Per il Prefetto quei finti matrimoni si possono fare, nessun illecito dei due consiglieri del Pdl
Per il Prefetto Tancredi Bruno di Clarafond non ci sarebbe alcun motivo di illecito nei finti matrimoni celebrati dai due consiglieri comunali Marussich e Ventura in quanto si tratta di una usanza prevista dal “massimario” per l’Ufficiale di Stato Civile. Oltretutto i matrimoni finti venivano effettuati con una fascia “fatta in casa” e quindi non ci sarebbe nulla di censurabile. L’interpretazione del Prefetto, massima autorità in materia di simboli patrii, è sicuramente opposta rispetto ad alcuni pareri dati in questi giorni da alcuni legali cremonesi allo stesso sindaco Perri. Ecco il comunicato stampa del Prefetto.
“In merito alle notizie riportate dai locali organi di informazione in ordine alle celebrazioni simboliche di matrimoni effettuate nell’ambito territoriale provinciale, il Prefetto, Tancredi Bruno di Clarafond, comunica che il Massimario per l’Ufficiale di Stato Civile, pubblicato dal Ministero dell’Interno, prevede la possibilità per il Sindaco, successivamente alla celebrazione del matrimonio nella casa comunale, di recarsi in un luogo privato e ripetere il rito a scopo puramente simbolico, senza intercorrere in alcuna sanzione, in quanto “la celebrazione non ha alcun valore giuridico e non dà luogo ad alcuna ipotesi di illecito”.
“La consuetudine della ripetizione della celebrazione puramente simbolica, prassi questa ampiamente diffusa nel territorio nazionale ed utilizzata anche da personalità di rilievo – sulla base di un’ampia interpretazione delle sopraccennate disposizioni – risulterebbe prevalentemente possibile nell’ambito territoriale del comune in cui è stato celebrato il matrimonio, giuridicamente valido ai fini della legislazione italiana”.
“Il Massimario però, non precisa e quindi, non esclude che il Sindaco, dopo aver celebrato il matrimonio nella casa comunale, possa anche ripetere la cerimonia che – come detto – non ha alcun valore giuridico anche in un luogo privato sito in un altro comune della Repubblica”.
“Nelle fattispecie di cui trattasi, risulta sussistente, sulla base degli elementi acquisiti dagli accertamenti disposti al riguardo, soltanto un’interpretazione della parte dell’officiante in un luogo privato, per amicizia o cortesia nei confronti degli sposi o del titolare dell’esercizio commerciale, non potendosi configurare l’ipotesi prevista dal Massimario. Ciò in quanto non è stata richiesta al Sindaco del Capoluogo la ripetizione della celebrazione del matrimonio e non è stata eseguita, integralmente, la lettura degli articoli del codice Civile previsti per la celebrazione del matrimonio. Non essendo, inoltre, stata utilizzata, la fascia tricolore in dotazione al Sindaco, ma un esemplare confezionato artigianalmente, non appare configurabile una fattispecie censurabile con provvedimenti sanzionatori di natura giuridicamente rilevante”. Appare doveroso, comunque, sottolineare che, in ordine all’uso della fascia tricolore da parte del soggetto che rappresenta la comunità locale, risultano pienamente vigenti le disposizioni recate dall’allegata circolare n° 5 in data 4 novembre 1998 del Ministero dell’Interno”.