Adescava minori sul web per foto intime, smascherato dalla polizia postale
(sopra, l’ispettore Alberto Casarotti e il vicequestore aggiunto Adele Belluso in conferenza stampa)
Conversazioni via web tra la figlia di soli 12 anni e uno sconosciuto presentatosi come 19enne scoperte da una coppia cremonese. Preoccupazione, disagio. Tra il maggiorenne e la minorenne, attraverso un sistema di messaggistica istantanea (Messenger), contatti con riferimenti all’invio di fotografie. Sono sei e ritraggono la bambina. Sono autoprodotte e intime. Vengono ritrovate con accertamenti su pc dalla polizia postale, chiamata all’intervento dopo l’allarme della famiglia. E’ questo l’inizio di un’articolata indagine che ha permesso di arrivare alla vera identità del maggiorenne: non un 19enne, ma un 30enne bergamasco, adescatore di bambine e ragazzine, su internet.
“VUOI FIDANZARTI CON ME?”, COSI’ L’ORCO CONQUISTAVA LA FIDUCIA DELLE GIOVANI.
La Polpost, con verifiche tecniche e un’attività complessa durata circa un anno, ha ricostruito la trama della vicenda. Per il 30enne, denunciato, le accuse di detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico (rischia fino a cinque anni di reclusione). Un vuoto legislativo è da colmare per arrivare a colpire direttamente l’adescamento di minori in rete, ovvero quello che viene definito ‘grooming’ (si attende che il disegno di legge venga approvato definitivamente dal Parlamento). Non solo la piccola cremonese è finita nella tela del bergamasco: diverse le ragazzine (tra i 12 e i 15 anni) contattate in tutta Italia. L’uomo conquistava la loro fiducia, usava il loro slang, arrivava a parlare di “amore” (“vuoi fidanzarti con me?”), e convinceva le giovanissime ad inviare foto (via Messenger) o ad effettuare ‘esibizioni’ video. Con pose intime.
DAL QUESTORE ALL’ISPETTORE: GENITORI, ATTENZIONE
L’operazione della polizia postale, chiamata ‘Grooming’, è stata descritta in tarda mattinata in questura dall’ispettore capo Alberto Casarotti che guida la Polpost e dal capo di gabinetto, il vicequestore aggiunto Adele Belluso. La necessità di prestare attenzione al rapporto tra i propri figli e il mondo del web è stata rimarcata più volte nell’incontro con i giornalisti negli uffici di via dei Tribunali. Anche direttamente dal questore Antonio Bufano: i pericoli sono dietro l’angolo, bisogna vigilare; è importante la repressione, ma lo è ancora di più l’attività di prevenzione. Massima attenzione è consigliata ai genitori dalla polizia: “Il divieto genera curiosità. Meglio seguire i propri figli nel loro rapporto con internet e con il computer”, ha spiegato l’ispettore Casarotti. Account su chat e strumenti di comunicazione: magari a 13-14 anni, “non certo a 9 o 10”. Tra i consigli: “Avere password dei figli”, “scegliere se e quali foto utilizzare in rete” e “controllare l’eventuale presenza di sconosciuti tra le persone con cui vi sono contatti sul web”.
NEL PC FOTO, VIDEO E 2MILA CONVERSAZIONI CON RAGAZZINE
Queste tipologie d’indagine sono coordinate direttamente dalla procura distrettuale di Brescia. Caso nelle mani del sostituto Leonardo Lesti. L’uomo denunciato, B.G., libero professionista single stabilmente a casa della madre, ha agito sin dal 2007. Gli accertamenti iniziati sul computer utilizzato dalla bambina cremonese e consegnato alla polizia dai genitori, hanno portato dritti fino a lui. Perquisizioni e sequestri: sul pc del 30enne della provincia di Bergamo sono state ritrovate le sei foto della 12enne di Cremona (da lei nessun video). Ed è stato rinvenuto molto materiale pedopornografico (scambiato con altre persone): 70 video, 300 fotografie. Tutto catalogato con ordine. Allo stesso modo i poliziotti hanno scoperto la presenza di un archivio fatto di 2000 conversazione via chat con ragazzine. I rapporti si interrompevano quando le età superavano i 16 anni. In certi casi contatti con bimbe di 9-10 anni. Sono però sette, in totale, gli adescamenti con i quali il 30enne è riuscito ad avere immagini intime delle ragazzine (dai 12 ai 15 anni) o ‘esibizioni’ video.
POLIZIA POSTALE ALL’AVANGUARDIA
Un lavoro difficile quello della polizia postale, all’avanguardia nelle competenze tecnologiche (e non solo) legate al contrasto dei reati on-line. Nell’operazione ‘Grooming’ lunga la serie di verifiche, anche attraverso dati di Microsoft (Messenger è un suo prodotto) e operatori internet. I file trovati nella strumentazione sequestrata al bergamasco (pc, hard disk e affini) sono stati ricondotti alle singole conversazioni con le minorenni. Altro passo: informare le famiglie, dopo aver identificato con certezza le vittime. Stupore e incredulità, le reazioni.
Michele Ferro
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