“Nessuna fase o passaggio della procedura, che è sempre stata collegiale ha visto la partecipazione, a nessun titolo, delle persone oggetto dei provvedimenti giudiziari. Non la Giunta dell’aprile di quest’anno, che ha varato una delibera in cui si stabiliva la possibilità di realizzare discariche di cemento-amianto anche se non previste dal Piano cave provinciale: delibera supportata da diversi autorevoli pareri positivi firmati da tecnici e giuristi, la cui piena legittimità e correttezza è stata peraltro ribadita da una sentenza del Tar che ha respinto un ricorso avverso”. Queste le parole usate dal presidente della Regione, Roberto Formigoni, commentando la vicenda. La procedura, ha continuato, è stata “collegiale e perfettamente trasparente. Confido in una rapida azione degli organi inquirenti e sono sicuro che le posizioni personali possano essere presto e positivamente chiarite”.

Michele Ferro
(da Brescia)

 

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