Cronaca

E’ ufficiale, la caserma Manfredini chiude il 2 settembre. Militari a Mantova, Piacenza e alla Col di Lana

Adesso è ufficiale. Il 2 settembre si terrà alla Caserma Manfredini di via Bissolati  la cerimonia di commiato e di chiusura della struttura. Il DIPE (dipartimento della difesa che si occupa del personale in servizio) ha definito esattamente la ripartizione del personale della caserma che verrà smistato altrove: la parte più consistente andrà a 4° Gruppo a Mantova, una quindicina di sottufficiali andranno alla Col di Lana, a Cremona, ed altrettanti al Genio Pontieri di Piacenza. Resterà in caserma, per un paio di mesi, un piccolo nucleo di una dozzina di militari che provvederà a svuotare la struttura. Dopo di che la caserma sarà chiusa e le chiavi consegnate al Demanio Militare di Milano. Ancora non è chiaro se l’enorme caserma verrà passata poi dal demanio militare a quello civile ed eventualmente alienata. La caserma doveva essere chiusa a giugno ma la mancata definizione dello smistamento della forza militare, aveva fatto slittare la cerimonia che appunto avverrà il 2 settembre.

La caserma è un ex convento che venne fondato nel 1494 da quattro suore Agostiniane (due piacentine e due veneziane) che acquistarono la casa del conte Covo, allora uno dei palazzi più belli di Cremona con la facciata principale su Contrada del Cannone, circondato da un ampio giardino.  Il fabbricato è rimasto anche oggi pressoché uguale ad allora nell’area ora occupata dalla Sala Convegno Sottufficiali e dalla mensa Unica Ufficiali e Sottufficiali. Dal suggestivo e tranquillo chiostro interno, pregevole per i medaglioni in cotto che lo decorano, si andava al chiostro esterno, più grande e maestoso nella sfilata delle snelle colonne che ne reggono gli archi. Una piccola sala al piano terreno fu adibita a cappella. Nel corso degli anni, il numero delle suore aumentò, arrivando anche a cento venti. Altri lavori d’ampliamento si resero necessari in seguito. Nel 1592 la nuova e più grande Chiesa del convento, che era stata costruita di fronte alla già esistente Chiesa, poi dedicata a San Carlo, fu solennemente consacrata dal vescovo di Cremona mons. Cesare Speciano, in onore di Dio e della S.S. Annunziata. La Cappella, semplice nelle linee, doveva essere certamente la sala ora destinata a parlatorio. Possedeva una pregevole pala d’altare del Giorgione, raffigurante San Sebastiano. Una lapide, rimossa in seguito come in seguito sparì la preziosa pala d’altare, ne ricordava l’avvenuta consacrazione.

Pare, che Alessandro Manzoni per il personaggio di fra Cristoforo, uno dei più interessanti de “I Promessi Sposi”, si sia ispirato ad un cremonese, fra Cristoforo Picenardi. Il Manzoni narra che, prima di diventare frate, si chiamava Lodovico; era figlio di un ricco mercante ed accettava a fatica di non poter godere dello stesso trattamento riservato ai nobili. Un giorno camminando lungo una strada, assieme al fidato Cristoforo ed a due bravi, incontrò un signorotto con quattro bravi: Poiché nessuno dei due voleva cedere il passo all’altro, iniziò un combattimento tra i due gruppi, al termine del quale Cristoforo fu ucciso e Lodovico ferito dopo aver ammazzato l’avversario. Da qui iniziò la crisi mistica che lo portò a prendere i voti. Pare che questo duello, sia avvenuto in Via Jacini e che Lodovico, ferito, sia stato portato proprio nell’allora Convento dell’Annunciata; siamo, infatti, nel 1600, anche se il Manzoni, nella sua opera, parla di un convento di cappuccini. Il 19 giugno del 1798, le monache abbandonarono il convento dell’Annunciata, e si rifugiavano in Santa Maria e Santa Monica, ottenendo poi la facoltà di secolarizzarsi.Da questa data ha origine la caserma, infatti, la Repubblica Cisalpina ordinò che il convento fosse trasformato in quartiere « capace per l’alloggio di cinquecento soldati et quattrocento cavalli», come racconta Giuseppe Aglio Cremonese ne « Le Pitture e Sculture della Città di Cremona ».  La nascente caserma, conservò il nome dell’antico convento dell’Annunciata che le rimase per oltre un secolo. Caduta la Repubblica Cisalpina, l’Austria alloggiò nella caserma, in vari periodi, diversi Reggimenti d’Ulani.NeI 1848 la guarnigione Austriaca era composta di due Battaglioni del Reggimento Arciduca Alberto, n° 44, del 30° Battaglione del Reggimento Conte Ceccopieri n° 23 (comandato dal Maggiore Zagheni) di tre squadroni d’Ulani e di sei pezzi d’Artiglieria.Gli Ulani, il terzo battaglione Ceccopieri ed i sei pezzi d’artiglieria, dovevano certamente alloggiare nella caserma “Annunciata”, divenuta poi famosa, perché da essa sortì lo stesso battaglione Ceccopieri (Austriaco, ma composto tutto da Italiani) dietro ordine del comandante della piazza, per soffocare la nascente rivolta dei cittadini cremonesi. Il memorabile battaglione uscì, ma giunto in Piazza Sant’Agata passò armi e bagagli ai patrioti, facendo con essi causa comune per cacciare gli Austriaci. Pochi giorni dopo, infatti, fu nominato il Governo provvisorio.lI 2 aprile del 1848, re Carlo Alberto faceva il suo ingresso in città con numerosa truppa dalla strada di Pizzighettone. I Lancieri a cavallo e l’Artiglieria volante dovettero prendere alloggio alla caserma ” Annunciata”, per quanto nessuna notizia lo indichi chiaramente.Nella caserma si alternarono per vari anni truppe di cavalleria. Nel 1875 il Comune di Cremona faceva istanza, al Ministero della Guerra, perché fosse accordato alla città l’onore di ospitare un Reggimento d’Artiglieria.Il 3 giugno 1876 era firmata una convenzione fra Ministero della Guerra ed il Comune di Cremona, con la quale questo s’impegnava, dopo aver eseguito lavori d’ampliamento della caserma stessa, a cederla definitivamente all’Amministrazione Militare. Il Ministero da parte sua aveva destinato a Cremona un Reggimento d’artiglieria da campagna.L’anno successivo, infatti, il 4° Artiglieria da campagna, comandato dal Colonnello Rizzetti cav. Angelo, era destinato di guarnigione a Cremona. Nell’estate del 1878 la caserma ospitò ben dieci batterie d’artiglieria facenti parte del Il° Corpo d’Armata speciale che, al comando del Generale Ricotti, era dislocato nella zona di Monticelli d’Ongina per le grandi manovre.Altri lavori furono fatti in seguito; fu soppresso il vicolo di Santa Tecla, ampliato il grande cortile attuale e fabbricato sul lato nord il padiglione oggi occupato dal 3° Gruppo.Il 9 aprile 1879 la caserma era pronta nelle linee principali, pressoché uguali a quelle odierne e l’Amministrazione militare ne diveniva l’effettiva proprietaria.Cessata la guerra d’Eritrea, fra le città d’Italia che fecero a gara per ricordare i  caduti, vi fu anche a Cremona, che alla guerra stessa aveva dato uno dei scaduti, il Tenente di Artiglieria Marzio Manfredini..Per onorarne la memoria, la città chiese ed ottenne che la caserma d’Artiglieria “Annunciata”, si gloriasse del nome di “Manfredini “.La relativa proposta, avanzata poi dalle stesse autorità militari, venne senz’altro accettata dalle Superiori Autorità Centrali e dal 1904 il quartiere fu denominato “Caserma Manfredini “. Dalla caserma Manfredini partirono a migliaia, per il fronte, gli artiglieri destinati a vari reggimenti mobilitati.  Rientrato a Cremona al termine della guerra, il 4° Artiglieria fu trasformato in 4° Artiglieria Pesante Campale e nel 1926 diveniva 3° Reggimento Artiglieria Pesante Campale. Fu sciolto dopo gli eventi dell’8 settembre1943. Dopo aver ospitato per alcuni anni reparti del Comando della Divisione di fanteria “Legnano” e dell’11° Reggimento Artiglieria “Legnano “, nel 1967 la caserma divenne Sede del distaccamento del 4° Reggimento Artiglieria Missili Controaerei, fino alle ristrutturazione del 1983, quando divenne la sede del Comando 2° Gruppo del 4° Reggimento Artiglieria missili controaerei. Attualmente, dopo un’ultima ristrutturazione, avvenuta nel 1992 è sede del Comando l° Gruppo del 4° Reggimento Artiglieria controaerei.

 

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