Politica

Caro Tabacci, ti scrivo…

Caro Bruno,

mi perdonerai (spero) il tono confidenziale con cui mi rivolgo a te, fresco reduce trionfante dalla breccia di Pisapia, neo assessore al Bilancio di Milano. Ma le comuni radici bassaiole ed il tifo mai sopito per i biancorrossi (insieme abbiamo pure sbandierato nello spareggio vittorioso  di Piacenza tra la Beneamata e l’Ospitaletto di Bicicli) mi spingono alla schiettezza. E ti chiedo: Bruno, perché l’hai fatto? Perché,   dopo aver negato in campagna elettorale, appartenenze di sorta (ricordo l’urlo:”Né con la Moratti, né con Pisapia”) sei finito in grembo al vecchio avvocato? Perché ti ha dato in mano le chiavi della cassaforte di Milano? E perchè, caro Bruno, dopo aver promesso a cani e a porci che in caso di vittoria avresti rinunciato alla poltrona di Montecitorio, una volta in sella col Marpione, hai  fatto il furbetto ed hai tenuto entrambe le “scragne”? Ti chiedo: non sai rinunciare allo stipendio, alla pensione e ai benefit che la Camera assicura ai suoi (troppi) deputati  o c’è dell’altro? Bruno, dimmi, come pensi di cavartela con i tuoi alleati dell’Italia dei Valori che hanno fatto del “contrasto ai doppi incarichi” una bandiera del  loro programma? Che dribbling ti sei messo in testa per evitare il loro randello? Hai idea di quale polverone si alzerà sulla tua capoccia dopo questa giravolta? Beppe Grillo sostiene che sei diventato un “Mastella qualsiasi”? No, non ci credo. Non voglio crederci.

Caro Bruno, in ogni caso complimenti. Sei balzato dalle zolle di Quistello al Tesoro di Milano con un percorso a slalom di fronte al quale Tomba fa la figura del pippa. Scusami, ma io un po’ di fierezza la provo. Ancora. Sei partito , negli anni Ottanta, con un vestito tutto toppe (si fa per dire),  allievo di Marcora e poi tecnico di “Sandokan” Goria, L’Asti-Giano bifronte (hai preso forse un po’  da lui? ) e sei finito alla cassa dei milanesi. In mezzo ci hai messo di tutto: una poltrona nei nostri comuni in conto Dc, la presidenza della Regione Lombardia dopo Guzzetti (ma con la rogna dell’alluvione in Valtellina, 1987), cinque partiti abilmente cavalcati (Dc,Ccd, Udc, Mfcp,Api), financo  la presidenza di “Alpe Adria” e varie rielezioni alla Camera. Eri con Follini – lo statista che voleva rifondare lo Scudocrociato e sfilare il partito a Silvio – e sei finito con Cicciobello Rutelli “Er Piacione” , il re delle capriole, prima barricadero eppoi  icona del Potere. Uno, per capirci, che è partito da anticlericale in difesa della foca monaca,  ed è finito supporter del Papa  (si è pure sposato in chiesa). E’ lui che ha imparato da te o tu che hai appreso l’arte dell’irrequietezza da lui?

Caro Bruno, con l’aria vendoliana che tira, io non so come andrà a finire. Oltretutto  l’’esito bulgaro di questi referendum non mi lascia tranquillo. Lungi da me l’dea di darti consigli (te la cavi benissimo da solo) ma accetta almeno un pensierino fiesolano: ripassa don Sturzo, rileggiti il Rosmini ed il paragrafo 42 della  Centesimus annus. E soprattutto  non riportarci indietro alla Prima Repubblica che ha fatto debiti giganteschi, ha rubato ai nostri figli un pezzo di futuro e creato mostri onnivori come Parmalat, Cirio, Alitalia.

Bruno, il nostro problema non è dividere una ricchezza che non c’è, ma produrla. O no?


Enrico Pirondini

(Direttore de La Provincia 1997-2008)

 

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