Tempo di crisi, tornano i cercatori d’oro Due pepite trovate nell’Oglio ad Azzanello
«C’è l’oro nell’Oglio in località Azzanello». Lo afferma il presidente della Federazione Mondiale dei Cercatori d’oro intervistato dall’agenzia Adnkronos.
Le zone alpine di Piemonte e Lombardia come la California di piu’ di 150 anni fa o l’Alaska descritta da Jack London in ‘Zanna Bianca’ e ‘Il richiamo della foresta’. E’ tra le fredde acque dei torrenti dell’Italia del nord che ci sono piu’ possibilita’ di trovare oro. Ma «e’ un’illusione pensare di arricchirsi o di trasformarlo in un vero e proprio mestiere» come sostenuto da Arturo Ramella, presidente della Federazione mondiale dei cercatori d’oro. «E’ un problema di quantità tant’è vero che una squadra composta da tre persone – aggiunge – può recuperare non più di 2 grammi». Nessuna possibilità dunque di trovare, almeno in Italia un nuovo Eldorado, come sperano invece i principali colossi auriferi, che, almeno secondo un rapporto pubblicato da Deloitte, sarebbero alla ricerca di nuovi mercati di approvvigionamento. Pagliuzze e piccole pepite non sono rare nei torrenti della Bessa, un fazzoletto di terra nel biellese, specialmente nel torrente Elvo, oppure sul letto del Cervo, torrente che scorre dal lago della Vecchia al confine con la Valle d’Aosta e si snoda su un percorso di circa 80 chilometri prima di immettersi proprio nell’Evo o lungo la Dora Baltea. In Lombardia lungo l’Oglio nei pressi di Azzanello, qualche chilometro a valle di Soncino in provincia di Cremona anni fa sono state trovate due pepite di circa 5 grammi l’una. Ora pero’ le ricerche si concentrano piu’ su, dove il fiume nasce, lungo le pendici del Corno dei tre Signori, tra la provincia di Sondrio e quella di Brescia. Nel cremonese piccole pagliuzze sarebbero state trovate nell’Adda a Rivolta.
Sul sito dei cercatori d’oro c’è anche il racconto di un nuovo cercatore che proprio ad Azzanello ha avuto il suo “battesimo”. «Armato di una piccola paletta, due setacci e la “batea”, questa prima uscita l’ho fatta con l’intenzione di verificare la quantità di ferrite in punti diversi del fiume. Ho presto incontrato due guardie regionali, ma dopo che gli ho spiegato le mie intenzioni mi hanno salutato senza crearmi alcun problema, per cui mi sono dato tranquillamente da fare. Non ti dico la gioia che ho avuto nel vedere quei minuscoli puntini incollati al piatto e che si nascondono sino all’ultimo sotto quel “concentrato nero “, veramente un’emozione unica Li ho poi osservati ancor meglio a casa usando l’obiettivo di un vecchio fax: scagliette minuscole, una decina, da farsi ridere dietro da amici e parenti, ma non importa, per me é stato fantastico. Da qui a trovarne anche un solo grammo ce ne vorrà, ma la molla è scattata. Non lo faccio certo per arricchirmi o per mantenermi, per questo c’é il lavoro, comunque conoscendomi ci passerò parecchie ore a “spadellare“. Tra l’altro, ho visto in rete dei siti che propongono pompe e macchinari vari per dragare il fondo, ma sono contrario a questo tipo di ricerca che ha il solo scopo di velocizzare i tempi per aumentare il più possibile la resa, togliendo però, secondo me, proprio il bello della ricerca». Non solo montagne però, anche le isole possono regalare sorprese ai cercatori d’oro. In Sicilia, nel messinese nella zona dei torrenti dei Nebrodi ci si può armarsi di setaccio e pazienza e andare alla caccia di qualche pagliuzza. Per ora le ricerche hanno fruttato ben poco pero’. Meglio tentare di cercare fortuna sul fiume Simeto nel catanese dove, attorno ad Adrano, si trovano le maggiori possibilità di fare scoperte interessanti. In Sardegna sono più di una le vene aurifere disseminate sul territorio dei quattro mori. Sulle colline di Furtei infatti e’ stata scoperta negli scorsi anni una vena che ha convinto molti della presenza di tanti piccoli giacimenti di questo metallo nel sottosuolo. Attenzione pero’ ad armarsi di zappa e piccone perché l’unico modo per estrarre qualcosa avviene grazie a un complesso procedimento chimico e metallurgico che si chiama lisciviazione.