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Calcioscommesse, capitolo secondo Arresti per sodalizio internazionale

Come un virus. Così si è propagato il marcio nel mondo del pallone. Un’organizzazione transnazionale. Scommesse via internet su siti asiatici, al riparo da approfonditi controlli. Fiumi di denaro per truccare le partite. Vertice a Singapore, braccio operativo costituito da un gruppo slavo e giocatori ed ex giocatori compiacenti. Atleti disposti a tradire le proprie maglie per denaro, disposti a fare “proselitismo” avvicinando compagni e provando a diffondere quel virus ad ogni cambio di maglia dopo i trasferimenti da un club a un altro. Calcioscommesse, capitolo secondo. E’ nata all’ombra del Torrazzo, ma l’inchiesta di Cremona ha poi puntato i fari su un imponente giro di combine che ha abbracciato molte nazioni. Gli accertamenti hanno toccato anche Croazia, Germania, Finlandia e Ungheria.

La squadra mobile guidata dal dirigente Sergio Lo Presti ha scavato a fondo dopo i risultati ottenuti l’estate scorsa con la prima tranche delle indagini. La polizia, del questore Antonio Bufano, ha intrecciato collaborazioni con colleghi di altre parti d’Italia. Con il Servizio centrale operativo. Con l’Interpol. E dal fascicolo, nelle mani del procuratore della Repubblica Roberto di Martino, sono partite rogatorie internazionali. L’operazione è stata delineata questa mattina in una conferenza stampa organizzata in questura, a Cremona.

VERTICE A SINGAPORE, GLI INVESTITORI E GLI ‘ZINGARI’

Nel mirino un’associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva. Diciassette le ordinanze di custodia cautelare in carcere. Tra queste, una indirizzata al capo del sodalizio con radici a Singapore: Eng Tan Seet, detto ‘Dan’. C’erano gli investitori, e c’era chi avvicinava i calciatori. Si tratta dei componenti del gruppo degli ‘zingari’, che agivano alloggiando spesso negli stessi alberghi delle squadre di calcio. Oltre alle ordinanze di custodia cautelare, altri 11 indagati.

PROGETTO DI INQUINAMENTO DI PROVE: DONI IN ARRESTO

Ordinanze di custodia cautelare anche per l’ex capitano dell’Atalanta Cristiano Doni, per il preparatore atletico del Ravenna Calcio, Nicola Santoni, e per Antonio Benfenati, amico di Doni. In questo caso, però, l’accusa è di aver fatto parte dell’associazione scoperta con la prima parte d’inchiesta. Sarebbero coinvolti in almeno tre combine relative a gare della formazione bergamasca del 2011. E sono stati arrestati per un grosso progetto di inquinamento delle prove.

I REFERENTI IN ITALIA DELL’ORGANIZZAZIONE E LA GOLA PROFONDA IN FINLANDIA

Nel nuovo filone sono state importanti le informazioni fornite da un uomo di Singapore (arrestato tempo fa e ora in carcere in Finlandia per reati dello stesso tipo) così come da un soggetto in carcere in Germania. Sono accusati di far parte del gruppo criminale Carlo Gervasoni (ex Cremo e ora al Piacenza, ma sospeso dall’attività agonistica come Doni dopo le decisioni della giustizia sportiva arrivate a seguito dell’operazione ‘Last Bet’ di giugno), Filippo Carobbio (dello Spezia), Alessandro Zamperini (ex calciatore di serie B e Lega Pro) e Luigi Sartor (vecchia conoscenza di Parma, Vicenza, Inter e Roma). Indicati come referenti in Italia dell’organizzazione transnazionale. Un macedone è stato arrestato poche ore fa ad Atene, di ritorno da Singapore. Per altri sono state avviate le procedure internazionali finalizzate all’arresto.

Almeno cinque gare di serie B del campionato 2009/2010 sarebbero state oggetto di combine. E nell’ordinanza di custodia cautelare è contestata all’organizzazione anche la manipolazione di tre partite di A del 2010/2011 (Brescia-Bari, Brescia-Lecce e Napoli-Sampdoria).

TENTATIVO DI COMBINE PER GARA DI COPPA ITALIA DEL 30 NOVEMBRE

La presenza attiva dell’organizzazione in Italia è stata accertata anche poche settimane fa. Scoperto un tentativo di combine per la gara di Coppa Italia Cesena-Gubbio del 30 novembre. Da Zamperini 200mila euro da far spartire ai giocatori. Un calciatore del Gubbio ha deciso dei denunciare l’accaduto.

“Non è finita. Questo è un altro punto di partenza”, ha detto in conferenza stampa il procuratore di Martino.

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Michele Ferro

 

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