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La questione morale entra nel Pd I giovani: «Sarebbe d’aiuto un ricambio generazionale»

Quello di Penati è solo l’ultimo caso che scuote il Pd nazionale. Il vicepresidente del Consiglio regionale lombardo si è dimesso dall’incarico dopo essere stato indagato per concussione e corruzione in merito all’area Falck di Sesto San Giovanni. Altri democratici, nell’ultimo anno, sono finiti nella rete della giustizia. Tedesco, indagato nelle inchieste sulla gestione della sanità pugliese e recentemente salvato dal Senato, Pronzato, responsabile nazionale per il trasporto aereo del Pd e indagato per corruzione sull’appalto sui voli tra Isola d’Elba, Firenze e Pisa.

Alla luce delle recenti cronache, si apre una questione morale anche nel Partito Democratico?  Ne parliamo con alcuni giovani e giovanissimi democratici cremonesi, cogliendo il “la” di Deo Fogliazza del Cantiere per l’Ulivo, che sul suo blog ha letto la questione morale non solo in termini giudiziari, ma in termini di «sobrietà, consuetudine all’agiatezza nella vita di tutti i giorni, lontananza – di pancia prima ancora che di testa – dai problemi quotidiani delle persone in carne ed ossa». «Non è certo possibile nè auspicabile – scrive ancora Fogliazza -, guardare solo all’indietro, a quando ancora – sia nel PCI che in una parte importante della DC (Dossetti, Zaccagnini ecc ecc) – vigevano costumi, dirittura morale, trend di vita, rapporto con potere e denaro del tutto diversi da quelli di oggi. Tornare ad allora? Impossibile prima ancora che impensabile! Ma la questione si pone, dura come una pietra. Occorre correre ai ripari. E per farlo occorre aver chiaro il problema e sapere che solo un gruppo dirigente che saprà affrontare questo tema, difficile ma improcrastinabile, saprà conquistare sul campo il prestigio necessario per potersi candidare al vero compito che la storia sta per assegnare al centrosinistra».

Il meno giovane tra i giovani democratici, Andrea Virgilio (secondo da sinistra), capogruppo 38enne del Pd in Consiglio provinciale, attacca così: «La questione morale non è cosa di adesso. Nel centrosinistra si è aperta già dal fallimento del governo dell’Ulivo. Le vicende Penati e Tedesco sono ancora difficilmente valutabili: la prima perché le indagini non sono concluse, la seconda perché il voto è segreto». Trasparenza, proposte concrete e costi della politica sono – per Virgilio – le priorità. «Dobbiamo rendere pubblici i redditi degli amministratori, le varie cariche ricoperte e l’attività politica di ogni incaricato – dice il capogruppo Pd -. Nel Partito Democratico, sta girando un codice etico nazionale e io sto già predisponendo il mio curriculum da rendere pubblico, come è già pubblico il bilancio della sezione cremonese del partito. Il Pd cittadino, inoltre, approverà a breve un codice deontologico indirizzato alle persone nominate nelle aziende, che chiarirà doveri e competenze». E sulla questione della lontananza dagli elettori? «Sono d’accordo con Fogliazza – risponde -, ma non condivido: la politica deve riavvicinarsi agli elettori, ma il Pd lo sta già facendo. In passato i partiti sono stati spesso uffici di collocamento, ora non più».

Diverso il parere del 30enne consigliere comunale Alessandro Corradi (primo a sinistra). «Secondo me – dichiara – la questione sta entrando nel Pd molto lentamente. L’entourage che da più tempo milita nella politica del centrosinistra, fa più fatica a riconoscerla. I giovani meno. La classe politica attuale è ancora un riciclo della prima Repubblica e spesso si porta dietro le contraddizioni di quella generazione. Ci sono, però, nel partito giovani come Renzi, sindaco di Firenze, che hanno fondato il proprio percorso proprio sulla questione morale». Una carta da giocare – per Corradi – è quella del confronto interno: «Sulla scelta del candidato Aem – dice – c’è stato un confronto costruttivo all’interno del Pd cittadino. Fino a qualche anno fa, il nome sarebbe stato calato dall’alto, invece Ada Ficarelli è stata una proposta condivisa. Questo favorisce competenze e territorialità, a vantaggio della questione morale. La politica è un servizio alla comunità, non una gestione di poteri forti».

Alessia Manfredini (prima a destra), 34 anni, consigliere comunale Pd, commenta così le recenti cronache: «Hanno scosso anche noi – ammette -, ma aspettiamo il lavoro dei magistrati e confidiamo nell’estraneità alle accuse delle persone coinvolte. Il partito, a partire dal territorio, dovrebbe mantenere un atteggiamento di sobrietà. L’auto-sospensione di Penati, da questo punto di vista, è stato un gesto giusto». Le osservazioni di Fogliazza? «Sono d’accordo – risponde -. La chiarezza aiuta nel rapporto con gli elettori. La classe politica deve sempre ricordarsi che è lì perché qualcuno gli ha dato voto e fiducia».

Fin qui i giovani, e i giovanissimi? Luca Burgazzi (al centro) dei Giovani Democratici di Cremona, è schietto: «La cosa è semplice – comincia – chi ha sbagliato, paghi. Chi è indagato si deve dimettere dall’incarico. Poi, se le persone verranno giudicate colpevoli dalla magistratura, verranno espulse dal partito, altrimenti saranno riammesse». «La distanza dai vertici nazionali del partito – ammette – a volte la sentiamo anche noi iscritti. Ma la soluzione non può essere un cambio generazionale gestito in modo automatico. Voglio dire, non è che io 21enne adesso vado a sedermi al posto di Penati in Consiglio regionale, ma un passaggio graduale da 60enni a 40enni già sarebbe importante. E questo, anche al di là della questione morale».

«La questione morale sta entrando nel Pd – è il parere di Martina Mariani (seconda a destra) dei Giovani Democratici cremonesi -. E più in generale, sta entrando nell’ambiente politico. Già, perché la moralità riguarda le persone in sé, prima ancora del loro ruolo politico. Tutto sta nell’essere disposti ad ammettere l’errore, nel saper fare un passo indietro. A quel punto, anche il partito deve prendere una posizione. Il cambio generazionale, sono convinta, potrebbe essere d’aiuto».

Greta Filippini

 

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