Cronaca

Udo Toniato, l’ultimo cantastorie padano

Dalla piccola bottega di Guastalla alla Biennale di Venezia. Una vita da naif. Nei suoi quadri tanti “umaciot”, gli omini delle aie di campagna e delle piazze in festa. Gran folla ai funerali in Duomo. Un trombettista jazz ha suonato “Polvere di stelle”. Da anni realizzava per  la Concattedrale  un magico  presepio in cui infilava la gente del Po, carriolanti, amici dell’osteria. Sepolto in una bara di legno grezzo:” Così potrà dipingerla a suo piacimento”.

GUASTALLA – E’ stato tante cose Udo Toniato, l’ultimo cantastorie padano, pittore naif tra i più singolari e fantasiosi, nato a Borgoforte  il 15 novembre 1930 e  morto il 21 ottobre scorso nella sua Guastalla  dopo una breve malattia, all’età di 81 anni. E’ stato anzitutto  un buon figliolo,  penultimo di ben sedici fratelli, cresciuto in una povertà mai  disperante, vissuta con serena reattività; è stato un buon lavoratore dai molti mestieri, anche il verniciatore di mobili o il risanatore della umidità dei muri (con la Solar Ray, insieme al socio Giuseppe Ferrari); è stato un cittadino impegnato ed un animatore di feste di piazza come hanno voluto ricordare, con una partecipazione funebre, “il comitato dla piasòla e le filuseri”;è stato un impareggiabile costruttore di presepi che, ogni anno, presentava in Duomo  infilandovi – prima dei Re Magi –  “il suo popolo”, come ha ricordato nell’omelia mons. Paolo Pirondini, parroco emerito della Concattedrale, e suo  amico di lunga data.

Ma Udo Toniato (si chiamava  in realtà Luigi ma Udo era il suo “scutmai” preso da un personaggio del film “Fronte del porto” , ovvero   Tommy Udo) era soprattutto un artista. A tutto tondo.

Alla pittura si è avvicinato agli inizi degli anni Sessanta quando ancora faceva il verniciatore di mobili in una bottega di Gualtieri, giusto davanti alla casa di riposo “Felice Carri” che ospitava Ligabue; i due spesso si incontravano .

La prima mostra risale al 1968, invitato alla rassegna naif di Luzzara; l’anno dopo era già “sul podio” con la medaglia d’oro del Presidente della Repubblica, vinta con l’opera “La valigia”.  Da allora è stata una lunga galoppata di rassegne, premi, ospitate televisive, incontri con i Vip dell’epoca (dall’attore Alberto  Lupo al “telecronista della luna Tito Stagno, dal regista Federico Fellini a Mike Bongiorno). Con due traguardi eccellenti: la grande mostra al Museo Cervi di Gattatico (2009) e la partecipazione alla dodicesima Biennale di Venezia, al Palazzo dei Pompieri (2010), accanto a giganti come il fotografo veneziano Fulvio Roiter, l’architetto Renzo Piano e lo stilista Ottavio Missoni. Traguardo di cui andava molto fiero tanto da fargli scrivere, appena dieci mesi prima di morire, sulla rivista Guastalla 2010: “Quanti anni sono passati, sulle spalle pesano come un macigno. Mi volto indietro e sembra ieri: i ragazzi in piasòla, poi la gelateria di Amleto Pagani ed infine l’impareggiabile PIccadilly. In quel periodo incominciai a dipingere, i miei amici dicevano che i veri naif erano quelli che compravano i miei quadri…”.

Il  primo fu il pittore-scultore Andrea Mozzali (1895-1977).Toniato ricordava volentieri: ”Sì, Mozzali me ne ha comprati addirittura tre ed uno di questi raffigurava La Bohème in teatro a Guastalla.Io  andavo a trovare Mozzali  tutte le sere e lui mi diceva “Udo, risparmia le tue idee per un altro quadro, non mettere troppe cose in uno solo”. Mi consigliò inoltre di fare anche qualche incisione su zinco e di cimentarmi nella scultura. Ho seguito il suo consiglio ed ho fatto bene. Due anni fa la libreria Prandi di Reggio Emilia ha pubblicato una rassegna delle mie opere. Esse raffigurano per lo più gente comune, vale a dire boscaioli, pescatori, carriolanti, gente dell’osteria;  i miei personaggi classici, i miei umaciot , appartenenti a quel mondo al quale sono affezionato. Anch’io, come Antonio Ligabue, devo molto a Mozzali”.

Ha scritto il giornalista e concittadino Umberto Bonafini (1933-2011): “Toniato è un uomo semplice, con idee semplici, che si esprime in quadri di facile lettura. La grandezza di un artista la si misura sull’effetto immediato che la sua opera esercita in chi la guarda. Più è semplice, chiara, descrittiva e meglio é. Lo sapeva bene Giuseppe Verdi quando compose “La donna è mobile”, melodia popolare, orecchiabile ma altamente bella. Di certo più comprensibile di “In quella tomba oscura” di Beethoven Udo Toniato è l’ultimo vero cantastorie di questa terra padana”.

Ai suoi  funerali c’era una gran folla ed il Duomo di Guastalla era così gremito (in testa il sindaco Giorgio Benaglia col vice Vincenzo Iafrate)  che non è stato possibile chiudere il portone di ingresso. Ben quattro i celebranti: il parroco don Alberto Nicelli, mons. Paolo Pirondini, don Roberto Gialdini (S. Rocco, S. Giacomo) ed il diacono Paolo Prati. Essendo Toniato (anche) un amante del jazz, la famiglia ha invitato un eccellente trombettista (SimoneCopellini )  ad eseguire – dalla balaustra dell’organo Serassi – un brano assai caro al pittore, ovvero “Stardust” (Polvere di stelle), uno dei brani più classici della canzone americana composto nel 1927 da Hoagy Carmichael (1899-1981), geniale pianista americano, autore pure di un altro capolavoro che Udo amava: Georgia on my mind. Il pittoreriposa nel cimitero comunale di Guastalla in una bara di legno grezzo. “Così –  hanno detto i figli Paola e Roberto- potrà dipingerla a suo piacimento”.

Enrico Pirondini

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