Politica

Centrodestra in subbuglio, non piacciono le scelte di PerriCrescono “i pentiti” del voto amministrativo

Il giorno dopo il decreto di nomina dei componenti del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale, “l’affaire Aem” sembra ancora non trovare un punto di mediazione all’interno della maggioranza. Molti gli scontenti che non hanno condiviso le scelte del sindaco e che non ne hanno compreso neppure il senso politico. Nel partito, e non solo, serpeggia la sensazione che dietro alle decisioni dei Perri si nascondano prove di forza per spostare gli equilibri di potere all’interno della formazione politica, e che il sindaco stesso abbia agito più o meno consapevolmente da strumento. Per ora la scelta di Luigi Mille (su richiesta di Mino Jotta e Gianni Rossoni) di rifiutare l’incarico proposto dal sindaco nel Cda di Aem sembra voler dimostrare la risolutezza del fronte degli scontenti e le difficoltà crescenti del centrodestra. Abbiamo quindi chiesto un’ opinione sulla linea condotta dal sindaco Oreste Perri a alcuni esponenti del centrodestra cremonese e tra coloro che hanno raccolto voti per l‘elezione a sindaco dell’ex ct della canoa.

Agostino Melega (dialettologo, fondatore della Lista Perri) «Oreste mi fa tenerezza. Inventore unico in Italia del “premio di minoranza”, si trova di fronte una minoranza ingorda mai contenta dei continui regali ricevuti; regali che non appartengono al sistema dell’alternanza democratica, ma ad un sistema para-feudale, quello appunto delle ‘regalie’. Dopo Bodini, Lonardi, Cauzzi, Galli, eccoti ora Albertoni per fare filotto. Tutti ottimi professionisti, “figli” di una parte sola, quella che ha perso le elezioni municipali. Oreste la chiama “trasversalità”, ma la trasversalità dovrebbe comprende più parti, compresa, soprattutto, quella che ha vinto. Non vedo perché non gratifichi pure con incarichi Corada e Pizzetti, altre due persone di sinistra d’indubbio valore. Dopo aver completato l’opera, dovrebbe però chiarire a se stesso e alla comunità perché si è andati a votare. Oppure dire con chiarezza che nella parte che ha vinto ci sono solo degli insaziabili, degli incompetenti e dei “pescicani”. A questo punto però dovrebbe pure dichiarare di essere stato preso in giro all’inizio di questa avventura, allo stesso modo del quale sono convinti non pochi suoi elettori e sostenitori, compreso il sottoscritto».

Molto duro è stato anche il commento di Andrea Vacchelli (consigliere comunale del Gruppo Misto) che pur essendo uscito dal Pdl ha insistito sulla vocazione di sostegno alla maggioranza che il gruppo misto ha il dovere di avere in Consiglio «Ci troviamo davanti a una situazione senza precedenti, disattendere completamente le richieste del partito di maggioranza significa svilire completamente il ruolo della politica. Il sindaco si è trincerato dietro termini quali competenza, professionalità e esperienza ma si è completamente scordato che questo tipo di nomine devono essere un’espressione della politica. Come componente del Gruppo Misto sono in totale disaccordo anche con il mio Capogruppo (Gandolfi) che ha espresso il nominativo di Ghidoni in totale autonomia. Personalmente non conosco nemmeno il signor Ghidoni, non capisco quindi come il sindaco abbia potuto sostenere una proposta non condivisa dall’intero gruppo. Non escludo la possibilità di una mozione di sfiducia nei confronti di Gandolfi. Da componente del gruppo misto sostengo che avremmo dovuto agire in linea con il  Pdl e non cercare di cogliere l’occasione per reclamare una poltrona, come del resto hanno fatto le due liste civiche che sono riuscite a vedere il proprio candidato al tavolo del Consiglio. Anche che l’esclusione del nominativo proposto dal Pd sia stato un grave errore sia per rispetto politico ma soprattutto per una equa questione di rappresentatività politica. Sono convinto che a Cremona i giochi di potere tra gli ex An (e Fli Gandolfi e Ferrari del gruppo misto) e gli ex Fi stiano mettendo in seria difficoltà il buon governo della città oltre a creare forti imbarazzi con l’elettorato».

Anche l’alleato leghista non ha digerito il boccone che Perri ha imposto. Al Carroccio non solo non è piaciuto lo stile con il quale il sindaco ha declinato la proposta di Carpani, ma soprattutto la scelta del candidato in quota all’opposizione come ci spiega Silvestro Caira (Lega Nord) «Le scelte del sindaco mi trovano totalmente in disaccordo, non riesco a capire come sia possibile che i ruoli apicali della nostra città vengano affidati a esponenti dell’opposizione che raggiungono importanti posizioni con i nostri voti. La sensazione è che ci si trovi davanti ad un asse di potere che tenda ad escludere i vincitori delle elezioni e che tenga conto di patti preesistenti. Sicuramente la componente di ex An presente nel Pdl in questo momento sta agendo contro gli interessi della coalizione. Ci rassicura la decisione di Mille di rifiutare l’incarico, significa che una parte del partito rifiuta questo atteggiamento. Ciò che più mi colpisce e mi trova in disaccordo, è il tradimento della volontà popolare e dell’esigenza di cambiamento che ha espresso votando la nostra coalizione»

Anche Flaminio Cozzaglio (blogger cremonese “orgogliosamente di destra”) si è espresso sulla questione nomine, in un post dal titolo  Il più bello del consiglio scrive:  «Non c’è dubbio, è Santo Canale, e viene premiato con l’assegnazione di un posto in Aem a scapito del Pd, che deve aver rifiutato qualcosa che non so, ma che ha offeso mortalmente Oreste Pirro, ben peggio di Alessandro Carpani. A uno sguardo superficiale ci si potrebbe complimentare con Franco Albertoni che, ragioniere di paese, è riuscito a provocare il maggior casino degli ultimi vent’anni. Ma non è così, checché dichiari a www.cremonaoggi.it  il segretario cittadino Pdl di Cremona, Ugo Carminati, non è una guerra per le poltrone in seno al suo partito, lui il primo lo sa, è una squallida storia di occupazione del potere, seduti o meno in poltrona. E ne convengono anche i tre maggiori del Pd, Magnoli, Ruggeri, Burgazzi, che prevedono formali ritorsioni e non applicano nemmeno la prima , evidente, forte e ovvia, l’espulsione di Albertoni. Perché, chiaro , aprirebbero ufficialmente lo stato di crisi con Pizzetti, ora ben celato (ah! ah!), dato che Albertoni è sua storica pedina. C’è ancora chi gira con le fette di salame in tasca e vede una lotta tra il sindaco della gente (quale?) e i partiti, che naturalmente rappresentano il male. Può anche darsi ne sia convinto lo stesso Pirro, non è detto che reciti, magari crede davvero di decidere. Per adesso va in montagna, al ritorno si farà spiegare bene il biglietto da visita del nuovo acquisto, il Massarotti, e poi lo ripeterà a noi, con obbligo morale di far finta di crederci».

Di parere opposto Domenico Maschi (capogruppo Pdl in consiglio comunale) «Non trovo nulla di strano nelle scelte del sindaco, ha solo cercato di dare spazio a tutte le espressioni del Consiglio Comunale. Da non dimenticare che spesso sia le liste civiche che il gruppo misto non hanno mai avuto fino ad ora rappresentatività. Credo che l’azione del sindaco fosse orientata a tenere unito il Consiglio Comunale prendendo atto di tutte le forze politiche che sostengono la sua giunta. Da non dimenticare che Perri ha riservato ben due posti al Pdl, Mille al tavolo dei consiglieri e Bodini posto a presidenza del collegio sindacale, su i tre richiesti dal partito. Purtroppo accolgo con rammarico la posizione del coordinatore provinciale Jotta che ha chiesto all’ing. Mille di non accettare la nomina, sono sicuro che Mille avrebbe dato un valido contributo alla società. Non condivido nemmeno le voci di corridoi che vedono all’interno del Pdl una lotta intestina tra i due ex partiti che lo hanno fondato».

 

 


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