Cronaca

Terzo Ponte sul Po, Legambiente boccia il progetto e propone delle alternative

Un progetto «in contraddizione con le scelte di sostenibilità ambientale, sociale ed economica che devono caratterizzare un futuro sostenibile». E’ il giudizio sul progetto del Terzo Ponte sul Po che si legge sul rapporto di Legambiente Emilia Romagna sulle infrastrutture presentato giovedì 28 a Bologna. Nel documento che voleva mettere in fila le principali infrastrutture stradali previste nella regione Emilia Romagna, si legge che il progetto di un collegamento autostradale tra il casello di Castelvetro Piacentino e la SS 10 Padana inferiore, «non ha preso in considerazione diverse alternative molto meno costose ed impattanti,  il calo di flussi di traffico pesante del 7,5% nel biennio 2008-2009 e conseguentemente l’effettiva necessità dell’opera».

«Per quanto riguarda il contesto ambientale e gli impatti – continua il rapporto – si riscontra una sottrazione di quasi 300 ettari di aree golenali, zone agricole di pregio ed aziende agricole, con un forte impatto su tre aree Natura 2000 con possibile impatto su numerosi animali tutelati ed un aumento dell’inquinamento dell’aria di Castelvetro poiché cinturato completamente dall’autostrada».

«Esistono – conclude lo studio – diverse possibili ipotesi alternative al terzo ponte, meno costose ed impattanti, fondate su premesse fondamentali quali l’intangibilità del comprensorio golenale a cavallo del Po, l’uso urbano del ponte in ferro esclusivamente per il traffico automobilistico leggero e il trasferimento di tutto il traffico pesante sulle circonvallazioni e sull’autostrada:

1. Chiusura del casello autostradale di Castelvetro piacentino, che ha dimostrato nei suoi oltre trent’anni una bassa utilità per il territorio emiliano (nessun insediamento produttivo sul territorio in funzione della sua presenza) a fronte di un esclusivo interesse per l’area lombarda. Mentre aree come quelle di Piacenza e dei Comuni di Caorso e Monticelli d’Ongina, hanno evidenziato lo sviluppo esponenziale, per quanto discutibile, di insediamenti a vocazione logistica a fronte di nessun simile insediamento in Castelvetro.

2. Liberalizzazione completa del tratto tra i caselli autostradali di Castelvetro e Cremona in entrambi i sensi in modo che diventi una superstrada senza pedaggio e praticabile come viabilità ordinaria, da rendere comunque in ogni modo obbligatoria per i mezzi pesanti che attraversano il Po. Il difetto di tale proposta è quello di presentare un percorso più lungo per i mezzi che devono raggiungere da sud la zona industriale, ma di certo è la soluzione più rapida, meno costosa e meno impattante per le aree ecologicamente pregiate presenti lungo il grande fiume.

3. Realizzazione della “Gronda nord”. L’accettazione del ruolo di questa direttrice dipende, oltre che da motivazioni derivabili dalla lettura dell’assetto infrastrutturale del comprensorio di Cremona, da giustificazioni sull’opportunità di raccogliere in questa posizione tutti i principali flussi est-ovest che attraversano l’area cremonese. Il tracciato dovrà svilupparsi in modo da assolvere a funzioni di scorrimento del traffico a livello comprensoriale e regionale, collegando le principali funzioni integrative della città

4. Sfruttamento della viabilità esistente e ponti sul Po già in uso. Si tratta di un itinerario raggiungibile dalla A21 attraverso il posizionamento di un nuovo casello o utilizzando quello di Caorso. Per la funzionalità piena di questo nuovo percorso sono necessari interventi meno impegnativi e meno costosi della realizzazione del terzo ponte e comunque molto meno impattanti sul territorio».


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