Cronaca

'Giù le mani dall'acqua': la protesta, Perri: privati necessari

Nelle foto, alcuni momenti della manifestazione

E’ cominciata la rumorosa protesta contro l’ingresso dei privati nella gestione dell’acqua. E’ stata organizzata alle 18 ai piedi di Palazzo comunale dal Comitato per l’acqua pubblica, contro “il voltafaccia del Comune di Cremona, con il voto favorevole dell’assessore Bordi nel Consiglio di amministrazione dell’Ato, che spiana la strada ai privati”. Numerose le adesioni arrivate da cittadini, associazioni e realtà politiche. Anche grazie al tamtam partito sul web e alle insolite iniziative organizzate in vista della protesta per sensibilizzare le persone sull’accaduto (come i cartelli notturni in giro per la città che hanno fatto ‘parlare’ le statue). In concomitanza, dentro il palazzo, un Consiglio comunale molto caldo. Tra i punti, la discussione dell’ordine del giorno di opposizione che impegna il sindaco Oreste Perri a motivare il voto favorevole espresso dall’assessore Francesco Bordi, l’11 ottobre, all’improvvisa e inaspettata decisione del Cda dell’Ato. Assemblea seguita in diretta-Twitter da Cremonaoggi, anche con un box dedicato sull’homepage del sito.

Alle 16,30 già cominciata in Consiglio la discussione sulla questione acqua ai privati.

AGGIORNAMENTO – IL SINDACO PERRI E L’ASSESSORE BORDI DIFENDONO LA SCELTA: “NESSUN VOLTAFACCIA, PRIVATI NECESSARI”. IL PD: “SCELTA ESCLUSIVAMENTE POLTICA, ECCO PERCHÈ

Perri durante il suo intervento

Da una parte, Pd in testa, partono critiche verso il sindaco Oreste Perri e l’assessore Bordi per una “inspiegabile e improvvisa accelerazione verso i privati”. Perri e l’assessore Bordi hanno difeso la posizione loro e della Giunta. Il primo cittadino: “Nessun voltafaccia. L’intervento dei privati è necessario”. Allo stesso modo Bordi ha difeso il voto favorevole espresso nel Consiglio di amministrazione dell’Atto attraverso un’articolata relazione sulle difficoltà delle reti idriche e sul percorso dell’Ato corredato da documentazione (la relazione completa in Pdf: clicca qui).

Il Pd ha espresso chiaramente in aula la propria posizione con diversi esponenti. Tra questi, il capogruppo Maura Ruggeri e il consigliere Alessia Manfredini: “Scelta esclusivamente politica. Ecco perché” (in basso l’intervento completo). “Non è vero che i privati sono necessari. Necessario è ora che il sindaco riveda la posizione”.

Votazione: respinto l’ordine del giorno contro l’acqua ai privati. L’opposizione (no Lega e Udc) abbandona l’assemblea.

L’INTERVENTO DI PERRI

Premesso che ciò che sta a cuore mio e dell’intera Amministrazione sono la salvaguardia del territorio e dei cittadini per cui qualsiasi scelta è determinata dall’interesse della gente, mi corre l’obbligo di intervenire in apertura del dibattito prendendo le mosse da alcuni passaggi istituzionali che credo consentano di evidenziare un preciso orientamento del Comune di Cremona non caratterizzato da alcun profilo ideologico: e, per questo, ricordo che se fosse stato adottato un simile criterio di comportamento, la definizione della società mista avrebbe visto la realizzazione già dal novembre o dicembre scorso, grazie invece ai comportamenti ed alle posizioni sempre responsabili assunte dal rappresentante del Comune di Cremona in seno alla Conferenza dei Sindaci così non è stato.

“IL SISTEMA MISTO E I REFERENDUM”

La Giunta Comunale nella seduta del 10 novembre 2011, formulava in maniera trasparente il proprio orientamento per la costituzione di una società mista pubblico-privato. Si trattava, in sostanza, di un orientamento di massima, da perfezionare nel tempo, che teneva ben conto dei risultati del referendum del 12-13 giugno 2011 che, se ben ricordate, non riguardava solo l’acqua, ma tutti i servizi pubblici locali. L’esito del referendum ha infatti reintrodotto l’opzione, ma non l’obbligo della gestione interamente pubblica dell’acqua in affidamento diretto: sul piano procedurale, cioè, quello che il referendum ha fatto è stato di abrogare la norma che obbligava, anche per il ciclo idrico, alla gestione esclusivamente a mezzo di gara ad evidenza pubblica o tramite società miste pubblico-private.

La Giunta del 10 novembre 2011, dunque, coerentemente e sulla base di un’analisi tecnica, ha evidenziato i possibili limiti di una gestione diretta del ciclo idrico integrato (che è acqua-fognatura-depuratore), soprattutto da un punto di vista di vincoli giuridici riferiti, ad esempio, alla rigidità di gestione del personale in una società pubblica, ai vincoli generati dal patto di stabilità, ed altro. Questo perché le vigenti regole sul patto di stabilità limitano fortemente le possibilità di realizzare investimenti. In un servizio come quello idrico integrato la capacità di realizzare investimenti è fondamentale per evitare di avere reti colabrodo, con problemi anche di carattere igienico sanitario e un cattivo funzionamento dei depuratori.

Queste difficoltà sono ben conosciute anche dal PD. Leggo infatti: “I consiglieri regionali del gruppo consiliare PD in data 23 aprile 2012,  hanno presentato al presidente della Commissione VIII richiesta di audizione delle aziende speciali e delle società che operano nel settore ‘in house’, affinché possano esporre le criticità e quantificare le preoccupanti ripercussioni sugli investimenti, di quanto previsto dalle recenti normative. Sarà inoltre cura del Gruppo Consiliare PD promuovere con atto formale l’impegno di Regione Lombardia, in sede di Conferenza Stato-Regioni, al fine di richiedere l’annullamento dell’applicazione della norma che prevede l’applicazione del patto di stabilità interno, in relazione al servizio idrico integrato”.

“DIFFICOLTA’ DEL CONTESTO PUBBLICO”

Pertanto, in termini di coerenza, la Giunta ha anche esaminato i risvolti economico-finanziari del problema, prendendo atto delle difficoltà del contesto pubblico e, ancor di più, del contesto economico finanziario che stiamo vivendo, di offrire idonee garanzie per l’acquisizione dei finanziamenti necessari alla realizzazione del Piano d’ambito, aspetti che risultano decisivi per la scelta definitiva della forma di gestione. Confermo che tali osservazioni, unitamente alla necessità di definire le regole di governance, il profilo ed i compiti dell’operatore privato in un eventuale bando, sono sempre stati gli elementi di sostegno del pensiero del Comune di Cremona, tramite l’assessore Bordi, in tutti i confronti pubblici.

Nella Conferenza dei Comuni del 12 dicembre 2011, l’assessore Bordi, in rappresentanza del Comune di Cremona, in un articolato intervento, acquisito agli atti, rappresentava la necessità di un ulteriore momento di riflessione e approvava il rinvio della seduta della conferenza e la proposta al consiglio di amministrazione dell’ATO di revocare le proprie delibere n. 6 del 10 novembre e n. 7 del 15 novembre 2011 relative all’aggiornamento del Piano d’ambito e al modello di gestione.

Il 14 dicembre il consiglio di amministrazione d’Ambito deliberava (con la coerente astensione dell’assessore Bordi) di non accogliere la proposta della Conferenza, astensione non dovuta al modello gestionale, ma al fatto che gli allegati al modello stesso che il Comune di Cremona voleva far aggiungere, erano stati cassati.

Nella Conferenza del 16 dicembre veniva nuovamente posta in votazione la proposta del modello gestionale: il Comune di Cremona, come noto, non partecipava alla seduta, ritenendo ancora valide le motivazioni espresse, proprio in considerazione della necessità di ulteriori approfondimenti e dell’assenza di un confronto sereno.

Il 19 dicembre 2011, coerentemente con l’orientamento dato dalla Giunta che ho citato all’inizio, intervenendo in Consiglio Comunale in occasione del dibattito sul ‘rispetto dell’esito del referendum sulla gestione del ciclo idrico a livello locale’  richiesto dal gruppo consiliare del PD, facevo una analisi dettagliata – alla quale rinvio – della situazione chiarendo la assoluta necessità di costruire un gestore unico del ciclo idrico integrato a livello provinciale – che integrasse le sette società operanti distintamente sul territorio, ancor prima di definire la forma di gestione della società, anche a salvaguardia del patrimonio tecnologico ed organizzativo maturati dalle medesime negli anni  e ribadivo, in coerenza con l’orientamento dato dalla Giunta del 10 novembre, la non esclusione dell’ipotesi di società mista pubblico/privato. Sottolineavo quindi la necessità di approfondire il modello gestionale.

Ancora, nel Consiglio Comunale del 30 gennaio 2012, rispondendo ad una interrogazione presentata sempre dal PD sulla gestione del ciclo idrico integrato, testimoniavo con dati oggettivi l’impegno – che continuava, e che continua ancor oggi –  a proseguire in un percorso comunemente delineato, di integrazione dei rami gestionali delle nostre aziende che, grazie alla forte convinzione del Comune di Cremona, unitamente agli altri rappresentanti territoriali, sta finalmente giungendo al traguardo della costituzione di un soggetto gestore unico a livello provinciale, risultato mai conseguito prima. A quell’intervento faccio rinvio.

Il 6 febbraio 2012 si teneva in Provincia il ‘Tavolo idrico’ in occasione del quale veniva deciso di procedere alla realizzazione del gestore idrico unico d’ambito – facendo confluire i rami d’azienda delle sette società operanti sul territorio in Padania Acque. Di tale iniziativa posso dire che il Comune di Cremona è stato il primo convinto sostenitore.

“GLI INVESTIMENTI NECESSARI”

Nella più recente assemblea di Padania Acque, è stata data comunicazione della criticità relativa alla sostenibilità finanziaria degli investimenti necessari nel ciclo idrico: si ipotizza infatti la necessità di una prima tranche di circa 25 milioni di euro (sappiamo che ci sono situazioni nei Comuni della provincia che richiedono interventi urgenti), importo che è meno del 10% dell’intera complessiva necessità di 370 milioni di euro, stimata ad oggi, per l’intero Piano d’ambito.

Capite bene, a fronte di questo quadro, l’impossibilità di sopportare tale impegno all’interno di una gestione solo pubblica. A questo riguardo, quindi, l’orientamento della Giunta per una società pubblica/privata, cui facevo riferimento in apertura del mio intervento, viene ancor di più avvalorato dalle difficoltà evidenziate, prima fra tutte la sostenibilità del Piano senza il supporto di capitale privato.

Tale analisi è stata confermata nel consiglio di amministrazione dell’ATO dell’11 ottobre nel corso del quale, attraverso un percorso che riguarda più il metodo che il merito, è stato deliberato il Piano d’ambito contenente l’individuazione del sistema gestionale.

Il Comune di Cremona non intende intervenire in aspetti procedurali/temporali che fanno capo all’ufficio d’Ambito e alla Provincia di Cremona, pur tuttavia ritiene opportuno mantenere quella coesione di fondo sugli obiettivi che deve vedere i rappresentanti delle comunità locali operare con impegno condiviso per il raggiungimento della migliore soddisfazione dei bisogni della gente. La ormai prossima costituzione del gestore unico provinciale rappresenta in prospettiva una tappa fondamentale, a garanzia del controllo pubblico rappresentativo di tutto il territorio provinciale rispetto ad un partner privato che manterrebbe una posizione minoritaria.

L’INTERVENTO DI MAURA RUGGERI (PD) IN AULA: “NON E’ VERO CHE I PRIVATI SONO NECESSARI, SCELTA ESCLUSIVAMENTE POLITICA, ECCO PERCHÈ

Non è vero che l’opzione per la società mista è una scelta obbligata determinata da criticità ed urgenze rispetto alla gestione della rete idrica  da parte di alcuni comuni.  Le urgenze sono previste nel piano finanziario recentemente presentato all’assemblea di Padania Acque, nessun Comune si trova attualmente in regime d’infrazione da parte della UE, i pochi Comuni che si trovano effettivamente in situazione critica hanno davanti il tempo necessario per intervenire.

“SCELTA POLITICA”

Che il piano d’ambito, eccessivamente ambizioso, debba essere rivisto e ridimensionato è inoltre un dato risaputo.
La scelta dunque è esclusivamente politica, si abbia il coraggio di ammetterlo!
L’accelerazione c’è stata eccome, ma coloro che siedono nel Cda dell’ufficio di ambito ci sono in rappresentanza anche degli altri comuni, perché l’assessore Bordi non si è consultato con i comuni di Crema e di Casalmaggiore? Perché non si è presa in considerazione la richiesta del sindaco di Crema che chiedeva di togliere il punto relativo alla decisione sulla società mista dall’Odg per non creare una frattura irreparabile nel territorio?
Eppure la conferenza dei sindaci del 12 dicembre aveva deciso: 102 sindaci su 103 (comune di Cremona compreso) di revocare il piano d’ambito contenente la proposta della società mista!

“PERCHE’ QUEST’IMPROVVISA ACCELERAZIONE?”

Il Consiglio provinciale, inoltre, nella seduta del 21 dicembre  si era espresso chiaramente  per la gestione pubblica ed in house del ciclo idrico, per il riconoscimento della dignità politica ed istituzionale dell’assemblea del 12 dicembre,  poi era partito il percorso per la costituzione della società unica dell’acqua, percorso che non si è ancora concluso.
Perché non si è attesa la conclusione di tale percorso prima di decidere sulla forma gestionale?
Sapevamo che il presidente Salini non aveva mai abbandonato il progetto della società mista ma il voto del Consiglio provinciale pareva avere aperto la strada perlomeno al dialogo ed al confronto con il territorio, invece ancor prima della costituzione della società unica, dell’abbozzo di un piano industriale, si è deciso per un vero e proprio colpo di mano di cui anche l’assessore Bordi è stato artefice; in tre hanno deciso per tutti!
Ci chiediamo, come mai tanta fretta contro ogni ragionevole aspettativa?
E’ la  fine del governo regionale  che genera tanta fretta?

“STRANA CONCEZIONE DELLA DEMOCRAZIA”

Come mai il Sindaco di Cremona non ha ritenuto di acquisire gli indirizzi del Consiglio comunale a fronte di una decisione così importante ?
Perché il Comune di Cremona si è prestato ad assestare un colpo definitivo a tutti coloro che si aspettavano una soluzione rispettosa dell’esito del referendum, senza nemmeno andare a verificare la sostenibilità dell’opzione della società interamente pubblica pubblica, nascondendosi dietro il misero paravento del silenzio assenso?
Qualsiasi sia la motivazione che abbia determinato tale scelte, è chiaro che ha prodotto uno strappo grave, inaccettabile.
Dopo il referendum l’opzione per la gestione pubblica doveva essere prioritaria e dovevano essere studiate le condizioni per il suo esercizio e non il contrario come è stato fatto.
Strana concezione della democrazia quella della giunta Perri che cancella con un colpo di spugna un’espressione così chiara e forte della volontà popolare come quella che è emersa dal risultato del referendum.
Tornate sui vostri passi, adoperatevi per riaprire il confronto, diversamente dovrete risponderne al territorio, agli altri comuni e soprattutto ai cittadini!

L’INTERVENTO DI ALESSIA MANFREDINI (PD): “RIVEDERE LA SCELTA”

Assessore Bordi, mi rivolgo a lei perché nel Cda dell’Ato ha rappresentato l’intera giunta, ma non si sente in imbarazzo? Ha di fatto cambiato opinione tre volte in 10 mesi, le ricordo che la coerenza in politica è cosa importante.
Al consigliere Luca Grignani, il metodo di come si è arrivati al voto non è curiosità ma è sostanza. Inserire improvvisamente un oggetto determinante a poche ore dal Cda non é cosa banale.
Invito il sindaco a rivedere la scelta effettuata. Si convochino i sindaci, li si faccia esprimere e poi si faccia prevalere la democrazia, e non l’idea di tre persone.

LA POSIZIONE ESPRESSA CON UN ODG DA CONSIGLIERI DI OPPOSIZIONE (PRIMO FIRMATARIO DANIELE BURGAZZI) CONTRO “L’IMPROVVISA ACCELERAZIONE VERSO I PRIVATI”

Nel consiglio di amministrazione dell’ATO, il Comune di Cremona è rappresentato dall’assessore Bordi e l’orientamento della Giunta Perri sulla gestione dell’acqua è sempre stato ambiguo, tanto che la posizione del capoluogo di provincia si è espressa sulla nuova società di gestione del ciclo idrico con voti di astensione, contrari, e da ultimo quello favorevole dello scorso 11 ottobre, senza dimenticare gli scenari politici ed istituzionali che stanno mutando: trasformazione dell’assetto delle Province e  la costituzione della nuova Giunta regionale che porterà la Lombardia alle elezioni nei prossimi mesi. L’11 ottobre, infatti, il consiglio dell’Azienda speciale per la pianificazione e la regolazione dei servizi idrici ha approvato con il voto favorevole anche del Comune di Cremona, rappresentato dall’assessore Bordi, un ordine del giorno con il quale vengono adottate le deliberazioni n. 6 e 7 del 10 e 15 novembre 2011 del consiglio di amministrazione dell’Ufficio d’ambito.

“PRIVATI PER L’ACQUA: UNA FORZATURA, E CONTRADDICE MOZIONE DEL CONSIGLIO PROVINCIALE”

Si ricorda che la deliberazione n. 6 del 10.11.2011, recante “Aggiornamento del Piano d’ambito: definisce la proposta di modello gestionale, da sottoporre alla conferenza dei comuni e alla Provincia”, ossia la cosiddetta “società mista pubblico privato” cosi definita: “la parte pubblica sia rappresentata da un unico soggetto giuridico al quale potranno partecipare anche le società patrimoniali pubbliche del territorio, e con l’individuazione a mezzo gara di un socio privato cui assegnare una quota di partecipazione pari al 40%. Tale adozione trova la sua pretestuosa ragione nel fatto che la Conferenza dei sindaci, nei termini dei 30 giorni statuito dall’art. 48 comma 3 della Legge Regionale n. 3/2003, non ha espresso un proprio parere in merito sia alla proposta di modello gestionale che alla proposta di aggiornamento del piano d’ambito di cui alle deliberazioni 7/2011 e 6/2011 del consiglio di amministrazione dell’Ufficio d’ambito (dall’odg cda 11.10.12 punto 4/bis – Adozione documento di aggiornamento del piano d’ambito de cui alla propria deliberazione n. 7 del 15 novembre).

Tale decisione assunta a maggioranza rappresenta una evidente forzatura, visto l’andamento anche delle precedenti assemblee dei sindaci (si ricorda quella piuttosto “vivace” del 12 dicembre 2012); contraddice la mozione del consiglio provinciale del 21 dicembre 2011 dove è stata approvato all’unanimità un ordine del giorno che rimette pienamente in gioco l’opzione della gestione pubblica ed in house del ciclo idrico, nel quale viene richiamato il valore politico ed istituzionale della Conferenza dei sindaci del 12 dicembre, che proponeva di ritirare il piano d’ambito contenente il modello  gestionale della società mista; determina uno strappo quasi irreparabile nel territorio e tra i sindaci e i cittadini; è una assurda presa di posizione ideologica in un momento di grande incertezza sul quadro politico sia provinciale che regionale.

“PRIMA DI QUESTA DECISIONE, IL TERRITORIO STAVA PROCEDENDO IN MODO COESO”

Considerato che: il territorio stava procedendo, come affermano vari sindaci, in maniera coesa, pure all’interno di un confronto vivace e anche carico di preoccupazione, verso la costituzione della nuova “società unica provinciale” dell’acqua; il tavolo dei sindaci si è confrontato con il presidente e il vicepresidente di Padania Acque in più occasioni e mai, in tale tavolo, sono stati fatti riferimenti anche impliciti alla scelta di un modello gestionale; lo studio affidato alla società KPMG non è ancora stato portato a compimento né, per come sinora è stato illustrato all’interno del tavolo politico dei Sindaci e pure in sede assembleare, risulta che operi scelte rispetto ad uno specifico modello gestionale; lo stesso piano industriale non è ancora stato completato né illustrato compiutamente né approvato dai sindaci del nostro territorio.

Ricordato il responso di un referendum popolare che ha sancito in maniera inequivocabile come l’acqua sia un bene comune e in quanto tale essa debba rimanere pubblica anche nella gestione. Preoccupati per l’enorme forzatura di cui si è fatto complice il Comune di Cremona e viste le giustificazioni rilasciate a caldo dall’assessore Bordi: “Il voto è stato deciso in Giunta. Dovevamo decidere urgentemente, i tempi sono stretti, si rischiano sanzioni europee. I Comuni non possono avere finanziamenti dalle banche. L’acqua pubblica? Tutte le ideologie sono opinabili”.

“INSPIEGABILE ACCELERAZIONE VERSO I PRIVATI”

Il Consiglio comunale impegna il Sindaco: a motivare le ragioni di questa accelerazione e a spiegare perché il voto del comune di Cremona è diventato improvvisamente favorevole; a chiedere la convocazione dell’assemblea dei sindaci e a garantire che ci sia una reale espressione del parere da parte dei rappresentanti eletti dai cittadini; a rivedere, in virtù del percorso attuato e condiviso con i sindaci verso la creazione di una società unica dell’acqua, il parere espresso nel consiglio di amministrazione dell’11 ottobre.

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