Politica

Pd, i ‘rottamatori’: “Primarie anche qui” Virgilio: serve concretezza

Non chiamatelo scontro generazionale, battaglia tra giovani e vecchi, questione di correnti. “Quello che vogliamo costruire è un nuovo metodo per indirizzare scelte politiche, anche in campo elettorale”. Così Alessia Manfredini, consigliere comunale per il Pd e tra i più attivi democratici ‘under 35’ sul fronte locale dei ‘rottamatori’. Con Alessandro Corradi, altro consigliere comunale, e con Vittorio Soldo, portavoce del circolo di Soncino, Manfredini è stata la scorsa settimana a Bologna, a sentire Pippo Civati. A Firenze con Matteo Renzi, questo fine settimana, i ‘rottamatori cremonesi’ non sono andati, ma attraverso internet hanno seguito quasi tutti i dibattiti.

“Quella che si sta muovendo un po’ in tutta Italia – commenta Manfredini – non è una lotta tra giovani e vecchi, sia chiaro. Quello che si cerca di costruire è un metodo nuovo, un percorso nuovo per fare politica. Un percorso che parte necessariamente dalle primarie”. E sul nostro territorio, sottolinea, gli esempi non mancano. “Penso a Crema con le primarie – dice -, dove Alloni ha fatto un passo indietro e dove sta facendo un buon lavoro Stefania Bonaldi, la scelta di fondo è quella di puntare su figure nuove e comunque competenti”.

E se primarie sono state per le Regionali e primarie sono per Crema, primarie dovranno essere anche per la scelta dei parlamentari. “E’ naturale pensarlo – prosegue Manfredini -, visto anche che probabilmente si andrà a elezioni nei prossimi mesi. A Cremona è impensabile una scelta dei candidati al Parlamento che non passi attraverso questo strumento”.

 

Il consigliere Andrea Virgilio

VIRGILIO: “SERVE CONCRETEZZA” – Bene le primarie, ma da sole non bastano: serve anzitutto concretezza per ridare autorevolezza alla politica. Ad affermarlo è il capogruppo del Pd in Consiglio provinciale, Andrea Virgilio, intervenuto nel primo pomeriggio, dopo la chiusura del convegno a Firenze. “Per costruire un nuovo soggetto politico – dice Virgilio – non servono accuse reciproche, non basta evocare le primarie, un metodo indispensabile ma non sufficiente, perché il metodo da solo non salva questo paese, quello che serve è il merito e l’affermazione di una classe dirigente in grado di restituire autorevolezza alla politica. Fra il “big bang” e la “ditta”,  c’è nella realtà un forte bisogno di concretezza e un partito moderno deve essere in grado di offrire un cambiamento sia nelle politiche, sia nel modo di fare politica, anche attraverso un’aperta battaglia culturale all’interno del proprio mondo di riferimento”.

“Il fatto è che non solo fra i nostalgici del ‘900 ma anche fra i cosiddetti “rottamatori” il riformismo resta ancora qualcosa di secondario e di marginale – aggiunge l’esponente del Pd -. Prima a Bologna e poi a Firenze abbiamo assistito a idee diverse e talvolta antitetiche, confrontiamoci allora sulle proposte, non sull’età anagrafica o sulle facce, valorizziamo le nuove generazioni sulla base di quello che hanno da dire, altrimenti il rischio è quello di ridurre la politica a slogan riproponendo nuove correnti e nuovi personalismi”.

 

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