Ferimento Visigalli, due di Casa Pound in carcere per tentato omicidio Gli accertamenti dell'inchiesta: 'Dordoni ha dato via alle violenze' Ai domiciliari per rissa anche Emilio Ecco chi sono i 16 arrestati Le parole del procuratore e del questore: 'Ricostruiti i fatti, senza pregiudizi'
Sopra, la registrazione della telecamera comunale analizzata dagli investigatori
AGGIORNAMENTO – La Questura ha confermato: due esponenti di Casa Pound in carcere con l’accusa di tentato omicidio per quanto accaduto all’esponente del centro sociale Dordoni Emilio Visigalli, altri due esponenti del Dordoni in cella con l’accusa di rissa aggravata alla luce del ruolo e della pericolosità e dodici persone (sette di Casa Pound e cinque del Dordoni) ai domiciliari sempre per rissa aggravata. Le indagini sui fatti del 18 gennaio in via Mantova sono sfociate nella notte tra giovedì e venerdì nell’esecuzione di sedici misure cautelari da parte della polizia, richieste dal pm Laura Patelli e firmate dal giudice per le indagini preliminari Pierpaolo Beluzzi. Per l’esecuzione dei provvedimenti hanno collaborato equipaggi del Commissariato di Crema e uomini del Reparto prevenzione crimine e del Reparto mobile.
Gli investigatori raccogliendo testimonianze, utilizzando intercettazioni ambientali e telefoniche e grazie alla registrazione di una telecamera comunale di via Mantova nella quale non si vede lo scontro ma gli esponenti di estrema destra nei minuti precedenti davanti al bar Matisse, hanno ricostruito la dinamica dei fatti, secondo cui è stato il Dordoni (in seguito all’affissione di adesivi di Casa Pound sull’esterno del centro sociale e a un tentativo di chiarimento fallito) a dar luogo allo scontro attendendo con caschi e mazze gli esponenti del movimento di estrema destra che si stavano dirigendo alle macchine provenendo dal Matisse senza alcun segno di imminente violenza (considerato il loro comportamento e l’assenza di bastoni e altro, tutto ripreso dalla telecamera di via Mantova puntata sulla zona del Matisse attorno alle 18,30, pochissimi istanti prima dello scontro avvenuto nel piazzale davanti al Dordoni, a pochi metri di distanza). Ma non si può parlare di legittima difesa, dal momento che secondo la ricostruzione della polizia Casa Pound ha accettato lo scontro e i suoi esponenti, in alcuni casi impossessandosi di ciò che i rivali avevano tra le mani, si sono dati parecchio da fare. La ricostruzione smentisce quanto più volte sostenuto dal Dordoni, ossia un agguato da parte del gruppo di estrema destra.
IN CARCERE – In cella a Cà del Ferro per tentato omicidio dopo le botte a Visigalli (che non portava il casco secondo quanto ricostruito) sono finiti i due esponenti di Casa Pound Gianluca Galli (leader della sezione cremonese e già candidato sindaco alle ultime elezioni comunali) e Guido Taietti, trentenni, entrambi accusati parallelamente di rissa aggravata. In carcere, sempre a Cremona ma solo con l’accusa di rissa aggravata, anche il 21enne Michele Arena e il 58enne Alberto Birzi del Dordoni, il primo per il suo ruolo di organizzatore nelle violenze e l’altro per la pericolosità (a casa aveva mazze e spranghe, come hanno fatto sapere dagli uffici della polizia).
AI DOMICILIARI – Tra le persone finite ai domiciliari c’è il 50enne Emilio Visigalli, come gli altri accusato di rissa. Le intercettazioni (effettuate pure nella stanza d’ospedale) hanno fatto inoltre emergere la sua volontà di rivalersi con azioni vendicative, hanno spiegato dalla Questura. Gli altri ai domiciliari del Dordoni sono il 28enne Jonathan Carnesella, il 27enne Filippo Esposti, il 24enne Andrea Romagnoli e il 25enne Gianluca Rossi. Ai domiciliari di Casa Pound il 32enne Matteo Bassanetti, il 22enne Michael Gorini, il 27enne Lorenzo Ranelli, il 22enne Rubens Rubini, il 21enne Riccardo Scandolara, il 21enne Andrea Visigalli (nessun legame diretto con Emilio Visigalli) e il 21enne Stefano Zaffanella. Quasi tutti gli arrestati sono cremonesi.
Il procuratore Roberto di Martino e il questore Vincenzo Rossetto venerdì mattina hanno sottolineato che si è proceduto nella ricostruzione dei fatti, meticolosa e senza alcun pregiudizio, e che l’ordinanza con le 16 misure cautelari è la conseguenza di queste indagini. Con loro a spiegare l’operazione della polizia presenti il dirigente della Squadra mobile Nicola Lelario, il dirigente della Digos Angelo Lonardo e il vicequestore vicario Gerardo Acquaviva.
LE PAROLE DEL PROCURATORE – Di Martino ha esordito esprimendo dolore per la strage al Tribunale di Milano ed è poi passato all’inchiesta sullo scontro Dordoni-Casa Pound. “Parliamo – ha dichiarato – di fatti in cui al centro c’è la violenza. La violenza è dismissione della razionalità, l’uomo diventa bestia. La politica dovrebbe essere espressa con le forme dialettiche, non con la forza fisica. Con il lavoro coordinato dal pm Patelli è stata fatta una ricostruzione dettagliata. Molti gli elementi raccolti. Tra cui intercettazioni, anche ambientali nella stanza d’ospedale di Visigalli. Molte le dichiarazioni di testimoni estranei allo scontro, che avrebbero potuto avere interesse a difendere qualcuno ma che hanno fornito elementi utili. Ma di più su questo punto non dico. Importante il filmato registrato nella zona del bar Matisse”. “Oggi – è andato avanti di Martino – non possiamo dire che c’è stato un agguato di Casa Pound. Il nostro compito è ricostruire i fatti, senza sottofondo politico, non ci sono quindi provvedimenti presi in modo speculare nei confronti di entrambe le parti, l’ordinanza è solo frutto degli accertamenti. Da Casa Pound c’è stata una completa accettazione della rissa, loro devono risponderne. Non si può parlare di legittima difesa. All’inizio esponenti di Casa Pound hanno cercato di invitare gli avversari a scontrarsi a mani nude. Successivamente hanno pure cercato di accedere al centro sociale. Ripeto, qui non si parteggia per nessuno. Visigalli è stato oggetto di percosse anche a terra, hanno infierito su di lui. Siamo in attesa della perizia medico-legale per valutazioni ulteriori, per confermare o meno la gravità indiziaria del reato di tentato omicidio. In più è emerso che Visigalli covava propositi vendicativi, che avrebbero portato al coinvolgimento di altri soggetti”.
LE PAROLE DEL QUESTORE – Rossetto ha parlato di “lavoro svolto per ricostruire i fatti senza pregiudizi”. “Il 18 gennaio – ha detto – abbiamo fatto un intervento immediato e identificato molti testimoni. Abbiamo poi effettuato intercettazioni e analizzato le registrazioni video”. Tensioni nelle ore prepcedenti: “La sera prima dello scontro c’è stata una discussione tra due del Dordoni, uno dei quali amico di Galli di Casa Pound, e i due sono venuti alle mani. Inoltre il giorno dopo, al mattino, sull’esterno della sede del Dordoni sono stati rinvenuti adesivi di Casa Pound. La cosa è stata letta come una provocazione dagli esponenti del Dordoni. Nell’intervallo della partita di calcio, allo Zini, c’è stato un confronto tra un esponente del Dordoni e Galli di Casa Pound nel tentativo di chiarire ed evitare violenze. L’esponente del Dordoni ha poi informato i responsabili. Alla luce di quanto emerso il chiarimento non c’è stato e il Dordoni ha organizzato l’agguato. Casa Pound ha poi oltrepassato il limite della legittima difesa. In carcere sono finiti esponenti di maggior rilievo delle due parti. Ringrazio la Procura, i miei collaboratori, la Squadra mobile, la Digos. Il personale è stato chiamato a un impegno straordinario. Mentre contemporaneamente si lavorava sugli accertamenti per quanto accaduto durante la manifestazione del 24 gennaio e veniva portata avanti l’ordinaria amministrazione”.
LE PAROLE DEL DIRIGENTE DELLA SQUADRA MOBILE – Lelario ha poi descritto il filmato, “utile per ricostruire la dinamica e i ruoli”: “Si vedono esponenti di Casa Pound con Galli e tifosi della Cremonese al Matisse. Il contenuto del filmato supporta gli elementi raccolti con gli altri accertamenti. Esponenti di Casa Pound si allontanano e si dirigono verso le macchine. Improvvisamente due di loro tornano al Matisse per chiedere aiuto ma altre persone alla fine non vengono coinvolte nello scontro perché estranee agli screzi. La rissa dura qualche minuto. Nel video si vedono anche persone che si avvicinano per vedere cosa stava accadendo. L’atteggiamento degli esponenti di Casa Pound precedente agli scontri è oggettivamente quello di chi non sta per mettere in atto violenza. Nel video si vede anche il fumo dell’estintore usato dal Dordoni per disperdere i partecipanti allo scontro e permettere così di portare Emilio Visigalli, ferito, all’interno del centro sociale. Siamo intervenuti subito. Le forze dell’ordine stavano lavorando per via della partita Cremonese-Mantova. Una delle prime segnalazioni del personale parlava della presenza di esponenti di Casa Pound davanti alla sede del Dordoni (secondo quanto poi ricostruito hanno cercato di entrare, ndr)”.
Si temono nuove violenze? Il procuratore di Martino: “Ci auguriamo non ci siano nuovi episodi di violenza”. Si avvicina la ricorrenza del 25 aprile. Il questore Rossetto: “Sono ottimista”.
Michele Ferro
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