Politica

L’euforia dopo Milano e il referendum, il peso dell’astensione sul no alle provinceNella festa del Pd al Cambonino

Chi ghe volta el cu a Milan, ghe volta el cu al pan”. E’ un vecchio detto milanese forse risalente a quando la città era un libero Comune e accoglieva tutti quelli che avevano voglia di lavorare, pronta a sfamarli in cambio di un mestiere al suo servizio. Ma l’ho sentito anche in piazza del Duomo, la sera della vittoria di Pisapia, in un tripudio arancione come commento di un novantenne militante del Pci per definire la disfatta del centrodestra nella sua città. “Hanno tradito Milano e l’hanno pagata”, mi ha chiarito subito il concetto. Ovviamente l’euforia della vittoria milanese, l’entusiasmo crescente a sinistra, il risultato straordinario dei referendum, le grandi difficoltà del governo Berlusconi erano i temi che venerdì sera giravano al Cambonino, alla festa cittadina del Pd che proseguirà fino al 18 luglio. Di gente ce n’era parecchia nelle prime due serate, in tanti alla balera con liscio e musica tradizionale, ai tavoli della Festa con polenta e salsiccia, in un clima di ritrovata allegria. “Le vittorie danno morale – dice Maurizio Martina, 32 anni, segretario regionale del Pd, nel dibattito che vede riunite una quarantina di persone sul prato dietro la palestra – Milano, le province di Mantova e Pavia, i molti comuni della cintura milanese (Gallarate, Desio ecc), Torino, Bologna, Napoli e poi il referendum. Dopo anni di sconfitte si ricomincia la risalita! Il clima è davvero cambiato”. Daniele Burgazzi, segretario cittadino del partito, prova a mettere un po’ di sale all’incontro che però si scalda con alcuni interventi del pubblico: il professor Paolo Bodini (“Bersani è credibile come candidato premier?”, “Con quali alleati vogliamo arrivare a governare il Paese?“), con Pierluigi Rotelli (“Su alcuni temi non si è capito da che parte stiamo”), con Ilde Bottoli (“la questione femminile”, “se non ora quando? Cos’ha insegnato al partito?” “ma cosa fate per sfiduciare la Minetti, il simbolo del degrado della donna secondo una certa politica?”), e poi Alberto Cappellini (“l’astensione sulle province è stato un grave errore politico”). Già l’astensione sulle province è stata vissuta male anche al Cambonino, come nel resto del Paese (il sito nazionale del Pd è stato intasato da mail di proteste). Addirittura un volontario dice: “Dovevo vendere i biglietti della lotteria e la gente non me li compra rinfacciandomi l’astensione sull’abolizione delle province”. Ed è subito evidente come in poco tempo si possa passare dall’euforia per le vittorie allo sconforto per errori di strategia politica troppo spesso dettata da chi non sente il polso della gente. Lotta ai costi della politica, tagli alle province, alle spese folli per i dirigenti regionali, alle consulenze degli enti locali, alle auto blu, ai vitalizi, agli stipendi di parlamentari e consiglieri regionali: questi sono i temi che fanno presa oggi, in un momento di crisi, sulla gente.“Le perplessità le abbiamo avute tutti, ma difendo la ditta e un grande partito è capace di fare delle scelte che non arrivano dall’emotività ma da ragionamenti veri, reali, non dal dover seguire proposte populiste o l’ondata di antipolitica – dice Martina – Noi abbiamo predisposto una riforma molto complessa che prevede davvero una catena istituzionale decisamente più leggera. Abbiamo studiato sia come farla funzionare, sia come trovare le risorse. Certo noi paghiamo un prezzo per una scelta che non è popolare anche perchè è difficile comunicare ragionamenti profondi. A settembre in Parlamento si discuterà della nostra proposta sull’abolizione delle province, una proposta non demagogica ma concreta”. E Martina, tra l’altro primo firmatario di una proposta per ridurre i costi della politica in Regione, rende ancora più chiaro il suo ragionamento sui tagli:“Abbiamo fatto tre proposte semplici e chiare: niente più vitalizio ai consiglieri, ridurre le cospicue indennità di fine mandato, ridurre gli stipendi. Adesso aspettiamo le risposte di Formigoni”.

Mario Pasquali

Foto di Francesco Sessa (fotofrancescosessa.xoom.it)

 

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