E’ nato il giornalismo dei cittadini: elogio dei blog e della rete al Festivaletteratura di Mantova
Elogio dei blog, della Rete, al Festivaletteratura di Mantova. Parola del bogger Wael Abbas, giornalista, uno dei simboli della rivoluzione egiziana e di Mo Souag, direttore del canale televisivo arabo Al Jazeera: «La rivoluzione mediatica sta cambiando i pensieri della gente».
Mantova – Viva il blog perché “strumento di rivolta”. Viva la Rete “perché avamposto dell’informazione, voce della libertà”. Due protagonisti della rivoluzione mediatica che ha accompagnato i venti di rivoltacon un effetto domino – dall’Egitto alla Tunisia, dall’Algeria alla Libia,- sono intervenuti al Festivaletteratura di Mantova (domenica, ultimo giorno) certificando che “è nato il giornalismo dei cittadini”. Ora, insomma, la realtà in Nodafrica e dintorni è conosciuta, è più completa e corretta. La censura è saltata.
A rendere testimonianza di tale cambiamento epocale sono stati Ala Al Aswani, giornalista-blogger da sempre dissidente sotto il regime Mubarak (reporter in prima linea nelle manifestazioni di piazza Tahrir) e Mostefa Souag, direttore del canale televisivo satellitare Al Jazeera (sede in Quatar, 2mila giornalisti, , operativa dal 1996). Due voci del risveglio arabo, due uomini-coraggio.
Ala Al-Aswani spiega in un Cortile della Cavallerizza tutto esaurito: “La nostra via di salvezza dalla oppressione del regime Mubarak è stato il blog con cui ho coronato la mia forma ideale di media;che è forma interattiva, senza gerarchie, a disposizione di tutti, libera. Erano cinque anni almeno che nelle piazze si urlava contro l’oppressore ma nulla trapelava. C’era la censura e l’auto-censura (per paura di guai).Per anni è stata venduta all’Occidente una cartolina falsa e imbonitrice dell’Egitto. Falso. Allora abbiamo preso macchine fotografiche, videocamere e postato la verità in Rete. Il giornalismo dei cittadini è nato così. Certo non è stato facile, abbiamo subito guai, torture. Ma ce l’abbiamo fatta. Certo, molto resta da fare, occorreranno anni o decenni, di sicuro non abbiamo bisogno di un Che Guevara, sappiamo cosa fare. Come è scattata la scintilla? Beh veramente le scintille sono state tre: il grande sciopero del 2008, il brutale assassinio di un ragazzo davanti ad un Internet Cafè (ad opera della polizia), le elezioni con brogli del 2010. Allora ci siamo buttati in piazza, tutti, senza distinzioni sociali; abbiamo dormito lì, coi cecchini appostati dappertutto. Ma la gente non scappava perché si ragionava non in base al proprio io ma in base all’ideale comune”.
Mostefa Souag parla dal palco del teatro Ariston. Senza mezze misure.”Noi non abbiamo innescato la ribellione, l’abbiamo solo raccontata. Al Jazeera non ha istigato la gioventù araba ma abbiamo sbugiardato la propaganda di Stato sottraendo la gente al proprio isolamento. Contro di noi ne hanno dette di tutti i colori. Ci hanno pure accusati di essere la voce di Al Quaeda, di Bin Laden, dei terroristi. Di essere al soldo del Mossad o della Cia. La verità è che gli Stati Uniti hanno ucciso i nostri reporter in Iraq, ci hanno bombardato la sede in Afghanistan, un nostro giornalista è agli arresti domiciliari in Spagna perché ha intervistato Bin Laden, un altro è stato arrestato in Israele e la sua detenzione dura da settimane. Capito? In Tunisia ho un giornalista che lavora nell’anonimato. Però ovunque troviamo gente che ci aiuta, ci offre materiale video, collabora. Per carità, non siamo perfetti,però una cosa la posso garantire: non giochiamo mai con le informazioni”.
Enrico Pirondini