Cronaca

"Questa giunta ha ucciso il commercio" L'affondo Ascom contro Perri e Malvezzi L'ultima goccia: altra area commerciale in via Mantova

Bordate del presidente dell’Ascom Claudio Pugnoli a nome dei commercianti cremonesi contro il sindaco Oreste Perri e l’assessore all’urbanistica Carlo Malvezzi. Un attacco così duro non si registrava dai tempi della contestazione dell’associazione alla Giunta Garini. La questione al centro dell’intervento di Pugnoli è la revisione del Pgt voluta dall’Amministrazione Perri che si trasformerà nell’ennesimo colpo ai negozi e alle attività della città. Una vasta area produttiva è infatti prevista in via Mantova, dall’altezza di San Felice, ed occuperà oltre 300mila metri quadrati. Con un nuovo spazio di 15mila metri per insediamenti commerciali. “Un modo semplicissimo per fare cassa introitando oneri di urbanizzazione, anziché attuare quel risparmio di spese di cui si parla spesso, senza mai tradurlo in azioni concrete, o quella dismissione di patrimonio, immobiliare e non, che potrebbe evitare gli aumenti delle tariffe pubbliche”. Queste le parole usate da Pugnoli nel numero in distribuzione di Ascom Notizie. Ecco l’intervento completo del presidente dell’associazione.

La revisione del Pgt fortemente voluta dalla Amministrazione Perri  e assegnata, per competenza, al vicesindaco e assessore all’urbanistica Carlo Malvezzi avrebbe dovuto accompagnare la “città che cambia”, con il metodo della “partecipazione e trasparenza”. Era scritto sui manifesti, affissi nell’estate del 2011, ma ormai dimenticati. E, con loro, gli impegni che propagandavano. A meno che il cambiamento fosse da intendersi come un impoverimento, uno spostamento del baricentro commerciale e sociale dal centro in periferia. Perché, diversamente, non è comprensibile la decisione di convertire da logistica a produttiva l’area di 300mila metri quadri lungo la via Mantova, di fronte a San Felice prevedendo, senza la partecipazione alla discussione del progetto delle Associazioni di categoria, anche un nuovo spazio di 15mila metri quadrati destinati a insediamenti commerciali (un modo semplicissimo per fare cassa introitando oneri di urbanizzazione, anziché attuare quel risparmio di spese di cui si parla spesso, senza mai tradurlo in azioni concrete, o quella dismissione di patrimonio, immobiliare e non, che potrebbe evitare gli aumenti delle tariffe pubbliche).
Si tratta di uno spazio importante. Il nuovo polo sarà destinato a medie distribuzioni e potrà avere, complessivamente, una superficie di poco inferiore a quella del Cremona Po, che è di 18mila metri quadrati. Troppi per non avere pesantissime ricadute sul commercio di vicinato. Si tratta, tralasciando stratagemmi utili solo per giungere ad una rapida approvazione ed evitare la valutazione della Regione, non di medie superfici di vendita ma di una “grande distribuzione organizzata”, camuffata dalla possibile unione di più medie strutture, che andrebbe a saldarsi con l’area commerciale di Gadesco (in procinto di espandersi verso Cremona) creando un “unicum” senza soluzione di continuità. E contro la quale esprimiamo la nostra ferma contrarietà. Come Confcommercio avevamo chiesto una moratoria contro grandi e medie strutture di vendita. È naturale, dunque, che, ci opponiamo a questa e alle altre autorizzazioni concesse, nel corso del mandato, dal Comune. Se trovassero applicazione concreta tutte le realtà approvate dalla giunta Perri il sistema di distribuzione tradizione arriverebbe al collasso. Perché l’area di San Felice va ad assommarsi a quelle previste con la “cittadella dello sport” e alla ex Scac. Senza considerare i rinnovi della Centrale del Latte o la proroga, attualmente in fase di valutazione, di Cardaminopsis. Anche i numeri riassumono bene la situazione. Oggi, a Cremona (città), media e grande distribuzione, insieme arrivano circa a 100mila metri quadrati. Se si realizzassero San Felice (15mila mq), Cardaminopsis (10mila mq) e la ex-Scac (più di 10mila mq) avremmo un incremento del 40% delle superfici. Una percentuale in grado di distruggere ogni centro commerciale naturale. Siamo al secondo posto per mq di Gdo (grande distribuzione organizzata) e MSV (medie superfici di vendita) per abitante in Lombardia, preceduti solo da Mantova e prima di Brescia. In questo modo arriveremmo in vetta alla classifica. Un primato lontano dalle nostre ambizioni e, soprattutto, dalla identità della città.
Occorre essere consapevoli che questi progetti, ai primi segnali di ripresa dell’economia, potrebbero tradursi in cantieri. Queste autorizzazioni sono una minaccia concreta, di cui gli amministratori sono i primi responsabili.
Non basta, a lavarsi la coscienza, che il bilancio delle aree commerciali (nel Pgt) sia negativo. Riunire in un’unica azione tante medie distribuzioni ha un effetto ben diverso che lasciarle distribuite sul territorio. Insieme costituiscono un nuovo “polo” attrattivo. In questo caso, sull’asta della via Mantova, si creerebbero due centri commerciali con una capacità di spostare una quota rilevantissima del bacino di utenza della città.
Come Confcommercio vogliamo evidenziare che il nuovo Pgt nega, nei fatti, i principi che dovevano guidarne la stesura. Si legge nel documento (pg 12 della relazione di sintesi)  della volontà di “incentivare le vocazioni turistica – culturale e naturale commerciale, ponendo a sistema le peculiarità storico culturali e la filiera dei violini e degli strumenti ad arco con l’arte musicale”. Come si può affermare di “predilige il recupero del patrimonio edilizio esistente alle nuove urbanizzazioni” e poi creare nuove aree commerciali?  O, infine, “Limitare l’impiego di nuovo suolo, traguardando al medio-breve periodo i fabbisogni della città e del territorio”. La popolazione di Cremona, da tempo, non cresce. Aumentano, invece, senza sosta, le aree per media e grande distribuzione.
Nel frattempo mancano politiche urbanistico – commerciali – turistiche adeguate che potrebbero contribuire a rilanciare il centro.
Altro che imperativo della bellezza, come ha più volte dichiarato il vicesindaco. Qui si rischia di impoverire Cremona, per di più in maniera difficilmente reversibile. In questo modo si legittima il cannibalismo sui negozi di vicinato, si rafforza uno squilibrio già oggi evidentissimo, dimenticando che se la funzione commercio è portata fuori dal centro città inevitabilmente la struttura urbana decade e lentamente muore. Cito un dato, emerso lunedì scorso agli “stati generali” del commercio organizzati dalla Regione. In Lombardia ogni giorno, negli ultimi sette anni, sono stati inaugurati 554 metri quadrati di nuovi supermercati e centri commerciali, con conseguenze negative anche per il territorio. Anche a Cremona la situazione non va meglio e il rapporto tra le diverse forme di distribuzione è sempre più a vantaggio della grande distribuzione organizzata. Senza considerare che il nostro bacino di utenza è attratto anche dai poli di Castelvetro e Gadesco.
Continuando in questo modo, per la città non ci può essere alcun rilancio. Per interrogarsi sul futuro di Cremona, allora basta guardare al Corso Garibaldi, dove i negozi lasciano spazio ai box dopo essere rimasti chiusi e sfitti. E’ questo il futuro che vogliono i nostri amministratori? E, data la realtà dei fatti, quali garanzie di attenzione alle nostre imprese potrebbe dare l’elezione di Malvezzi in Consiglio Regionale? Si impegni, da subito, per rivedere la Variante al Pgt. La credibilità di un amministratore non può essere disgiunta dalla coerenza del suo operato.

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