Cronaca

Sciopero all’Azienda Cremona Solidale I lavoratori: «Via le mani dal Sòc» Secco no alla privatizzazione

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Oltre un centinaio di persone hanno sfilato lunedì mattina, al grido di «Soldi pubblico», davanti all’ingresso della Residenza Sanitaria Assistenziale di Cremona Solidale, l’ex Soldi, el sòc come recita uno dei cartelli appesi alla cancellata. Anche all’interno della struttura i dipendenti -precettati- hanno aderito alla manifestazione esibendo una spilla bianca. A promuovere lo sciopero i tre sindacati CGIL, CISL e UIL uniti nel tentativo di allontanare lo spettro della privatizzazione, che da un paio mesi aleggia sopra le strutture Rsa di tutta la provincia.

Ciò che più spaventa i dipendenti è l’introduzione del contratto Uneba che prevede riduzioni salariali del venti percento, aumento delle ore fino a trentotto e riduzione delle ferie, contratto che già in altre strutture -Crema, Pandino e Robecco- viene fatto firmare ai neoassunti. «In una situazione di lavoro così psicologicamente e fisicamente pesante -tuonano i dipendenti- questo contratto suona inaccettabile. Siamo costretti a turni di reperibilità continui per sostituire malattie e situazioni di organico carente, il nostro stipendio è già sotto la media, non possiamo permetterci ulteriori tagli».
A fare eco ai lavoratori tutti i delegati sindacali della Funzione Pubblica: «Se siamo qui -commenta Facchini della UIL- è perché l’amministrazione, attraverso lo studio di fattibilità, ci sta paventando la reale possibilità di una privatizzazione. I nuovi contratti Uneba che vengono già ad oggi firmati in altre strutture ne sono la prova». «Cremona Solidale -dice Sabrina Negri della CGIL- è un patrimonio per la nostra comunità e non possiamo permetterci che venga privatizzata, il servizio che queste lavoratrici e lavoratori stanno svolgendo, potrebbe seriamente venir compromesso dal cambio di regime amministrativo che ne abbasserebbe la qualità del servizio. A settembre si aprirà il confronto con l’amministrazione, noi chiediamo all’assessore Amore di aprire un tavolo di discussione che coinvolga tutte le parti in causa». Roberto Dusi, CISL, si dice soddisfatto della riuscita dello sciopero «Questo di oggi è il lavoro di mesi di assemblee e contatti tra sindacato e lavoratori che oggi sta dando i suoi frutti, grazie anche al supporto del sindacato a livello regionale qui rappresentato da Antonio Tira.

LE DICHIARAZIONI DOPO LO SCIOPERO

«Lo studio di fattibilità che ha tanto allarmato i lavoratori – ha dichiarato l’assessore ai Servizi Sociali Luigi Amore – è uno studio a 360 gradi sul welfare cremonese. Le decisioni operative sono un’altra cosa e non verranno prese senza l’organizzazione di appositi tavoli di confronto. Le valutazioni espresse sino ad ora nelle diverse occasioni e sedi istituzionali, non rappresentano orientamenti definitivi verso specifici scenari: sarà competenza della Giunta comunale fornire gli indirizzi verso la trasformazione del sistema piuttosto che il superamento di alcune criticità».
«La privatizzazione per quanto mi riguarda è lontana – ha detto Angelo Gipponi, direttore generale di Cremona Solidale -. Il Comune ha fatto uno studio sul welfare in cui è compreso anche l’ex Soldi e ora il Cda è impegnato a dare il proprio contributo e a fare le proprie riflessioni. Le decisioni, però, spettano tutte al Comune. Per questo, lo sciopero di oggi risulta incomprensibile, nel senso che non è all’ordine del giorno, dal momento in cui l’Azienda è pubblica e il Cda sta lavorando in questa direzione».

Non è dello stesso parere Mauro Bettoni, consigliere di minoranza di Cremona Solidale: «C’è molta preoccupazione tra i dipendenti – dichiara – e, secondo me, è condivisibile. Se io fossi stato uno di loro avrei sicuramente scioperato. E’ vero che la scelta di trasformare l’Azienda in Fondazione non c’è ancora stata, però è altrettanto evidente che le intenzioni della maggioranza sembrano andare in quella direzione. Io sono del tutto contrario a rendere privata la struttura dell’ex Soldi: ci sarebbe il rischio di un peggioramento, oltre che delle condizioni dei lavoratori, anche di quelle degli ospiti».
Concorde l’ex assessore ai Servizi Sociali Maura Ruggeri (Pd) che – su Cremonaoggi – ha scritto: «Cremona Solidale, grazie al completamento degli investimenti nelle strutture, è oggi nelle condizioni di raggiungere gli equilibri di bilancio senza rinunciare alla forma pubblica e senza cambiare i contratti ai dipendentila privatizzazione della struttura sottrarrebbe al Comune il controllo diretto su importanti servizi e la responsabilità sugli indirizzi e sulle tariffe praticate all’utenzaD’altra parte,tutte le fondazioni del territorio cremonese che gestiscono RSA hanno difficoltà a far quadrare i conti pur in presenza di rette elevate per gli utenti, la Regione non copre interamente i costi sanitari e questi vengono in ogni caso caricati sul sociale .La soluzione non sta dunque nella privatizzazione di Cremona solidale e nel peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita del personale, ma nella valorizzazione delle risorse di cui la città dispone, nello sviluppo delle sinergie e nella capacità di fare sistema tra Comune, Azienda e Fondazione città di Cremona».

Foto di Tommaso Gerevini

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