Cara Rosy, perché spara su Renzi?
Signora onorevole Rosy Bindi, sapendo che di solito lei è la più applaudita alle feste del Pd (partito di cui è orgogliosamente presidente da quasi due anni), mi sono permesso sere fa di seguirla a FestaReggio, immaginando una sua chiusura col botto. Visto quel che succede nella sua Casa e la nota arditezza della sua parola, mi aspettavo tuoni, fulmini e “spesse saette”, come diceva l’Ariosto. L’ho seguita con gli occhi buoni, da bue stracco dopo l’aratura, in attesa della unghiata. Con ostinazione quasi luterana ho aspettato. Invano.
Mi perdoni, ma da giorni, lei sta riciclando la solita musica. Berlusconi, sostiene, è responsabile anche dell’antipolitica perché ha fatto passare la convinzione per cui “tutti i partiti e tutti i politici sono uguali”. Occorrerebbero, ha insistito, un governo di transizione, una nuova legge elettorale, eppoi la capacità di tenere insieme “tutti coloro che sono alla opposizione”. Una parola. Sul caso Penati ha glissato come un vecchio pianista anni Trenta, anzi pizzicando i giornali ed i tiggì perché ne parlano troppo “sempre con accanto la dicitura di ex capo della segreteria di Bersani”. Solo quando ha infilato la polemica (a distanza) con il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, ho rivisto la catechista e pasdaran di un tempo, l’ultrà cattolica avvezza a districarsi tra i Mastella e i teodem, quella che sapeva rispondere per le rime persino a Cossiga che si era permesso di dirle “Bindi, non dia lezioni di etica politica. Lei è brutta, cattiva e cretina”.
Al nome di Renzi è scattata come Bolt ai Mondiali, anche lei in anticipo. Il bischero la vuole rottamare perché lei è ormai giunta “alla quinta legislatura”? Ma come si permette il signorino. “Non mi sta bene – ha risposto – che Renzi faccia la caricatura degli altri, vada ad Arcore, dica che si vuole candidare alle primarie contro Bersani. Nel partito non ci sono mai stati tanti dirigenti giovani come adesso”. Ed infatti, lo ha ricordato lei “se non ci fossero le deroghe, in Parlamento non ci sarebbero più – oltre a lei – Baffino D’Alema, Wallterloo, Dariuccio Franceschini ed “Enrico Letta che ne ha già 45”, come ci ricorda Marco Travaglio sull’ultimo numero dell’Espresso.
Signora onorevole, lo so, l’anagrafe non basta. Ma se passo in rassegna la moltitudine dei numeri primi che vorrebbero fare il leader al posto del Cavaliere, di giovani (si fa per dire) vedo solo Nichi Vendola e “Giggino a’manetta”. Gli altri, tranne l’Alfano del Pd (cioè Nicola Zingaretti, “educato e implume come Angelino”), hanno i capelli bianchi e sono pure (vero Passera? vero Montezemolo? vero Casini?) sospettosi di venire acchiappati, cioè presi per le medesime.
Ciclone Rosy, se non sbaglio lei è in Politica da circa trent’anni. Nel 1984 erà già vice presidente nazionale dell’Azione Cattolica e quando le BR hanno ammazzato (febbraio 1980) il suo capo Vittorio Bachelet – all’epoca vicepresidente del CSM, uomo “molto vicino a Paolo VI” (come si legge nel “Libro degli anni di piombo” a cura di Marc Lazar) – lei era al suo fianco. Ha visto nascere l’Ulivo, la Margherita e i DICO. Ha fatto due volte il ministro con Prodi (Famiglia e Sanità), oggi è persino vice presidente della Camera ed intende pure auto-candidarsi a salvatrice del partito braccato dalle toghe. Scusi, signora, ma non è che lei vuole pure lo scalpo di Bersani?Povera stella piacentina, è in carica da appena 23 mesi. Non faccia come fece con la Dc ai tempi di Tangentopoli quando lei urlava al suo segretario Martinazzoli: “Fai piazza pulita degli inquisiti, meglio pochi ma buoni”. Mino l’ascoltò e la Dc tirò le cuoia. Per sempre.
Enrico Pirondini