Politica

Scusi ingegnere, permette due parole?

Egregio Ing. De Benedetti,

parto con una domanda cretina ma faccio presto: come si ritirano 560 milioni di euro, il “bottino” cioè della sentenza bomba che ha visto la Fininvest condannata a risarcirle tanta fortuna con cui, per capirci, si potrebbero comprare 5mila Ferrari?  Basta un assegno od occorrono i camion di Artoni? Non appena si sarà ripreso dalla (prevedibile) sbronza del trionfo di una battaglia ventennale con l’odiato Cavaliere – immagino che stavolta, con la compagnia, si sia bevuto più champagne di quanto ne fu versato nella sua casuccia di Saint Moritz per i suoi primi 70 anni (novembre 2004) – potrà, se crede, rispondere. No, non direttamente, non aspiro  a tanto. Ma attraverso uno dei suoi canali di famiglia: Rai, Ansa, Stampa varia (da Torino dove c’è  Marietto Calabresi , o da Roma dove naviga Ezio Mauro: scelga lei). Di  corifei, nei posti giusti, non le mancano di certo. Cito un titolo psichedelico, in prima pagina, di Italia Oggi del 21 aprile 2009: “Il trionfo di De Benedetti”. Sottotitolo: “Rai,Ansa,giornali. Nell’era Berlusconi tutto agli ex di Repubblica”. Se il quotidiano economico, giuridico e politico ha osato tanto, sono certo che comprenderà  la mia modesta ripresa.

Caro Ingegnere lei lo sa che mi sta simpatico. Gliel’ho detto di persona, senza rossori,  quando, insieme siamo andati a Ferrara a vederci la mostra “I TAL YA” (Duemila anni di arte e vita ebraica in Italia)  – Tullia Zevi aveva scritto la bella introduzione nel catalogo, guarda un po’, della Mondadori. Glielo ripeto oggi con la stessa schiettezza usata al Palazzo dei Diamanti. E sa perché? Perché uno come lei, che in vita sua (come dice Mario Giordano) “non ha mai prodotto un tubo ma solo distrutto società e posti di lavoro” è ancora bellamente in sella. Ritto e sicuro come un  cavaliere del Palio.

Sei anni fa, in piena campagna elettorale,  ha disarcionato il professor Prodi (“è superato, deve fare l’amministratore, largo ai giovani”); l’altro giorno ha messo in crisi il Re del bunga-bunga. Ingegnere,  dove trova tutta questa forza? Nella buon’aria che si respira in Svizzera, Canton Grigioni,  dove risiede “soltanto dal 1998 o c’è qualche segreto che a noi è sfuggito? Dobbiamo girare la domanda all’ amico avvocato Guido Rossi, ex parlamentare della sinistra indipendente, meglio noto come “il miliardario rosso” o bastano Fo e Franca Rame?

Caro Ingegnere, perdoni la franchezza. Ma a me la sua storia di stratega e charmeur, mi ha sempre sconquassato. La trovo da cineteca. Nel  1970, a 36 anni, “non era nessuno”, come ha scritto Peppino Turani nella famosa biografia dell’88. Poi ha fatto molto e in fretta. A 42 anni ha salvato la Fiat ma l’amore è durato solo cento giorni e l’Avvocato ci rimase male. Con i soldi degli Agnelli ha comprato la CIR, poi si è messo in testa di salvare l’Olivetti ed è andata come è andata. Quindi il Banco Ambrosiano, stregato dagli occhi di ghiaccio di Roberto Calvi. L’idillio è durato appena 67 giorni. Ha tentato di prendersi la Rizzoli ma l’ha stoppata Bettino Craxi. Si è fatto socio di Gardini in Montedison, ha comprato la Buitoni e cercato di mettere le mani sulla Sme a prezzi di saldo. Poi è andato in Belgio (1988), ha preso d’assalto la fortezza delle finanze europee al grido “La ricreation c’est fini” ma è tornato in Italy col bernoccolo. Rinculando, oplà, ha preso il credito Romagnolo. Poi il primo assalto alla Mondadori. Nel 1993 volevano sbatterla in galera ma siccome non è Previti se l’è cavata con 50 giorni ai domiciliari. Ora questa sentenza bomba,. Ingegnere, se lo lasci dire: passano gli anni ma lei ha sempre una bella mira.

Enrico Pirondini

 

 

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