Liutai cremonesi per il primo esperimento “Abreu” in ItaliaTogliere i ragazzi dalla strada in Sicilia con la musica
Ci sarà anche Cremona nel primo esperimento italiano del cosiddetto “sistema Abreu” in Sicilia, a Biancavilla con la Fondazione la “Città invisibile” di Catania. L’iniziativa è del vulcanico professor Gualtiero Nicolini, presidente dell’Anlai, che intende mobilitare i liutai in una iniziativa unica nel nostro Paese.
Centocinquanta orchestre giovanili e 140 infantili, 250.000 tra bambini e ragazzi che hanno imparato a suonare uno strumento musicale e fanno parte di un’orchestra. Il ‘sistema Abreu’, cioè il progetto sociale e musicale messo a punto 32 anni fa in Venezuela da Josè Antonio Abreu e sostenuto e ammirato dai più grandi musicisti, a cominciare da Claudio Abbado, ha prodotto “una resurrezione”. Ha strappato i giovani alle bande criminali, li ha riscattati da una situazione di miseria materiale e spirituale, dando loro la forza per lottare per il proprio futuro e per quello delle persone vicine. Dal dicembre 2010, circa 200 bambini a Biancavilla, in Sicilia, hanno avuto accesso, in maniera assolutamente gratuita, a corsi di viola, violino, violoncello, clarinetto, pianoforte e altri strumenti grazie alle lezioni, rigorosamente gratuite, tenute da quattro diversi maestri dell’Orchestra Giovanile Simon Bolivar del Venezuela e da due maestri di Biancavilla. La scuola fornisce lo strumento e tutto il materiale didattico gratuitamente, i corsi sono no-profit e gratuiti. Ne sono coinvolti bambini e ragazzi dai 4 anni ai 14 anni che hanno dato vita all’Orchestra infantile Bellini Dream Symphony; l’orchestra che si arricchisce ogni giorno di nuovi alunni, ha già eseguito una decina di concerti pubblici. Oltre ogni rosea immaginazione, con mezzi esigui, ma con molta buona volontà, sta generando un circuito di passaparola tra i bambini e i ragazzi stessi. Esattamente come era accaduto 35 anni fa, nella lontana Caracas, con il primo nucleo fondato da Abreu.
A sostegno di questa splendida iniziativa, la sempre “vigile” ANLAI, ancora nella persona del suo presidente, così come era avvenuto per l’Aquila donando strumenti al Conservatorio, è promotrice, tra i “ Soci eccellenti” e non, di una raccolta di strumenti da donare ai giovanissimi “ emarginati”. E’ poi alla ricerca di liutai “esperti” per il “restauro” e la messa a punto gratuita degli strumenti del giovani orchestrali, e nel cuore una nuova splendida proposta: la creazione, in loco, eventualmente di una “scuola di liuteria “ per giovani liutai, anche emarginati, che si impegnino però a non intraprendere la professione di liutaio, ma che si dedichino anch’essi a portare avanti questo meraviglioso progetto.
Abreu, 65 anni ha ricevuto il Premio Unicef – Dalla Parte dei Bambini, come il nostro Mario Lodi, “Per aver dedicato tutta la sua vita alla tutela dell’infanzia e dell’adolescenza e per essersi distinto nelle attività di recupero, attraverso la musica, di ragazzi in situazioni di grave disagio”.
Abreu era partito con l’idea di riscattare i giovani del suo Paese e in ultima analisi il futuro stesso del Venezuela, ma la ‘Fundaciòn del Estado para el Sistema de Orquesta Juvenile e Infantil de Venezuela’ è diventata molto di più, un modello per l’intero Sudamerica e in ultima analisi per tutti i Paesi, anche quelli ‘ricchi’ dell’Occidente. A fronte del crescente disinteresse nei confronti della musica, l’entusiasmo dei giovani venezuelani, la loro bravura, costituisce un’indicazione luminosa. Tanto che le istituzioni musicali più sensibili, a cominciare dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, si stanno già impegnando già da qualche anno per la costituzione di cori e di orchestre giovanili.
Suonare in un’orchestra, spiega infatti il maestro Abreu, è molto di più di studiare la musica. Significa “entrare in una comunità, in un gruppo che si riconosce come interdipendente”, perseguire insieme uno scopo. Ecco perchè cambia la vita. Una lezione che Antonio Abreu ha appreso da suo nonno, un italiano che arrivava dall’isola d’Elba.
Ecco quanto dichiarato lo scorso anno dal maestro Abreu al quotidiano “La Repubblica”.
E’ per questo retaggio familiare che dunque ha pensato che la musica potesse cambiare il futuro dei giovani del suo Paese?“Ho voluto insegnare la musica ai bambini perchè sono un musicista, e non mi piaceva che la musica fosse ridotta a un passatempo per le minoranze, fosse diventata qualcosa d’elite. All’inizio il mio era soltanto un progetto sociale per i bambini poveri, ma l’entusiasmo con il quale è stato accolto mi ha spinto a farlo diventare un vero e proprio progetto musicale”.
Come ha fatto a trovare i finanziamenti, in un Paese con le difficoltà del Venezuela?
“Ho chiesto i soldi allo Stato. Li ho sempre ottenuti. Nessun governo mi ha fatto mancare il suo sostegno”.
Neanche l’ultimo?
“Neanche l’ultimo, anzi, il sistema sta andando avanti. Il nostro obiettivo è che ogni città, ogni paese del Venezuela abbia la sua orchestra e il suo coro. E stiamo anche promuovendo lo stesso progetto negli altri Paesi dell’America Latina”.
Essere un economista, oltre che un musicista, l’ha aiutato in questi 32 anni?
“Sicuramente, nel redigere i bilanci, nel tenere conto dei budget effettivi”.
Quanto costano le orchestre e le scuole di musica che fanno capo al sistema venezuelano?
“Quaranta milioni di euro l’anno, la stessa cifra che viene spesa, per esempio, dal Teatro Massimo di Palermo”.
Il suo progetto ha avuto successo dall’inizio, non ci sono stati abbandoni da parte di qualcuno dei ragazzi che vi hanno aderito?
“Mai, non è mai successo”.
E davvero imparare a suonare ha permesso a tutti di trovare una propria strada nella vita?
“Sì, perchè la musica permette di crescere spiritualmente e mentalmente. E’ l’arte che riesce a riconciliare la volontà e l’anima. Il giovane diventa artista ed ottiene un riconoscimento sociale, diventa l’orgoglio della famiglia e ha il suo riscatto”.