Cronaca

Fatture false e maxi frode, indagine chiusa: 50 indagati tra professionisti e imprenditori

Frode fiscale attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Questa l’accusa contestata a 50 persone, tra professionisti e imprenditori, per i quali la procura della Repubblica di Cremona ha chiuso l’indagine. Secondo la guardia di finanza, l’indagine ha permesso di constatare un’evasione fiscale per oltre 4 milioni di euro di imponibile e di scoprire fatture false per oltre 3,5 milioni di euro e Iva dovuta per oltre 700.000 euro. Per l’accusa, i professionisti erano depositari delle scritture contabili di un consistente numero di contribuenti, non solo cremonesi. Avvalendosi della costituzione di imprese a loro riconducibili, erano riusciti ad organizzare una fitta rete di collegamenti e rapporti con numerose aziende allo scopo di evadere le imposte sui redditi e l’imposta sul valore aggiunto, ricorrendo al sistema delle false fatturazioni. Le indagini si sono svolte anche attraverso meticolose indagini finanziarie e l’acquisizione di numerose  testimonianze. Queste hanno consentito di ricostruire il meccanismo attraverso il quale, pur a fronte dell’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, i clienti, per eludere i controlli, eseguivano effettivi pagamenti delle somme riportate nelle fatture medesime. Successivamente i professionisti, dopo aver versato gli assegni o i contanti sui conti correnti delle società “cartiere”, restituivano il denaro versato al cliente trattenendo il 20% dell’Iva ed una “provvigione” per “l’opera prestata”. Quanto alle società cartiere, i finanzieri hanno individuato 10 società di capitali, di fatto inoperanti, la cui ragione sociale veniva utilizzata solo per l’emissione di  fatture per operazioni inesistenti. In periodi di scadenze tributarie, la fatturazione tra i clienti dei professionisti e le società “cartiere” a loro riferibili si traduceva in una sorta di “livellamento”: i bilanci d’esercizio, all’occorrenza, venivano chiusi a pareggio attraverso l’utilizzazione di falsi documenti contabili reperiti anche da società compiacenti di altre province lombarde.

 

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