Dieci domande al governo che verrà
Il 5 agosto scorso la Banca centrale europea ha inviato una lettera all’Italia firmata dal presidente Trichet con una serie di richieste al governo. Allora c’era sullo scranno più alto Berlusconi. Ora non c’è più. Restano le richieste di Bruxelles. E non sono poche. E nemmeno leggere.
Vista l’aria che tira ci permettiamo dieci domande al governo che verrà.
1) Costi. Abbiamo “spese di gestione” troppo alte. L’Europa ci chiede di ridurre i costi del pubblico impiego rafforzando le regole del turnover e, se necessario, tagliare financo gli stipendi. Gli statali in soprannumero potranno essere posti “in disponibilità”. Chi avrà la forza di affrontare un “Everest” del genere?
2) Patrimonio pubblico. Il nuovo governo come intende attuare il piano di dismissioni del patrimonio pubblico? Venderà, oltre agli immobili, anche le aziende a controllo pubblico come Eni, Enel, Finmeccanica?
3) Il lavoro. Bruxelles preme per una riforma urgente, la Banca centrale invita ad affrontare il tema dei licenziamenti (naturalmente con sistemi assicurativi, ecc.). Il governo da che parte sta?
4) Titolo di studio. E sul titolo di studio come la pensa? E’ favorevole o contrario alla abolizione del suo valore legale?
5) La Patrimoniale. La introdurrà oppure no? E se la adotterà, di che tipo sarà? Una tantum o permanente? E a partire da quale soglia di reddito? Eppoi il ricavato come e dove sarà impiegato?
6) Fisco. L’Europa ha chiesto: come verrà spostata la tassazione dal lavoro ai consumi e alla proprietà immobiliare? L’Iva è già stata alzata di un punto percentuale. Ora toccherà alla casa?
7) Servizi. L’Europa ci chiede la liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Siamo pronti a “privatizzazioni su larga scala”?
8 ) Legge elettorale. Di Pietro sostiene che, volendo, si può fare in due giorni. Casini vuole affrontare il tema (delicato) solo “dopo le emergenze”. E il governo?
9) Le donne. Rigore e sobrietà faranno rima con pari opportunità? In che misura le donne saranno coinvolte o, come sostengono i malignazzi, “banchieri e baroni sono indifferenti al valore delle donne”. Le quote rosa costituiranno una bella grana?
10) Pensioni. Il governo che verrà come giudica le pensioni di anzianità:sono intoccabili? L’età pensionabile a 67 anni nel 2026 è ritenuta sufficiente? E se non bastasse? La Banca centrale, al riguardo, vuole vedere risultati già dal 2012. Siamo pronti?
Naturalmente l’elenco dei quesiti e dei punti critici è più ampio. Ma già questo primo gruppo di “cose controverse” (come ha scritto Luca Ricolfi) danno una idea dei problemi sul tappeto. Saper prendere posizioni chiare su questi punti , significa avere un’idea del futuro dell’Italia
Enrico Pirondini