Politica

Acquisto parking Massarottiper ragioni politiche o economiche?

L’acquisto del Massarotti non è certo un gran affare per l’Aem e quindi per il Comune di Cremona. Forse alla base dell’idea ci sono altre ragioni (tecniche, politiche, economiche) che qualcuno dovrebbe comunque chiarire. E dovrebbe farlo la politica visto che i parametri economico-finanziari non sembrano particolarmente brillanti.

Dagli inizi degli anni Novanta in poi il Comune ha sempre evitato di farsi coinvolgere nell’acquisto e l’Aem ne è stata ben alla larga dopo lunghissimi tira e molla. L’immobile poteva arrivare alla municipalizzata appena fallita la società Sga. Il prezzo era allora di 4,5 miliardi. Una relazione finanziaria ne sconsiglio l’acquisto perché il ritorno economico ci sarebbe stato dopo vent’anni di gestione. All’inizio del 2001 poteva passare per due miliardi di lire scarsi (circa 950 mila euro attuali) ma anche in questo caso, nonostante le insistenze del sindaco Bodini, l’Aem disse “no”, forte di una relazione tecnica che diceva: quel parcheggio non può funzionare e sarà un buco perenne. Oltretutto – diceva la relazione di una società specializzata – non potrebbe essere trasformato in altro perché è nato solo come autosilo e le altezze (segnate da cemento armato) sono solo di due metri e mezzo, quindi inutilizzabile per per altro scopo. Ora si torna alla carica con ipotesi di acquisto a prezzi cinque volte più elevate di dieci anni fa.

“Vedendo i numeri di utilizzo, nel corso degli anni, se avessimo acquistato il parcheggio alle condizioni economiche del 2001 lo avremmo già ammortizzato ed oggi ci troveremmo in condizioni migliori”-.

Così il presidente dell’Aem, Franco Albertoni, ha illustrato in settimana alla commissione bilancio del Comune, l’operazione che dovrebbe portare all’acquisizione dell’autosilo di via Massarotti da parte dell’Azienda Municipalizzata per una cifra complessiva assai vicina ai cinque milioni di euro. Albertoni ha inoltre detto che il parcheggio è attualmente di proprietà di una società la “Cremona Parcheggi” che in realtà è una finanziaria con sede a Palermo che sta pagando un mutuo quindicennale per la proprietà. L’Aem subentrerebbe al pagamento del mutuo rilevando il 100% della società. Ma non lo farebbe da sola, forse con un partner nel quadro della revisione della partita parcheggi in città con la creazione di una società mista pubblico-privato che gestirebbe tutta la sosta in città. Il privato? Apcoa (che gestisce già alcuni spazi e finora ha avuto anche il Massarotti) o Saba (ha l’autosilo di piazza Marconi) o altri? Ma, è parso di capire, lo stesso Albertoni non è particolarmente entusiasta dell’operazione anche per le nuove zeppe messe dal referendum alle società miste-pubblico-privato. E allora, dov’è l’affare?

L’autosilo di via Massarotti è il grande incompiuto della città. Realizzato per cercare di sfruttare i finanziamenti della legge Tognoli sui parcheggi (avrebbe dovuto avere un gemello sull’area delle ex tramvie), in realtà ha una storia da mettere i brividi. E’ stato realizzato dalla SGA (Società Grandi Alberghi) di Gianni Gori e Giorgio Vincenzi. E’ sorto sull’area dell’ex Biscottificio Baresi, una struttura industriale dimessa tra via Massarotti  e via de Stauris acquistata proprio per realizzarvi il primo autosilo cittadino. Era il tempo del boom delle auto, alla fine degli anni Ottanta. I due imprenditori, tra l’altro, erano loro stessi concessionari automobilistici, e volevano costruire il parking proprio a fianco del centro assistenza dell’Automobil Club, tutti dettagli non trascurabili per capire come la struttura fosse sorta in un momento economico e di concetto di uso dell’auto ben diverso rispetto all’attuale. La macchina sembrava l’unica vera e grande risorsa italiana: arrivo, parcheggio, ho il centro assistenza, i quattrini ce li mette (in parte) il governo e poi…io vendo le auto.

Il progetto originale prevedeva sei piani interrati e una palazzina negozi-uffici e albergo fuori terra. Tutto è poi cambiato all’avvio tribolatissimo dei lavori. Dapprima la falda ballerina che aveva richiesto l’azione di pompe per mesi (possibile che nessuno, e l’autosilo di piazza Marconi lo ricorda, in città tenga conto della falda che si alza e si abbassa con gli umori del Po?). Poi le decine e decine di anfore romane trovate sul cantiere che hanno richiesto uno stop lunghissimo ai lavori. Poi le difficoltà della Sga, la costruzione tribolata con alla fine il fallimento della società e il passaggio dell’immobile a una banca (il Monte dei Paschi, creditore della Sga), tuttora proprietario.

 

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