Zanibelli (Udc) sui ‘finti matrimoni’: «I consiglieri si scusino per non aver rispettato il proprio ruolo istituzionale»
Dopo la nota del Prefetto, non si placa la discussione sui finti matrimoni celebrati da due consiglieri comunali con fascia tricolore. Le opposizioni prendono atto della mancanza di illeciti verificata dalla Prefettura, ma esprimono concordi una preoccupazione per l’etica delle istituzioni. Ecco il contributo di Angelo Zanibelli, capogruppo Udc.
«In un paese in cui un ministro della repubblica mostra il dito medio e si pulisce le parti meno nobili con il tricolore, la vicenda delle cerimonie di matrimonio modello Las Vegas possono apparire piccola cosa. Esse nascondono invece una totale perdita del senso dello Stato, un mancato rispetto delle istituzioni, una incapacità di rappresentare con dignità il ruolo che si ricopre. Quello che più preoccupa in questa vicenda ed il danno vero alle istituzioni provengono non tanto da ciò che è stato fatto, che potrebbe essere liquidato come una grave superficialità, ma il tutto è fortemente aggravato dalle risposte e dai commenti degli interessati.
Anziché prendere atto e chiedere scusa per essersi prestati come dei comuni clowns ad una farsa per abbellire un pranzo di matrimonio, hanno direttamente confermato che a quella messa in scena sono stati invitati e hanno partecipato in quanto consiglieri comunali. Anche se il Prefetto ritiene non vi siano profili rilevanti di illegittimità, sicuramente la cosa non può essere liquidata come una goliardata, e resta valido il richiamo fatto dal Sindaco al rispetto del ruolo rivestito da chi è eletto o nominato ad un incarico pubblico e che, in forza di questo rappresenta le istituzioni.
E’ bene che si richiami, perché troppo spesso lo si dimentica, il confine tra pubblico e privato, che per chi riveste cariche pubbliche, non esiste. Certo fa parte anche questo dei limiti, degli obblighi, dello spirito di servizio alla collettività al quale deve soggiacere chi è in una posizione di responsabilità, che non può permettersi di fare tutto quello che un privato cittadino può fare. E’ questo un principio cui ci hanno disabituato i comportamenti di chi ci governa, ma al quale a Cremona vorremmo ancora essere fedeli.
Se i consiglieri coinvolti comprendono tutto ciò, riconoscono che quanto fatto costituisce un comportamento grave e lesivo del ruolo che coprono, si scusino e ne facciano pubblica ammenda, se invece insistono nel voler giustificare la loro posizione come goliardata o favore ad amici, significa che non sono degni di sedere in questa assemblea».